L'arte floreale nella liturgia/2

Un ministero a servizio del Mistero

Spreco inutile, i fiori, o preghiera semplice di lode al Creatore? Varcare la soglia di una qualunque chiesa getta ogni volta le premesse per un incontro inevitabilmente unico; tale esperienza sarà tanto più vera e intensa quanto più i nostri sensi saranno capaci di cogliere e gustare la presenza del Signore risorto.

Eppure, a volte, queste nostre legittime aspettative rischiano di rimanere deluse quando, appena oltrepassata la soglia di una chiesa, assistiamo impotenti a uno scenario incapace di comunicare tutta la bellezza e la profondità del Mistero. Sembra che a volte la sciatteria e il cattivo gusto siano di casa nelle nostre chiese; spesso anche la presenza di fiori, che vorrebbero ornare e onorare le nostre aule liturgiche e i luoghi dove ci raduniamo per celebrare il Signore, non sono esenti dalla trascuratezza e trasandatezza.

Facendo un rilievo della situazione, se non generale almeno molto frequente, le commissioni liturgiche lombarde nel loro studio offrono questo quadro:

«L'arredo floreale sta soffrendo, a nostro avviso, a causa di tre fenomeni concomitanti: da una parte l'afflusso spontaneo di fiori in vaso e di piante verdi donate da persone devote, dall'altra la scomparsa dei vecchi altari con le loro ampie mensole sulle quali in precedenza venivano collocati i fiori recisi; infine la sostituzione dei sacrestani con volontari molto disponibili, ma raramente preparati e versati in questo specifico settore. La situazione attuale di conseguenza è di totale confusione; fiori recisi e fiori in vaso si mescolano a piante verdi, si usano vasi dalle forme più disparate, le collocazioni sono quanto mai bizzarre e illogiche, come ad esempio fiori posti sotto l'altare o sistemati a caso sul pavimento del presbiterio. Di conseguenza i fiori stessi risultano non visibili, il presbiterio si tramuta in un percorso a ostacoli, mentre la Chiesa, (a parte il presbiterio) rimane spoglia. Al presente stato di confusione forse si potrà porre rimedio quando ci si deciderà a sollecitare il contributo di validi fioristi, di altrettanto validi architetti e liturgisti».

Siamo d'accordo sul suggerimento di servirsi di persone competenti ma vorremmo aggiungere che non è sufficiente. Occorre anzitutto rispondere alla domanda: perché i fiori nella liturgia? Da cui si potrà poi più facilmente dedurre dove e come collocarli.

Convinti che anche un semplice fiore, solo perché dono di Dio, possa annunciare un messaggio, è opportuno disporre il nostro animo a un atteggiamento di umile riflessione.

Dapprima bisognerà smentire l'affermazione secondo cui l'offerta di uno o più fiori sia uno spreco inutile, una spesa superflua, una voce da depennare nelle economie delle nostre chiese e parrocchie. La vita e gli insegnamenti del Maestro sono stati e continuano a essere, una donazione infinita, gratuita, un esempio di premurosa attenzione verso Dio e verso il prossimo, uno stimolo a cospargere di nardo profumato le realtà più care. Se nel cuore ritroviamo le tracce di Colui che ci ha amati per primo, appare subito chiaro che il dono gratuito si addice al cristiano: tutto ciò che possediamo viene da Dio e quindi con gratitudine immensa indirizziamo a lui ogni lode e onore. È questo anche il senso, lo scopo della liturgia, azione teandrica, divino-umana, incontro sinergico tra Dio e il suo popolo, mirabile scambio tra il Creatore e la creatura: «Noi ti offriamo le cose che tu stesso ci hai dato e tu in cambio donaci te stesso».

Unico scopo della liturgia è la gloria di Dio e la nostra santificazione, divinizzazione: «Dio si è fatto come noi, per farci come Lui». Egli non ha bisogno della nostra lode, come recita il prefazio X del TO: «Tu non hai bisogno della nostra lode ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza ma ci ottengono la grazia che ci salva».

Dunque persino un solo fiore può servire alla lode di Dio, e scoprirlo spinge a valorizzarne la forza e a farne un umile mezzo per onorare, aprire e contemplare il mistero della salvezza.

La cura per la scienza e l'arte liturgica risponde alla finalità di elevare al Signore una lode sempre più perfetta, il compito di ciascuna comunità cristiana, e quindi di ciascun fedele, è quello di non tralasciare alcun linguaggio che sia capace di esprimere l'infinita bellezza divina: la semplice perfezione di un fiore è già un canto al Creatore, gioiosa tensione tra il giardino dell'Eden dimenticato e il giardino della gloria ritrovato nella Pasqua.

Un vero ministero

Perché l'annuncio sia vero (e anche i fiori sono un annuncio e uno strumento di evangelizzazione) è necessario per chi svolge il ministero dell'arte floreale (ministero significa servizio non potere, arroganza, autosufficienza, non è fare da padroni...) come qualsiasi altro ministero nella e per la liturgia, di non cedere all'improvvisazione e all'approssimazione. Occorre profonda preparazione biblica, liturgica, teologica, spirituale... e poi anche tecnica.

Non basta collocare una o più composizioni floreali all'interno dello spazio liturgico, la quantità dei fiori e l'originalità delle forme non necessariamente rispettano la verità del messaggio; l'arte floreale per la liturgia non intende proporre una vanitosa ostentazione del bello, non è consumismo di fiori, è piuttosto ricerca, invito all'incontro con Cristo sempre presente nella sua Chiesa. La cura per l'offerta floreale mai potrà essere dissociata dal contesto di fede e dal clima di preghiera e di ascolto in cui il cristiano vive. Proprio questo differenzia un corso di arte floreale per la liturgia da un comune corso di decorazione floreale: non si tratta di acquisire un'abilità tecnica ma di annunciare la lieta notizia del Vangelo anche attraverso i fiori.

Ascolto della Parola e celebrazione liturgica sono infatti le principali componenti del terreno sul quale l'arte floreale produce i suoi germogli. È chiaro che, una volta affinata la sensibilità nei confronti di un'arte floreale così intesa, rimane da chiedersi quali siano le personali competenze: tutto ciò che riguarda le celebrazioni liturgiche non può essere affidato alla casualità e la decorazione floreale, come già anticipato, non esula da tale criterio; come in un mosaico bisogna scegliere e valorizzare i tasselli migliori, allo stesso modo sarà nostra cura convogliare a perfetta armonia i linguaggi liturgici. Non resta dunque spazio per tutte quelle remore o resistenze, anche di tipo psicologico, che vorrebbero catalogare i fiori come linguaggio liturgico di serie cadetta: chiunque si appresta a offrire un fiore può farlo nella piena consapevolezza del suo gesto. Ciò non significa andare alla ricerca del migliore fiorista e dei fiori più pregiati, ma ricercare il senso del nostro agire. Si scoprirà allora che la deposizione di un bouquet nello spazio liturgico può essere al tempo stesso compimento di una precedente riflessione e anticipazione di un evento celebrativo. Impareremo cioè a realizzare le nostre composizioni floreali in vista della celebrazione liturgica, consapevoli di quanto avviene al popolo cristiano riunito in preghiera. Non si tratterà più di ornare a dismisura uno spazio delimitato, ma dare gloria e fiorire i luoghi della celebrazione; l'occhio del fedele deve poter cogliere, nella decorazione floreale, la semplice bellezza del Creatore, deve poter assaporare un anticipo del festoso banchetto a cui partecipa, deve poter intuire la minuziosa cura con la quale un fratello o una sorella hanno preparato quei fiori per la «sala delle nozze», luogo dell'incontro sponsale della Chiesa con Cristo, spazio in cui viene rinnovata l'alleanza che la lega indissolubilmente al suo Signore e Salvatore.

L'arte floreale al servizio della liturgia non è una sensibilità che si può comprare, una specie di mestiere da imparare, anche se è necessario acquisire una tecnica; è ascolto e accoglienza di una testimonianza di fede, è appello sincero alla verità. Il fiore reciso e donato esprime la verità del gesto di chi intende unirsi a Cristo offerto e sacrificato; la nobile semplicità della composizione e la sua bellezza fanno risuonare la Parola accolta e celebrata. La salvezza che ci raggiunge in ogni azione liturgica, reca il profumo e il colore di un'esperienza vissuta in uno spazio abitato, arredato e predisposto proprio per questo.

Ogni sacramento, ogni solennità e festa nell'Anno liturgico, richiede un diverso modo di «fiorire» lo spazio liturgico; la sobrietà e l'eleganza orientano poi a evitare sprechi che non si addicono all'agire cristiano, poiché i poveri li abbiamo sempre con noi e, mentre onoriamo il Corpo del Signore con la gratuità dell'amore, non dimentichiamo mai che Egli si identifica nel fratello che spesso sta alla porta delle nostre chiese, carne viva di Cristo.

La Vita in Cristo e nella Chiesa - PDDM

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