La formazione del Lettore/7

Il ministero del lettore nella liturgia

Affinché la proclamazione liturgica della Parola di Dio sia veramente in condizione di produrre i suoi effetti, è necessario fare attenzione a certi valori e, conseguentemente, assumere delle iniziative.

Fra i tanti aspetti che si potrebbero richiamare all'attenzione degli operatori liturgici, alcuni, che ci apprestiamo ad analizzare, appaiono di assoluta importanza pastorale, conditio sine qua non per una feconda ed efficace celebrazione della liturgia della Parola.

Lettori competenti e preparati: la preparazione tecnica da sola non basta. Occorre anche tenere presente la preparazione biblica e interiore di coloro che esercitano il ministero della proclamazione della Parola di Dio. A tale riguardo, purtroppo, c'è da rilevare la scarsa attenzione che le comunità cristiane dimostrano di dare al delicato problema della scelta, della formazione e della istituzione ministeriale dei lettori: per cui il servizio della proclamazione della Parola di Dio, nella maggior parte dei casi, risulta ancora improvvisato e poco affidabile.

Una dizione comprensibile: la Parola di Dio dev'essere proclamata sempre in modo decoroso e comprensibile dal punto di vista fonetico. Non si tratta di leggere un testo qualsiasi. La Parola di Dio esige un minimo di attenzione a certi dettagli di ordine tecnico che non tutti sono in condizione di garantire. Perciò, non tutti possono svolgere il servizio del lettore, chiamato a proclamare la Parola di Dio con una dizione veramente accettabile.

Il silenzio meditativo: nell'OGMR al n. 55 si dice che «Il popolo fa propria questa Parola divina con il silenzio e i canti, e vi aderisce con la professione di fede». Ma come è possibile raggiungere un simile obiettivo se non si offrono spazi di silenzio meditativo per favorire l'ascolto, la risonanza e l'interiorizzazione della Parola di Dio (cf. OLM 28)? È necessario, quindi, che la proclamazione della Parola di Dio avvenga in un clima che favorisca la riflessione e ciò è possibile solo se si fa spazio a brevi momenti di pausa e di silenzio. Romano Guardini direbbe: «Se qualcuno mi domandasse dove comincia la vita liturgica, io risponderei: con l'apprendimento del silenzio. Senza di esso, tutto manca di serietà e resta vano. [...] Questo silenzio è la condizione prima di ogni azione sacra» (R. Guardini, La messe, Cerf, Paris 1957, 20). L'azione liturgica si svolge secondo ritmi ben precisi, ma c'è anche bisogno di pause, di silenzi, perché il silenzio dispone ad ascoltare e favorisce l'assimilazione di quanto si è ascoltato. Una celebrazione liturgica non consente momenti di prolungata riflessione silenziosa, ma solo dei brevi momenti. Ritmi e ampiezza del silenzio, comunque, devono essere sempre commisurati al tipo di assemblea. Il silenzio è fonte di ascolto interiore: «La Liturgia della Parola si deve celebrare in modo che essa favorisca la meditazione; si deve perciò evitare assolutamente ogni fretta che sia di ostacolo al raccoglimento. Il dialogo tra Dio e gli uomini, sotto l'azione dello Spirito Santo, richiede brevi momenti di silenzio, adatti all'assemblea, durante i quali la Parola di Dio penetri nei cuori e provochi in essi una risposta nella preghiera. Tali momenti di silenzio in relazione con la Liturgia della Parola si possono opportunamente osservare prima che essa abbia inizio, dopo la prima e la seconda lettura e al termine dell'omelia» (OLM 28).

L'arte di proclamare la Parola

amboneDPUn'adeguata regia: a volte si ha l'impressione che la liturgia della Parola sia un rito abbandonato a se stesso. Bisogna, invece, cercare di evidenziare, con semplicità e con chiarezza, la traiettoria della Parola di Dio con opportuni accorgimenti pastorali, di modo che tutti siano in grado di comprendere il messaggio biblico. Occorre una regia veramente capace di mettere in giusto rilievo il clima di ascolto, di assimilazione e di risposta che deve caratterizzare la proclamazione liturgica della Parola di Dio.

Appropriate didascalie: esse rappresentano lo strumento che evidenzia la presenza di una certa regia liturgica. Poiché per molti, la Parola di Dio è poco conosciuta, brevi, opportune e appropriate didascalie potrebbero aiutare l'assemblea alla comprensione dei testi (cf. OLM 42).

Un luogo apposito e significativo: l'importanza della proclamazione della Parola di Dio è posta in risalto anche dalla dignità e dal decoro del luogo da cui tale servizio è svolto. La riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha dato indicazioni più che esaurienti (cf. OLM 32-34), ma in molti casi l'ambone continua a essere provvisorio e poco curato.

Un libro decoroso: anche tale aspetto potrebbe apparire secondario e irrilevante. In effetti non lo è, perché si può dare credito e importanza alla Parola proclamata solo se si tiene presente un certo decoro del Lezionario e dell'Evangeliario. I libri liturgici sono oggetto di venerazione, non devono essere piegati, sgualciti e ridotti a brandelli. Tanto meno si deve tollerare che la Parola di Dio sia proclamata da un foglietto volante, il che, se può apparire pratico dal punto di vista personale, si dimostra, però, del tutto insignificante dal punto di vista celebrativo.

Brano tratto dall'articolo: Per una celebrazione fruttuosa della Parola di Dio, di Emmanuela Viviano, in: La Vita in Cristo e nella Chiesa, mensile di formazione liturgica e informazione, N. 9, novembre 2017.

977004272800270009 pLa Vita in Cristo e nella Chiesa n.9
novembre 2017

Novembre fa volgere lo sguardo al Cielo, al ritorno nella gloria del Signore Gesù. Le rubriche si inseriscono in questa linea, dando attenzione al lezionario festivo (9-28), ai fatti di attualità della vita della Chiesa (51-58) e alla formazione degli operatori pastorali.  

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