La Formazione del Lettore/10

Il ministero del lettore nella liturgia

In questo ultimo articolo della lunga serie dedicata al ministero del lettore della Parola di Dio nella liturgia cercheremo di analizzare perché all'ambone possono salire determinati ministri e svolgere solo determinate funzioni.

Nella mistagogia classica il diacono è l'angelo rituale della celebrazione liturgica. Egli va e viene: dal presbiterio all'ambone, dalla navata all'ambone, dal presbiterio alla navata e viceversa, per interventi che sono sempre annunci. Le sue «evangelizzazioni» sono sempre tutte pasquali perché egli è ministro della Parola che viene proclamata nella celebrazione misterico-pasquale e la proclamazione evangelica fa da chiave di interpretazione pasquale a ogni annunzio liturgico. Perciò l'ambone gli è luogo proprio per eccellenza e, nell'ambone, la loggia dell'Evangelo. Essa, infatti, nel monumento-ambone la cui base è tomba vuota, metaforizza la pietra rotolata secondo l'annotazione di Mc 16,1-4: «Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: "Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?". Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande».

Angelo in veste diaconale - Battistero Pisa (1260 circa)Nel racconto dell'evangelista Matteo l'angelo della risurrezione si pose a sedere sulla pietra: «Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa» (Mt 28,2). Il diacono, invece, non siede all'ambone ma sta. Perché questa differenza rispetto all'angelo del racconto evangelico? In questo caso il diacono (l'angelo) risponde al criterio pasquale, dove l'atteggiamento è quello dello stare in piedi. Stare è il verbo che attualizza la risurrezione. Perciò nessuno siede mai all'ambone; il diacono, che dell'annunzio è angelo ma anche uditore, sta ritto in piedi a indicare appunto l'atteggiamento da assumere per significare la risurrezione.

L'ambone è spazio liturgico proprio del lettore (istituito o di fatto) per la proclamazione pasquale dell'annunzio profetico e apostolico. Il lettore sale alla loggia dell'ambone per proclamare i testi dell'Antico Testamento e del Nuovo Testamento non evangelici. I testi dell'Antico Testamento (prima lettura) vengono proclamati come tipologici e realizzati nella Pasqua di Cristo (Vangelo) e, nello stesso tempo, vengono interpretati dai testi del Nuovo Testamento (seconda lettura); infatti i testi del Nuovo Testamento non evangelici sono la lettura, alla luce della Pasqua di Cristo, dei testi dell'Antico Testamento fatta dagli Apostoli e trasmessa alla Chiesa. Perciò il lettore ha spazio proprio sul monumento pasquale liturgico.

L'ambone è aperto al salmista, perché egli vi canti il salmo graduale (la loggia sua infatti, se c'è, sta immediatamente al sommo dei gradini della scala); il salmo è l'adeguazione liturgica biblica del tipo (Antico Testamento) all'antitipo (Nuovo Testamento); perché egli vi intoni l'alleluia, che è canto al Vangelo sempre pasquale (cf. oLM 56).

Ambone e cattedra

L'ambone è aperto al vescovo perché egli vi significhi la parusia e il giudizio. Il vescovo, nella chiesa e nell'assemblea, non ha altro spazio liturgico proprio se non la cattedra. Dalla cattedra egli esercita il suo ministero, anche quello di evangelizzare la Pasqua; e dunque se gli occorresse di proclamare l'Evangelo, la cattedra episcopale sarebbe prolungamento dell'ambone. Non viceversa, perché la proclamazione pasquale del vescovo alla sua Chiesa è proclamazione privilegiata del suo essere vicarius Christi, e si manifesta anch'essa con un luogo liturgico che dev'essere un'immagine adeguata al suo ministero.

Qualsiasi ministerialità liturgica si manifesta, infatti, pure con un luogo adatto che è immagine dello stesso ministro. L'aspetto parusiaco viene espresso anche dall'iconologia dell'ambone e il vescovo vi sale soltanto quando si deve esplicitare tale aspetto; in questo caso, a meno che il monumento-ambone non gli apra una loggia apposita, egli usa la loggia dell'Evangelo. Quanto al vescovo poi, la tradizione di tutte le Chiese comprende sull'ambone anche l'omiletica (non la predicazione) episcopale ricollegandola, appunto, all'aspetto di parusia e giudizio. Resta comunque sempre valida e opportuna, per il motivo che la cattedra è luogo proprio del vescovo, l'omiletica in essa. L'ambone può aprirsi a ministri straordinari per funzioni estensive della sua funzione normale. Si tratta evidentemente di un utilizzo coerente con la struttura dell'ambone, come ad esempio la preghiera universale o dei fedeli (cf. oLM 30. 31. 33), o annunciare dall'ambone la data della Pasqua.

Brano tratto dall'articolo: Ministri e ministeri all'ambone, di Emmanuela Viviano, in: La Vita in Cristo e nella Chiesa, mensile di formazione liturgica e informazione, N. 2, Febbraio 2018.

La vita in Cristo e nella Chesa 2, 2018La Vita in Cristo e nella Chiesa n. 2
febbraio 2018

Questo numero dedica ampio spazio all'inizio della santa Quaresima. Volge al termine la rubrica sul ministero del lettore con un articolo sull'ambone. Inizia una nuova serie di articoli sull'Arte floreale per la liturgia. Infine prende avvio la serie "Speciale Sinodo Giovani 2018" che accompagnerà i nostri lettori nei prossimi mesi con testimonianze, sussidi e approfondimenti dedicati soprattutto ai giovani.

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