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TESTO Curava ogni sorta di malattia e infermità

padre Raniero Cantalamessa

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/01/2008)

Vangelo: Mt 4,12-23 (forma breve: 4,12-17) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,12-23

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 

Forma breve (Mt 4,12-17)

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Il brano evangelico della terza Domenica del tempo ordinario, si chiude con le parole: "Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo". Un terzo circa del Vangelo è occupato dalle guarigioni operate da Gesù durante il breve tempo della sua vita pubblica. È impossibile eliminare questi miracoli, o darne una spiegazione naturale, senza scompaginare tutto il Vangelo e renderlo incomprensibile.

I miracoli del Vangelo hanno delle caratteristiche inconfondibili. Non sono mai fatti per stupire o per innalzare colui che li opera. Alcuni oggi si lasciano incantare sentendo di certi personaggi che mostrano di possedere poteri di lievitazione, di far apparire o scomparire oggetti e altre cose del genere. A chi serve questo genere di miracoli, supposto che siano tali? A nessuno, o solo a se stessi, per far discepoli o per far soldi.

Gesù opera miracoli per compassione, perché ama la gente: opera miracoli anche per aiutarli a credere. Opera guarigioni, infine, per annunciare che Dio è il Dio della vita e che alla fine, insieme con la morte, anche la malattia sarà vinta e "non ci sarà più né lutto né pianto".

Non solo Gesù guarisce, ma ordina ai suoi apostoli di fare lo stesso dopo di lui: "Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi" (Lc 9,2); "Predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi" (Mt 10,7 s.). Sempre troviamo le due cose abbinate: predicare il Vangelo e curare gli infermi. L'uomo ha due mezzi per cercare di superare le sue infermità: la natura e la grazia. Natura indica l'intelligenza, la scienza, la medicina, la tecnica; grazia indica il ricorso diretto a Dio, attraverso la fede e la preghiera e i sacramenti. Questi ultimi sono i mezzi che la Chiesa ha a disposizione per "guarire gli infermi".

Il male comincia quanto si tenta una terza via: la via della magia, quella che fa leva su pretesi poteri occulti della persona, che non si basano né sulla scienza né sulla fede. In questo caso, o siamo davanti a pura ciarlataneria e bluff, o, peggio, all'azione del nemico di Dio. Non è difficile distinguere quando si tratta di un vero carisma di guarigione e quando della sua contraffazione nella magia. Nel primo caso, la persona non attribuisce mai ai propri poteri i risultati ottenuti, ma a Dio; nel secondo la gente non fa' che sbandierare i propri pretesi "straordinari poteri". Quando perciò si leggono annunci del tipo: Mago tal dei tali, "riesce dove altri falliscono", "risolve problemi di ogni tipo" "riconosciuti straordinari poteri" "scaccia diavoli, allontana il malocchio", non bisogna avere un istante di dubbio: si tratta di imbroglioni. Gesù diceva che i demoni si scacciano "con digiuno e preghiera", altro che spillando soldi alla gente!

Ma dobbiamo porci un'altra domanda: e chi, nonostante tutto, non guarisce? Che pensare? Che non ha fede, o che Dio non lo ama? Se il persistere di una malattia fosse segno che una persona non ha fede, o che Dio non la ama, bisognerebbe concludere che i santi erano i più poveri di fede e i meno amati da Dio, perché alcuni trascorsero l'intera vita a letto. No, la risposta è un'altra. La potenza di Dio non si manifesta solo in un modo -eliminando il male, guarendo fisicamente-, ma anche dando la capacità, e talvolta perfino la gioia, di portare la propria croce con Cristo e di completare ciò che manca ai suoi patimenti. Cristo ha redento anche la sofferenza e la morte. Essa non è più segno del peccato, partecipazione alla colpa di Adamo, ma è strumento di redenzione.

Padre Raniero Cantalamessa

 

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