Ministeri: dono dello Spirito

Il ministero del lettore nella lturgia

Il documento pastorale "I ministeri nella Chiesa" rilegge e approfondisce il tema della ministerialità alla luce della riflessione teologica del Concilio Vaticano II e delle nuove esigenze del popolo di Dio.

Il periodo successivo alla promulgazione del Motu proprio Ministeria Quaedam vede l'impegno dell'episcopato italiano nel proporre un cammino sulla ministerialità laicale alla luce del Concilio Vaticano II. I documenti I ministeri nella Chiesa (=MnC) ed Evangelizzazione e ministeri (=EvM) costituiscono l'apporto più specifico della Chiesa italiana sulla ministerialità laicale.

I ministeri nella Chiesa

Il documento pastorale MnC della Conferenza Episcopale Italiana viene pubblicato il 15 settembre 1973; esso si presenta con una struttura semplice:
- Premesse (1-6);
- Parte prima: I ministeri del lettorato e dell'accolitato (7-20);
- Parte seconda: I ministeri del lettorato e dell'accolitato conferiti ai candidati al diaconato e presbiterato (21-37);
- Parte terza: Problemi particolari (38-40).

I vescovi italiani iniziano la riflessione mettendo in evidenza come la Chiesa continui a riconoscere i carismi e i ministeri quali doni dello Spirito. Il rinnovamento dell'antica disciplina sui ministeri è giustificato ed esigito dalla rinnovata mentalità ecclesiale che riflette le attuali condizioni ed esigenze della Chiesa poste in chiaro risalto dal Concilio Vaticano II. Nuove le esigenze, ma nuova anche la riflessione teologica intorno ai ministeri che pone le sue basi su quattro fondamenti: l'ecclesiologia di comunione, la sacramentalità della Chiesa, la complementarità tra sacerdozio comune e ministeriale, la liturgia come fonte e culmine della vita e dell'attività della Chiesa (cf. MnC 551-554). La nuova impostazione teologica è in funzione di una ministerialità che dev'essere illuminata e sorretta da chiare motivazioni spirituali e pastorali. I ministeri sono una grazia che viene conferita a colui che ne è istituito. Pertanto esigono, in chi li assume, consapevolezza, costante sforzo ascetico, una vita spirituale più intensa (cf. MnC 555-557). Le Premesse si concludono chiarendo differenze e affinità tra l'istituzione ministeriale transeunte, conferita ai candidati al diaconato e presbiterato, e l'istituzione permanente conferita ai laici. Le argomentazioni proposte sono le stesse di Ministeria Quaedam (cf. MnC 559-560). 

Lettorato e accolitato

encheridion2Nella prima parte del documento si entra dettagliatamente in merito agli uffici del lettore e dell'accolito. Di entrambi si chiarisce il ruolo ministeriale, i destinatari della loro azione liturgico-pastorale, l'impegno personale nell'esercizio delle proprie mansioni (cf. MnC 561-562). Seguono una serie di chiarificazioni riguardanti l'età minima per il conferimento; la vita di fede, la capacità di servizio e la competenza propria di ciascun ministero; il ruolo e l'impegno delle Chiese locali e dei vescovi per il discernimento e la formazione spirituale e pastorale di quanti richiedono il conferimento dei ministeri; il ruolo e le caratteristiche delle comunità che esprimono e accolgono questi ministeri; gli interstizi di tempo tra un conferimento e l'altro di ministeri diversi alla medesima persona; il rito di istituzione; l'eventuale esclusione o sospensione dall'esercizio del ministero; l'istituzione dei ministeri ai religiosi; l'ambito territoriale dell'esercizio del ministero (cf. MnC 563-575).

La seconda parte del documento concentra l'attenzione sul senso e sulla finalità del conferimento dei ministeri ai candidati al diaconato o al presbiterato. Si comprende il rapporto che intercorre tra ministeri permanenti e transeunti. Non c'è una doppia fisionomia, laicale o clericale, dei ministeri del lettorato e dell'accolitato in quanto tali. È diversa, invece, la prospettiva in cui si colloca, in questi ministeri, chi trova in essi il preciso modo di partecipare alla vita liturgica e apostolica della Chiesa e chi invece passa per l'esercizio di questi ministeri nel momento determinante del suo cammino verso il diaconato e il presbiterato. C'è condivisione dell'identico ministero, ma in diversa vocazione; è, anzi, pensabile che l'esercizio dei ministeri sia, di sua natura, capace di suscitare chiamate al diaconato e al presbiterato (cf. MnC 577).

La terza parte del documento dedica i paragrafi conclusivi allo sviluppo di tre punti di natura disciplinare e pastorale. Un primo punto propone alcune puntualizzazioni circa il rito di ammissione fra i candidati al diaconato e al presbiterato, il luogo del conferimento dei ministeri e l'abito liturgico. Il secondo punto prospetta una certa apertura verso l'istituzione di ulteriori ministeri, come ad esempio il catechista, il cantore/salmista, il sacrista, i ministeri di indole caritativa (cf. MnC 595-597). Il terzo punto mitiga l'apertura pastorale del secondo.

Infatti si afferma: «Prima di prendere qualsiasi decisione in merito a nuovi ministeri, sembra tuttavia più opportuno attendere e valutare, nell'attuazione pratica, l'istituzione del lettorato e dell'accolitato» (MnC 598). Si propone, quindi, di cogliere nel lettore l'evidente attribuzione di catechista e nell'accolito quella di addetto all'azione di carità. Il documento conclude con un invito alle Conferenze Episcopali regionali e alle singole diocesi a tenere informata la CEI su iniziative intraprese circa l'istituzione e l'esercizio dei ministeri, che possano essere utili per un rinnovamento globale della prassi ministeriale.

test pddm vita in cristo ottobre 2015Brano tratto dall'articolo: La ministerialità laicale dono dello Spirito, di Emmanuela Viviano, in: La Vita in Cristo e nella Chiesa, mensile di formazione liturgica e informazione, N. 3, marzo 2016.
Per conoscere la rivista visita il sito pddm.it e clikka su: La Vita in Cristo e nella Chiesa.


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