Capolavori di canto gregoriano / "Populus Sion"

È l'introito della seconda domenica di Avvento. In una nuovissima esecuzione offerta al nostro ascolto dai "Cantori Gregoriani" e dal loro Maestro

di Fulvio Rampi





TRADUZIONE


Popolo di Sion,
ecco il Signore verrà a salvare le nazioni:
e farà udire, il Signore, la gloria della sua voce
con gioia del vostro cuore.

Tu, pastore d'Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.

(Isaia 30, 19.30 / Salmo 80, 1)



ASCOLTO







GUIDA ALL'ASCOLTO


Il testo dell’introito gregoriano della seconda domenica di Avvento merita alcune osservazioni preliminari e rimanda, più in generale, al complesso procedimento di composizione testuale attuato per i canti del “proprium" di ogni messa.

Il procedimento più semplice l’abbiamo incontrato nella prima domenica di Avvento, laddove il testo dell’introito “Ad te levavi” era frutto della scelta di pochi versetti consecutivi del salmo 24.

Altre volte i versetti biblici – in maggioranza tratti dal libro dei salmi, ma non solo – non sono scelti consecutivamente. In questo caso si rende quindi necessaria un’opera di centonizzazione, ossia di cucitura dei vari frammenti testuali, al fine di produrre un testo in grado di assicurare, in estrema concisione, la massima densità espressiva.

Caso emblematico è il "communio" quaresimale “Videns Dominus”, che racconta il miracolo della risurrezione di Lazzaro. Il "Graduale Triplex" – che segnala i riferimenti scritturistici all’inizio di ogni brano – ci informa che il testo di questo "communio", ripreso dal capitolo 11 del Vangelo di Giovanni, è il risultato della centonizzazione, nell'ordine, dei versetti 33.35.43.44.39. Il risultato è il seguente: “Videns Dominus flentes sorores Lazari ad monumentum, lacrimatus est coram iudaeis et clamat: Lazare, veni foras. Et prodiit ligatis manibus et pedibus, qui fuerat quatriduanus mortuus”. Che tradotto dice: "Il Signore, vedendo le sorelle di Lazzaro piangere presso la tomba, scoppiò in pianto davanti ai Giudei e gridò: Lazzaro, vieni fuori. E uscì, con mani e piedi legati, quegli che era morto da quattro giorni".

Spesso, alla centonizzazione si accompagna una vera e propria modifica del testo, attraverso sostituzioni o aggiunte di parole. Così, ad esempio, nella prima frase dell’introito “Da pacem” della XXIV domenica del tempo ordinario è precisamente il primo sostantivo ad essere modificato rispetto al testo biblico preso dal Siracide. All’originale “Da mercedem sustinentibus te” (Sir 36, 18: concedi “la ricompensa” a coloro che ti attendono), viene sostituito “Da pacem” (concedi “la pace”), lasciando inalterato il resto della frase.

Ma non è tutto. L’aspetto più coraggioso e più interessante di questa procurata metamorfosi testuale a partire dal testo biblico sta non solo nella scelta, nella centonizzazione, nella sostituzione, bensì nella vera e propria aggiunta di un nuovo testo.

Anche qui, un esempio su tutti: nel graduale più tipico della Settimana Santa, il “Christus factus est”, all’incipit del celebre testo originale di Paolo (Filippesi 2, 8) viene aggiunto “pro nobis”: “Christus factus est pro nobis oboediens usque ad mortem” (Cristo si è fatto “per noi” obbediente fino alla morte).

Ebbene, la risposta del canto gregoriano ai suddetti procedimenti di modifica del testo è evidente: ciò che la liturgia cambia, sostituisce o aggiunge, diviene musicalmente un momento di speciale espressività e un punto di mira privilegiato nell’economia complessiva del fraseggio.

Per tornare agli ultimi esempi citati, “Da pacem” e “pro nobis” – in qualche modo paradigmatici di tale fenomeno –  rappresentano ciascuno la vera sottolineatura speciale introdotta nel rispettivo brano d'origine.

Possiamo dunque constatare, a proposito dei testi del "proprium", vari gradi di elaborazione destinata al canto. Ogni intervento manifesta già, almeno in embrione, il pensiero, la riflessione, la prima risposta “liturgica” della Chiesa al testo biblico che le è stato consegnato. La risposta definitiva è data dall’esito sonoro che il canto gregoriano intende assegnargli.

E siamo finalmente all'introito “Populus Sion” della seconda domenica di Avvento, esempio riassuntivo di quanto si è detto.

Il riferimento al libro di Isaia (Is 30, 19.30), per l’anonimo compilatore del testo di questo introito, diviene spunto per una nuova e radicale rielaborazione.

Il primo versetto originale di Isaia (“Popolo di Sion… il Signore ti farà grazia”), centonizzato con il secondo versetto poco distante (“il Signore farà udire la sua voce maestosa e mostrerà come colpisce il suo braccio con ira ardente”) si presenta, nel testo biblico, all’interno di un contesto di divina “vendetta” contro l’Assiria, per la salvezza d’Israele.

Ebbene, proprio questo testo che promette l’annientamento di un popolo nemico viene utilizzato e radicalmente modificato per divenire, nella prima frase dell’introito, un annuncio di salvezza universale: “il Signore verrà a salvare tutte le genti”.

Il canto gregoriano, in questo caso, ha buon gioco nel sottolineare con enfasi proprio questa variazione di significato prodotta dal nuovo testo, insistendo segnatamente sulla voluta contrapposizione tra “Sion" e "gentes”.

L’antico notatore dell'abbazia di San Gallo ne dà una testimonianza ancora più esplicita – come possiamo vedere sopra nella riproduzione della pagina del "Graduale Triplex" – là dove aggiunge una preziosa indicazione “di senso” alla sua notazione in campo aperto, quella inserita fra il testo e la notazione quadrata. Tanto sull’accento di “Sion” , quanto sull’accento di “gentes” viene tracciata, sui rispettivi neumi di due e tre suoni già a valori allargati, la lettera “t”, ossia “tenere, trattenere”, quasi a voler ulteriormente indugiare nell’amplificazione del valore di tali parole e fermare lo sguardo sull’intima relazione-opposizione tra questi due elementi testuali decisivi.

Dopo aver proclamato, nell'introito della prima domenica di Avvento, l’universalità della venuta di Cristo (“Universi qui te exspectant non confundentur”), in questa seconda domenica l’annuncio si fa ancora più intenso e dirompente: al popolo eletto, "populus Sion", viene annunciata l’opera del Signore non attraverso l’annientamento degli altri popoli, ma attraverso la loro salvezza.

Dopo l'impronta di questa prima frase, il testo di Isaia utilizzato per la seconda frase (“et auditam…”) assume quasi naturalmente un nuovo colore e un tono spiccatamente gioioso, tradotto musicalmente da arditi slanci melodici e sottolineature espressive, esplicitate dal raggiungimento delle estremità acute del brano e dalla prolungata insistenza sugli stessi gradi melodici.

La modalità di questo introito, infatti, è di "tetrardus autentico" (settimo modo), la cui strutturale e confermata estensione verso la zona acuta bene si combina con la qualità di un simile annuncio di salvezza;. La finale “letizia del cuore” ne rappresenta alla perfezione l’eco e il riposo cadenzale conclusivo.

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IL MAESTRO RAMPI E IL SUO CORO


Fulvio Rampi è gregorianista di fama internazionale. È nato e vive a Cremona. Insegna canto gregoriano al Conservatorio musicale "G. Verdi" di Torino. Ha fondato nel 1986 il coro “Cantori Gregoriani”, un ensemble professionistico a voci virili, del quale è direttore stabile. Con tale gruppo ha svolto attività concertistica in vari paesi del mondo, ha inciso per importanti case discografiche e ha effettuato numerose registrazioni radiofoniche e televisive. Nel 2010 ha costituito il Coro Sicardo, con un vasto repertorio di polifonia classica e contemporanea. Tra le sue pubblicazioni spicca "Del canto gregoriano", Rugginenti Editore, Milano, 2006.

Sulla discografia dei Cantori Gregoriani:

> Cantori Gregoriani

E per l'ascolto di alcuni loro brani:

> Cantori Gregoriani / Downloads

Una sintesi della visione dI Rampi su che cos'è il canto gregoriano e su che cosa può tornare ad essere nella vita della Chiesa è in queste sue due conferenze del 2012:

> I - Il canto gregoriano: un estraneo in casa sua

> II - Il canto dell’assemblea liturgica fra risorsa ed equivoco

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Tutti i brani di canto gregoriano presentati ed eseguiti per www.chiesa dal Maestro Fulvio Rampi e dal suo coro:

> Capolavori di canto gregoriano

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Lo spartito musicale sopra riprodotto è ripreso dal "Graduale Triplex seu Graduale Romanum Pauli PP. VI Cura Recognitum", Abbaye Saint-Pierre de Solesmes, 1979, p. 18.



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6.12.2013 

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