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TESTO Tornare a sperare

mons. Antonio Riboldi

Ascensione del Signore (Anno A) (16/05/1999)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Così raccontano gli Atti degli Apostoli l'ascensione del Signore al Cielo: "Gesù si mostrò vivo agli Apostoli dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per 40 giorni e parlando del Regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre, quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni". Detto questo fu elevato in alto sotto i loro occhi, una nube Lo sottrasse ai loro sguardi. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre Egli se ne andava, ecco due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il Cielo? Questo Gesù che è stato assunto in cielo, tornerà un giorno allo stesso modo con cui l'avete visto salire al cielo" (At.1,1-1)

Così in breve tempo, gli apostoli, vissero momenti che devono avere messo a soqquadro tutta la loro visione di vita. Avevano visto il Maestro che sicuramente credevano un 'restauratore delle cose di questo nostro povero mondo', come era nello stile dei profeti. Ma sarebbe stata un'opera di breve durata e non risolveva il grande problema della vita che è nel perché stesso della nostra esistenza. Che ci stiamo a fare qui sulla terra? Può questa vita terrena colmare il desiderio di infinito che ciascuno ha dentro? O c'è qualche altro fine che non riusciamo a cogliere? In altre parole siamo fatti per questa terra o per il cielo?

Poi gli apostoli furono spettatori impietriti della crocifissione di Gesù: una morte che li ha gettati nel terrore: un vero crollo della speranza, come capita spesso a noi. Ma come a continuare il filo di un discorso di vita che supera il difficile cammino della esistenza, Gesù risorge: ossia vince la morte ed apre orizzonti di vita eterna, di felicità, che sono in fondo le aspirazione di ogni uomo che ricerca la verità della vita e non si lascia ingannare dalle superficialità.

E dopo una breve parentesi il Maestro chiude apparentemente la sua presenza viva tra loro e noi ascendendo in Cielo, ossia aprendo una via che dovrebbe essere il tracciato di ciascuno di. noi.

"Oggi – affermava il grande Papa Paolo VI – tanto si fa e si parla per dare al mondo un volto "umano" (tranne poi farlo a pezzi nel modo più disgustoso ed orribile come sta avvenendo vicino a noi e in altre forme anche tra di noi).

Ma spesso si sottintende un volto privo di anima umana, un volto materializzato dalla fallace speranza di trarre dalla terra quanto basta a fare l'uomo felice: si crede che l'organizzazione tecnica dell'opera umana, l'esplorazione scientifica della natura, possano redimere e liberare l'uomo: che lo sforzo umano da solo, valga a raggiungere col possesso del mondo sensibile la sua fortuna. "Ed invece più ci si accosta ad un benessere materiale e più si creano profondi vuoti nell'anima: vuoti che uccidono la speranza. Gesù che sale al cielo invece è un invito ad andare oltre quello che dura poco e finisce nel nulla, come tutto ciò che appartiene a questa terra. E andare oltre e dare alla vita valori e senso che sono come mettere già le ali all'anima e sconfinare nell'eternità di Dio.

Quando per esempio si prega, quando si fa del bene al fratello nel nome di Dio e per suo amore, 'si sente' che quello che si fa è come scrivere un diario in Cielo che sarà la nostra eternità. Non fa più paura allora il chiasso delle violenze o delle vanità del mondo. Non solo, ma si cammina verso la morte come un seguire il Cristo che è salito al cielo per prepararci un posto. Non ho mai incontrato un cristiano che si sente 'disperato' quando la sua vita poggia su una solida fede, su una testimonianza di carità. Diceva Peguy: 'fede, speranza e carità, sono tre sorelle che camminano tenendosi per mano. La sorella più piccola e sembra conti poco. Ma non si riesce a capire se siano le due grandi sorelle, fede e carità a sostenere la piccola che è la speranza o se è questa che le sostiene'. Io so solo che non si può vivere senza possedere una grande speranza. Ma occorre che questa non sia diretta a cose da nulla: assomiglia a una lucciola, in questo caso, che se prendi tra le mani si spegne lasciandoti traccia di morte. Occorre che sia la speranza posta come una stella nel firmamento che sai può essere una guida anche oltre questa vita, anche oltre le difficoltà.

Ed oggi., forse come non mai, occorrono grandi testimoni di speranza che sappiano indirizzare lo sguardo alla gioia di un futuro che ci sarà.

Gli uomini, i cristiani senza speranza, hanno l'aspetto di foglie morte che fanno tanto male all'uomo che è sempre uomo di speranza.

 

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