Popolo convocato dal Signore

La Messa: una mistagogia in atto / 1

La Messa: una mistagogia in atto. Con questo primo articolo, diamo inizio all'itinerario di catechesi mistagogica, in 8 tappe, che prende in esame le varie parti della Celebrazione Eucaristica, per aiutare i fanciulli, i ragazzi, i genitori e l'intera comunità a vivere in pienezza l'Eucaristia.

Introduzione

In relazione alla domenica, la Sacrosanctum Concilium indica un triplice «segno impegnativo» per i fedeli. Essi in questo giorno sono chiamati a «riunirsi in assemblea» per «ascoltare la parola di Dio» e «partecipare all'Eucaristia» e così fare memoria del mistero pasquale del Signore Gesù (n. 106).
L'Eucaristia domenicale è la celebrazione dell'«evento di fede», che la Chiesa compie, in virtù della potenza della Parola di Gesù e dello Spirito Santo (cfr. CCC 1357), per rinnovare l'esperienza della presenza del Risorto, per riscoprirsi come comunità, affinché la vita di tutti manifesti il mistero celebrato e creduto.
Non si tratta di moltiplicare segni e iniziative nella celebrazione, ma di vivere quelli che già essa ci offre con verità, intensità e partecipazione. La liturgia si rivela maestra: nella prassi celebrativa piuttosto che insegnare fa vivere, e in questo modo suscita emozioni, sensazioni e comportamenti.
È urgente nelle nostre comunità, per i presbiteri e gli animatori della liturgia e per tutti i fedeli, educarsi ed educare al linguaggio simbolico e all'agire rituale propri della liturgia, recuperando la prassi mistagogica dei Padri, il cui compito era prendere i fedeli per mano e condurli incontro al Cristo presente nel mistero, mediante «una partecipazione» che passa attraverso il rito concreto, fatto di simboli, parole e gesti, e mai prescindendo da esso (cfr. SC 48).


La domenica: giorno dell'Eucaristia

«Si fa un raduno in uno stesso luogo...». Il più antico racconto della liturgia cristiana ci è stato consegnato da san Giustino, un martire nato in Samaria da genitori greci, convertitosi dal paganesimo e ucciso a Roma nell'anno 165 circa. Giustino era «un catechista», così potremmo chiamarlo oggi, un testimone della fede cristiana e, per difenderla, ha scritto due testi, detti Apologie, nei quali ci ha tramandato le due più antiche descrizioni della celebrazione eucaristica domenicale.
Nella Seconda Apologia Giustino scriveva: «Nel giorno che chiamano "Giorno del Sole" da parte di tutti quelli che dimorano sia nelle città sia nelle campagne, si fa un raduno in uno stesso luogo...». È il giorno che noi cristiani abbiamo chiamato «domenica» da Dominicus = Signore.
Il racconto di Giustino, come la testimonianza degli Apostoli e delle prime comunità cristiane, ci conferma che la celebrazione eucaristica nasce dalla domenica, giorno memoriale della risurrezione del Signore, giorno di festa nel quale vivere la memoria di quell'evento molto importante per l'umanità. La comunità delle origini non poteva dimenticare le parole di Gesù: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20) e da subito ha iniziato a riunirsi nel suo nome, nello stesso giorno e in uno stesso luogo.

Radunarsi insieme

Popolo convocato dal Signore, img di S. AiolfiCosa ha da dire questo radunarsi alle nostre comunità e alle nostre famiglie, oggi? Innanzi tutto che il radunarsi in assemblea è per la Chiesa ciò che la fa esistere. E non solo per la Chiesa, ma anche per ogni famiglia.
Il primo gesto rituale della celebrazione è il radunarsi. Una volta, chiedendo ai bambini in quale momento, secondo loro, iniziasse la celebrazione eucaristica, fra chi indicava «il segno di croce», chi, invece, «il suono della campanella», o «il canto d'ingresso», ci fu uno dei più piccoli che disse a voce alta: «Quando usciamo di casa per venire nella chiesa». Risposta corretta!
Si esce dalle proprie abitazioni, ognuno individualmente, cioè con i propri pensieri, le proprie preoccupazioni, attese, gioie o delusioni, e ci si ritrova insieme, convocati, magari dal suono festoso delle campane che annunciano la risurrezione di Gesù, ad essere Chiesa.
Già il radunarsi insieme è esperienza pasquale, di passaggio dalla tristezza e dalla morte di ogni individualismo alla gioia della comunione, profumo della vita divina che dal Cristo si diffonde alle membra del suo Corpo.

Il canto d'ingresso

Nelle nostre parrocchie come è vissuto il momento del raduno? È evidenziato da un festoso canto di ingresso, oppure è subìto passivamente o addirittura disatteso?


Il saluto liturgico

L'assemblea è una convocazione, un venire del popolo alla presenza del Signore, ma è sempre anche un farsi prossimo del Risorto alla sua comunità, come la sera del giorno di Pasqua: «Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!"» (cfr. Gv 20,19; Lc 24,36).
La prima parola che il presbitero rivolge ai fedeli è: «Il Signore sia con voi», o altre parole ispirate ai testi paolini; il vescovo ripete esattamente: «La pace sia con voi».
Tra tutti gli elementi dei riti d'introduzione, «il saluto iniziale» del presidente è il più importante, come è testimoniato dalle catechesi mistagogiche dei Padri della Chiesa, richiamando la tradizione apostolica e risalendo a Gesù stesso. «Infatti Cristo», scriveva Cirillo di Alessandria, «salutava i discepoli, servendosi di espressioni ad essi familiari, e dicendo, cioè: Pace a voi!. Egli stabiliva, così, come una legge per i figli della Chiesa. Avviene, perciò, che soprattutto nelle sante sinassi, proprio agli inizi della celebrazione, noi ci diciamo gli uni agli altri queste parole».
Quel saluto è insieme augurio e constatazione: ogni volta il Signore si fa vicino e presente, e la Chiesa, rispondendo a quelle parole con voce unanime: «E con il tuo spirito», non solo lo riconosce presente alla vita del presbitero, ma desidera accoglierlo nella propria vita.

 

ATTIVITÀ

È opportuno, durante la catechesi settimanale nei gruppi, prima di congedarsi, preparare insieme il canto d'ingresso della celebrazione domenicale. Può essere un modo più bello e forse più efficace per richiamare i bambini, i ragazzi e le famiglie alla puntualità rispetto all'orario della celebrazione e, soprattutto, per comunicare loro l'importanza dell'esserci tutti sin dall'inizio, riscoprendo così la gioia di uscire dalle proprie abitazioni e di ritrovarsi in processione, in sinodo, come popolo che cammina insieme, per andare a incontrare Gesù nella Messa.
Alla processione d'ingresso, mentre tutti cantano con gioia, possono prendere parte alcuni fanciulli o alcune famiglie in rappresentanza dell'intera comunità, «concedendo» anche a loro di unirsi, al celebrante che presiede, per il gesto della venerazione dell'altare con il bacio.

 Il testo di Mario Castellano è tratto da: 

Catechisti parrocchiali 1 - settembre ottobre 2019 - Poaline

Catechisti parrocchiali n. 1
Settembre/ottobre 2019

Gli itinerari di catechesi mistagogica, per gli adulti fino ai bambini, collegano il Vangelo secondo Matteo con il rito della Messa e la vita. Si segnala: percorso formativo per il catechista «labor-attore», festa di accoglienza, mandato ai catechisti. Il Dossier, "#iostoconlavita", approfondisce: #sospiantetaterra.

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