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TESTO La Parola che ti cambia la vita se accolta e vissuta

padre Antonio Rungi

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XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (13/07/2008)

Vangelo: Mt 13,1-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 13,1-23

1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:

Udrete, sì, ma non comprenderete,

guarderete, sì, ma non vedrete.

15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,

sono diventati duri di orecchi

e hanno chiuso gli occhi,

perché non vedano con gli occhi,

non ascoltino con gli orecchi

e non comprendano con il cuore

e non si convertano e io li guarisca!

16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Forma breve (Mt 13,1-9):

1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

Celebriamo oggi la XV domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico e la parola di Dio ci fa riflettere sull'efficacia della parola di Dio nel cuore e nella vita di chi crede o meno in Lui.

Il vangelo infatti ci riporta la parabola del seminatore che uscì a gettare la semente perché producesse il frutto. Di questa seminagione gli effetti furono diversi, come lo stesso testo biblico ci ricorda. Un brano molto sintetico ma particolarmente incisivo ed efficace per far capire ciò che Gesù voleva esattamente dire ai suoi discepoli, molte volte distratti da altre cose e poco attenti ai messaggi che il divino maestro inviava loro con la parola e con la vita. Da tutto il contesto interessante notare come Gesù colga qualsiasi occasione per istruire la gente, per fare catechesi. La situazione in cui si trova Gesù è particolarmente promettente e stimolante in quanto è in riva al mare e c'è tanta gente ce si raduna intorno a Lui. Occasione propizia per parlare di qualcosa che lascia il segno come d'altronde successe. E di che cosa parlare se non della stessa parola di Dio che comunica agli uomini attraverso la Sua Stessa Persona e attraverso la Sua Stessa Voce. Lì è Gesù che parla e lì è Dio che continua a parlare, come aveva fatto con gli antichi profeti. Ma qui siamo in una condizione e situazione nuova, del tutto unica e irripetibile, in quanto è lo stesso Figlio di Dio a parlare direttamente all'uomo e a suscitare nel suo cuore una risposta d'amore e d'impegno di vera ed autentica salvezza.

Di fronte a questo esempio di vita, c'è da domandarsi tra quali soggetti noi siamo. Se siamo il terreno buono e fertile che ha prodotto comunque una risposta di adesione a Gesù Cristo e al suo messaggio di salvezza, o ci dobbiamo collocare tra i vari luoghi improduttivi di cui ci dice Gesù relativamente ala fallimento della non accoglienza della sua proposta d'amore, di misericordia e di conversione.

Non possiamo non considerare quanto scrive il profeta Isaia qualche secolo prima della venuta di Cristo proprio in riferimento al Parola di Dio, traendo dalla natura delle immagini particolarmente efficaci per esprimere il suo pensiero e la parola di Dio ispirata e fissata nello scritto. Penso che sia davvero così. Chi ascolta con attenzione e predisposizione interiore la parola di Dio non può restare indifferente, non può rimanere uguale a stesso come prima senza modificare nulla nella sua vita. La parola di Dio, se ti tocca le corde più intime del cuore e della mente, ti modifica radicalmente, ti fa essere quella persona che lentamente cresce in sapienza e bontà, allontanandosi dal male e dalla falsità.

Dal canto suo san Paolo Apostolo, nel brano della lettera ai Romani che leggiamo oggi, ci ricorda il nostro eterno destino, facendoci prendere coscienza che anche le più terribili sofferenze di oggi o di un'intera vita sono ben poca cosa, temporalmente e concretamente, rispetto alla felicità eterna verso la quale siamo incamminati, nella misura in cui facciamo tesoro della parola di Dio e non solo l'ascoltiamo ma la pratichiamo. Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono ogni giorno, cantiamo insieme nella liturgia eucaristica, come recitiamo insieme la preghiera iniziale della messa di oggi: "Accresci in noi, o Padre, con la potenza del tuo Spirito la disponibilità ad accogliere il germe della tua parola, che continui a seminare nei solchi dell'umanità, perché fruttifichi in opere di giustizia e di pace e riveli al mondo la beata speranza del tuo regno".

Come dire, un forte appello alla nostra responsabilità personale circa l'adesione alla parola di Dio che ascoltiamo durante le varie celebrazioni religiose o comunque possiamo personalmente meditare prendendo tra le nostre mani la Sacra Bibbia e leggendola sistematicamente. Se non lo possiamo fare personalmente, perché limitati nel tempo e nelle condizioni fisiche, valorizziamo tutte le occasioni che ci vengono dalla comunità parrocchiale ed ecclesiale, ma anche dai molteplici media che offrono anche servizi alla parola, come Internet, radio, televisione, giornali, stampa, riviste di ogni genere. Anche l'encomiabile iniziativa che la Rai ha preso per il prossimo autunno di leggere la Bibbia, partendo proprio con la disponibilità del Papa a fare questo, va apprezzata e valorizzata per approfondire il testo sacro e mettersi in sintonia con esso al fine della nostra personale santificazione e salvezza eterna. Capire ciò che il Signore vuole da ognuno di noi è il primo passo verso la beatitudine, passando per la purificazione del cuore e della mente, secondo quando ci dice proprio il brano evangelico di questa quindicesima domenica del tempo ordinario. Se il nostro cuore è ancora duro, arido, senza alcun valore morale non potrà mai dare una risposta produttiva alla parola che pure entra e tocca le sue corde. Se invece diventa sensibile e si predispone all'accoglienza libera e disinteressata della parola, esso darà frutti parziali, sufficienti ed anche ottimi se è libero da ogni cosa ed è concentrato solamente in Dio.

 

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