SONO LA SERVA DEL SIGNORE
Novena dell’Immacolata
(con meditazioni di
Tonino Bello)
PRESENTAZIONE
«Eccomi, sono la serva del Signore» (Lc 1,38).
Nel
prepararci a celebrare la solennità dell’Immacolato Concepimento della Vergine
Maria, Madre di Dio e Madre nostra, ci proponiamo di contemplare le cose grandiose che Dio ha compiuto in Lei
(cfr. Lc 1,49).
Guidati
dalle meditazioni di Tonino Bello*,
vogliamo dire con Maria il nostro “Eccomi!”
al Dio della Vita e della Gioia, rinnovando il nostro impegno ad essere
instancabili servi e testimoni dell’Amore di Cristo sulle strade del vivere
quotidiano.
Guardando
alla Vergine Immacolata, al suo singolare esempio di docilità alla Parola, che
in Lei ha preso forma mortale, vogliamo riscoprire il dono della fede, ricevuto
nel Battesimo, aprendo il nostro cuore a Cristo, Maestro e Salvatore, per
vivere il pellegrinaggio terreno nella “speranza certa” di essere già da Lui
salvati e redenti.
Si
impone, pertanto, alla nostra vita l’esercizio della carità, che si esprime
nella sollecitudine concreta verso ogni esigenza dei fratelli che ci stanno
accanto, virtù che in Maria risplende sempre in modo eminente, in quanto, le
sue premure di Madre raggiungono costantemente ogni creatura.
Rendiamo
grazie a Dio per averci donato la Vergine Maria, che brilla dinanzi al
pellegrinante popolo di Dio quale segno
di sicura speranza e di consolazione fino a quando verrà il giorno del Signore
(cfr. LG 68).
Affidiamo
con fiducia a Lei, Madre del Dio-con-noi,
le attese, i desideri, i propositi, le famiglie, le Comunità parrocchiali, la
santa Chiesa, le sorti di questo nostro mondo senza pace e quanto ci sta più a
cuore, certi che la nostra preghiera, per le Sue mani, giungerà al Dio ricco di
Misericordia, il quale non mancherà di donare ai Suoi figli le primizie di ogni
grazia e benedizione.
Con
questi propositi e con tutti gli altri che portiamo nel cuore, riscopriamoci servi dell’Amore come Maria e, con Lei
cantiamo, attraverso il dono della vita, il nostro Magnificat a Colui che è, che era e che viene nei secoli eterni!
Amen!
Monforte Marina, 9 Novembre
2004
Dedicazione della Basilica Lateranense
Antonio Pinizzotto
1° giorno: 29
Novembre
MARIA, DONNA
ACCOGLIENTE
SALUTO
P –
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T –
Amen.
P – Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, il quale si è degnato di nascere dalla Vergine Maria.
T – Benedetto
nei secoli il Signore.
T – Ave, Maria…
INNO
Rit. Per sempre si canti la
lode di te,
o Vergine santa, o Madre
d’amor.
Nel
giorno funesto che l’uomo peccò
soltanto
una stella accesa restò.
Sei
tu quella stella d’intatto candor,
che
dona speranza e guida Gesù.
Lo
Spirito Santo te sola colmò
di
grazia divina e d’ogni virtù.
Tu
sei benedetta tra tutte quaggiù:
il
casto tuo seno si scelse il Signor.
E tu
benedici, così ti preghiam,
chiunque
t’invoca con fervido cuor.
PREGHIERA INIZIALE
P –
Preghiamo.
O Dio, salvatore di tutti i popoli, che per mezzo
della beata Vergine Maria, arca della nuova alleanza, hai recato alla casa di
Elisabetta la salvezza e la gioia, fa' che docili all'azione dello Spirito
possiamo anche noi portare Cristo ai fratelli e magnificare il tuo nome con
inni di lode e con la santità della vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. T – Amen.
LETTURA BIBLICA (Lc 1,39-34)
L – Ascoltate
la Parola del Signore dal Vangelo secondo Luca.
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in
una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo
della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando
da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
A queste parole ella rimase turbata e si domandava
che senso avesse un tale saluto.
L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai
trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo
chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio
gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe
e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non
conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te
stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque
santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua
vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti
dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Eccomi sono la serva del
Signore, avvenga di me quello che hai detto».
E l'angelo partì da lei.
Breve pausa di
silenzio.
MEDITAZIONE
L – Dagli
scritti di don Tonino Bello vescovo.
Maria, donna
accogliente.
La frase si trova in un testo
del Concilio, ed è plendida per dottrina e concisione. Dice che, all’annuncio
dell’angelo, Maria Vergine «accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio».
Nel cuore e nel corpo.
Fu, cioè, discepola e madre
del Verbo. Discepola, perché si mise in ascolto della Parola, e la conservò per
sempre nel cuore. Madre, perché offrì il suo grembo alla Parola, e la custodì
per nove mesi nello scrigno del corpo. Sant’Agostino osa dire che Maria fu più
grande per aver accolto la Parola nel cuore, che per averla accolta nel grembo.
Forse, per capire fino in
fondo la bellezza di questa verità, il vocabolario non basta. Bisogna ricorrere
alle espressioni visive. E allora non c’è di meglio che rifarsi a una celebre
icona orientale, che raffigura Maria col divin Figlio Gesù inscritto sul petto.
È indicata come la Madonna del segno, ma potrebbe essere chiamata la Madonna
dell’accoglienza, perché con gli avambracci levati in alto, in atteggiamento di
offertorio o di resa, essa appare il simbolo vivo della più gratuita
ospitalità.
Accolse nel cuore.
Fece largo, cioè, nei suoi
pensieri ai pensieri di Dio; ma non si sentì per questo ridotta al silenzio.
Offrì volentieri il terreno vergine del suo spirito alla germinazione del
Verbo; ma non si considerò espropriata di nulla. Gli cedette con gioia il suolo
più inviolabile della sua vita interiore, ma senza dover ridurre gli spazi
della sua libertà. Diede stabile alloggio al Signore nelle stanze più segrete
della sua anima; ma non ne senti la presenza come violazione di domicilio.
Accolse nel corpo.
Senti, cioè, il peso fisico
di un altro essere che prendeva dimora nel suo grembo di madre. Adattò, quindi,
i suoi ritmi a quelli dell’ospite. Modificò le sue abitudini, in funzione di un
compito che non le alleggeriva certo la vita Consacrò i suoi giorni alla
gestazione di una creatura che non le avrebbe risparmiato preoccupazioni e
fastidi. E poiché il frutto benedetto del seno suo era il Verbo di Dio che si
incarnava per la salvezza dell’umanità, capi di aver contratto con tutti i
figli di Eva un debito di accoglienza che avrebbe pagato con cambiali di
lacrime.
Accolse nel cuore e nel corpo
il Verbo di Dio.
Quella ospitalità
fondamentale la dice lunga sullo stile di Maria delle cui mille altre
accoglienze il Vangelo non parla, ma che non ci è difficile intuire. Nessuno fu
mai respinto da lei. E tutti trovarono riparo sotto la sua ombra. Dalle vicine
di casa alle antiche compagne di Nazaret. Dai parenti di Giuseppe agli amici di
gioventù di suo figlio. Dai poveri della contrada ai pellegrini di passaggio.
Da Pietro in lacrime dopo il tradimento a Giuda che forse quella notte non
riuscì a trovarla in casa...
Breve pausa di
silenzio.
RIFLESSIONE
Breve pausa di
silenzio.
PREGHIRERA
P – Santa Maria, donna accogliente,
aiutaci ad accogliere la Parola nell’intimo del cuore. A capire, cioè, come hai
saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla
porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine.
Non entra in casa per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della
vera libertà.
Lo sappiamo: è la paura del
nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene. I
cambiamenti ci danno fastidio. E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri,
mette in discussione i nostri programmi e manda in crisi le nostre certezze,
ogni volta che sentiamo i suoi passi, evitiamo di incontrano, nascondendoci
dietro la siepe, come Adamo tra gli alberi dell’Eden. Facci comprendere che
Dio, se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri
sonni, non ci toglie la pace. E una volta che l’avremo accolto nel cuore, anche
il nostro corpo brillerà della sua luce.
Santa Maria, donna
accogliente, rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli. Sperimentiamo
tempi difficili, in cui il pericolo di essere defraudati dalla cattiveria della
gente ci fa vivere tra porte blindate e sistemi di sicurezza. Non ci fidiamo
più l’uno dell’altro. Vediamo agguati dappertutto. Il sospetto è divenuto
organico nei rapporti col prossimo. Il tenore di essere ingannati ha preso il
sopravvento sugli istinti di solidarietà che pure ci portiamo dentro. E il
cuore se ne va a pezzi dietro i cancelli dei nostri recinti.
Disperdi, ti preghiamo, le
nostre diffidenze. Facci uscire dalla trincea degli egoismi corporativi.
Sfascia le cinture delle leghe. Allenta le nostre ermetiche chiusure nei
confronti di chi è diverso da noi. Abbatti le nostre frontiere: le frontiere
culturali, prima di quelle geografiche. Queste ultime cedono ormai sotto l’urto
dei popoli “altri”, ma le prime restano tenacemente impermeabili. Visto allora
che siamo costretti ad accogliere gli stranieri nel corpo della nostra terra,
aiutaci perché possiamo accoglierli anche nel cuore della nostra civiltà.
Santa Maria, donna
accogliente, ostensorio del corpo di Gesù deposto dalla croce, accoglici sulle
tue ginocchia quando avremo reso lo spirito anche noi. Dona alla nostra morte
la quiete fiduciosa di chi poggia il capo sulla spalla della madre e si
addormenta sereno. Tienici per un poco sul tuo grembo, così come ci hai tenuti
nel cuore per tutta la vita. Compi su di noi i rituali delle ultime
purificazioni. E portaci, finalmente, sulle tue braccia davanti all’Eterno.
Perché solo se saremo
presentati da te, sacramento della tenerezza, potremo trovare pietà.
T - Amen.
Breve pausa di
silenzio.
VESPRI
(del
giorno corrente)
2° giorno: 30
Novembre
MARIA, DONNA IN
CAMMINO
SALUTO
P –
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T –
Amen.
P – Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, il quale si è degnato di nascere dalla Vergine Maria.
T – Benedetto
nei secoli il Signore.
T – Ave, Maria…
INNO
Rit. Per sempre si canti la
lode di te,
o Vergine santa, o Madre
d’amor.
Nel
giorno funesto che l’uomo peccò
soltanto
una stella accesa restò.
Sei
tu quella stella d’intatto candor,
che
dona speranza e guida Gesù.
Lo
Spirito Santo te sola colmò
di
grazia divina e d’ogni virtù.
Tu
sei benedetta tra tutte quaggiù:
il
casto tuo seno si scelse il Signor.
E tu
benedici, così ti preghiam,
chiunque
t’invoca con fervido cuor.
PREGHIERA INIZIALE
P –
Preghiamo.
O Dio, che all'annunzio dell'Angelo hai voluto che il
tuo Verbo si facesse uomo nel grembo verginale di Maria, concedi al tuo popolo,
che la onora come vera Madre di Dio, di godere sempre della sua intercessione
presso di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive
e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. T
– Amen.
LETTURA BIBLICA (Lc 1,26-47)
L – Ascoltate
la Parola del Signore dal Vangelo secondo Luca.
In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la
montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di
Zaccarìa, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il
bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò
a gran voce: «Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del
tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio
grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del
Signore».
Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il
Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore».
Breve pausa di
silenzio.
MEDITAZIONE
L – Dagli
scritti di don Tonino Bello vescovo.
Maria, donna in
cammino.
Se i personaggi del Vangelo
avessero avuto una specie di contachilometri incorporato, penso che la classifica
dei più infaticabili camminatori l’avrebbe vinta Maria.
Gesù a parte, naturalmente.
Ma si sa, egli si era identificato a tal punto con la strada, che un giorno ai
discepoli da lui invitati a mettersi alla sua sequela confidò addirittura: «Io
sono la via».
La via. Non un viandante!
Siccome allora Gesù è fiori
concorso, a capeggiare la graduatoria delle peregrinazioni evangeliche è
indiscutibilmente lei: Maria!
La troviamo sempre in
cammino, da un punto all’altro della Palestina, con uno sconfinamento financo
all’estero.
Viaggio di andata e ritorno
da Nazaret verso i monti di Giuda, per trovare la cugina, con quella specie di
supplemento rapido menzionato da Luca il quale ci assicura che «raggiunse in
fretta la città». Viaggio fino a Betlem. Di qui, a Gerusalemme per la
presentazione al tempio. Espatrio clandestino in Egitto. Ritorno guardingo in
Giudea col foglio di via rilasciato dall’Angelo del Signore, e poi di nuovo a
Nazaret. Pellegrinaggio verso Gerusalemme con lo sconto comitiva, e raddoppio
del percorso con escursione per la città alla ricerca di Gesù. Tra la folla, ad
incontrare lui errante per i villaggi di Galilea, forse con la mezza idea di
farlo ritirare a casa. Finalmente, sui sentieri del Calvario, ai piedi della
croce, dove la meraviglia espressa da Giovanni con la parola stabat, più che la pietrificazione del
dolore per una corsa fallita, esprime l’immobilità statuaria di chi attende sul
podio il premio della vittoria.
Icona del “cammina cammina”,
la troviamo seduta solo al banchetto del primo miracolo. Seduta, ma non ferma.
Non sa rimanersene quieta. Non corre col corpo, ma precorre con l’anima. E se
non va lei verso l’ora di Gesù, fa venire quell’ora verso di lei, spostandone
indietro le lancette, finché la gioia pasquale non irrompe sulla mensa degli
uomini.
Sempre in cammino. E per
giunta, in salita.
Da quando si mise in viaggio
«verso la montagna», fino al giorno del Golgota, anzi fino al crepuscolo
dell’Ascensione quando salì anche lei con gli apostoli «al piano superiore» in
attesa dello Spirito, i suoi passi sono sempre scanditi dal l’affanno delle
alture.
Avrà fatto anche le discese,
e Giovanni ne ricorda una quando dice che Gesù, dopo le nozze di Cana, «discese
a Cafarnao insieme con sua madre». Ma l’insistenza con cui il Vangelo accompagna
con il verbo “salire” i suoi viaggi a Gerusalemme, più che alludere
all’ansimare del petto o al gonfiore dei piedi, sta a dire che la
peregrinazione terrena di Maria simbolizza tutta la fatica di un esigente
itinerario spirituale.
Breve pausa di silenzio.
RIFLESSIONE
Breve pausa di
silenzio.
PREGHIRERA
P – Santa Maria, donna della
strada, come vorremmo somigliarti nelle nostre corse trafelate, ma non abbiamo
traguardi. Siamo pellegrini come te, ma senza santuari verso cui andare. Siamo
più veloci di te, ma il deserto ingoia i nostri passi. Camminiamo sull’asfalto,
ma il bitume cancella le nostre orme.
Forzàti del “cammina
cammina”, ci manca nella bisaccia di viandanti la cartina stradale che dia
senso alle nostre itineranze. E con tutti i raccordi anulari che abbiamo a
disposizione, la nostra vita non si raccorda con nessuno svincolo costruttivo,
le ruote girano a vuoto sugli anelli dell’assurdo, e ci ritroviamo
inesorabilmente a contemplare gli stessi panorami.
Donaci, ti preghiamo, il
gusto della vita. Facci assaporare l’ebbrezza delle cose. Offri risposte
materne alle domande di significato circa il nostro interminabile andare. E se
sotto i nostri pneumatici violenti, come un tempo sotto i tuoi piedi nudi, non
spuntano più i fiori, fa’ che rallentiamo almeno le nostre frenetiche corse per
goderne il profumo e ammirane la bellezza.
Santa Maria, donna della
strada, fa’ che i nostri sentieri siano, come lo furono i tuoi, strumento di
comunicazione con la gente, e non nastri isolanti entro cui assicuriamo la
nostra aristocratica solitudine.
Liberaci dall’ansia della
metropoli e donaci l’impazienza di Dio.
L’impazienza di Dio ci fa
allungare il passo per raggiungere i compagni di strada. L’ansia della
metropoli, invece, ci rende specialisti del sorpasso. Ci fa guadagnare tempo,
ma ci fa perdere il fratello che cammina accanto a noi. Ci mette nelle vene la
frenesia della velocità, ma svuota di tenerezza i nostri giorni. Ci fa premere
sull’acceleratore, ma non dona alla nostra fretta, come alla tua, sapori di
carità. Comprime nelle sigle perfino i sentimenti, ma ci priva della gioia di
quelle relazioni corte che, per essere veramente umane, hanno bisogno del
gaudio di cento parole.
Santa Maria, donna della strada,
«segno di sicura speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio»,
facci capire come, più che sulle mappe della geografia, dobbiamo cercare sulle
tavole della storia le carovaniere dei nostri pellegrinaggi. È su questi
itinerari che crescerà la nostra fede.
Prendici per mano e facci
scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni, negli
accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti delle
onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di popoli nuovi, nelle attese di
solidarietà che si colgono nell’aria.
Verso questi santuari dirigi
i nostri passi. Per scorgere sulle sabbie dell’effimero le orme dell’eterno.
Restituisci sapori di ricerca interiore alla nostra inquietudine di turisti
senza meta.
Se ci vedi allo sbando, sul
ciglio della strada, fermati, Samaritana dolcissima, per versare sulle nostre
ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. E poi rimettici in
carreggiata. Dalle nebbie di questa “valle di lacrime”, in cui si consumano le
nostre afflizioni, facci volgere gli occhi verso i monti da dove verrà l’aiuto.
E allora sulle nostre strade fiorirà l’esultanza del Magnificat.
Come avvenne in quella
lontana primavera, sulle alture della Giudea, quando ci salisti tu.
T - Amen.
Breve pausa di
silenzio.
VESPRI
(del
giorno corrente)
3° giorno: 1°
Dicembre
MARIA, DONNA DI
PARTE
SALUTO
P –
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T –
Amen.
P – Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, il quale si è degnato di nascere dalla Vergine Maria.
T – Benedetto
nei secoli il Signore.
T – Ave, Maria…
INNO
Rit. Per sempre si canti la
lode di te,
o Vergine santa, o Madre
d’amor.
Nel
giorno funesto che l’uomo peccò
soltanto
una stella accesa restò.
Sei
tu quella stella d’intatto candor,
che
dona speranza e guida Gesù.
Lo
Spirito Santo te sola colmò
di
grazia divina e d’ogni virtù.
Tu
sei benedetta tra tutte quaggiù:
il
casto tuo seno si scelse il Signor.
E tu
benedici, così ti preghiam,
chiunque
t’invoca con fervido cuor.
PREGHIERA INIZIALE
P –
Preghiamo.
O Dio, Padre buono, che in Maria, primogenita della redenzione, ci hai dato una madre di
immensa tenerezza, apri i nostri cuori alla gioia dello Spirito, e fa’ che a
imitazione della Vergine impariamo a magnificarti per l’opera stupenda compiuta
nel Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. T – Amen.
LETTURA BIBLICA (Lc 1,46-55)
L – Ascoltate
la Parola del Signore dal Vangelo secondo Luca.
Allora Maria disse:
« L'anima mia magnifica il Signore,
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della
sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua
discendenza, per sempre».
Breve pausa di
silenzio.
MEDITAZIONE
L – Dagli scritti
di don Tonino Bello vescovo.
Maria, donna di
parte.
No, non fu neutrale. Basta
leggere il Magnificat per rendersi
conto che Maria si è schierata. Ha preso posizione, cioè dalla parte dei
poveri, naturalmente. Degli umiliati e offesi di tutti i tempi. Dei
discriminati dalla cattiveria umana e degli esclusi dalla forza del destino. Di
tutti coloro, insomma, che non contano nulla davanti agli occhi della storia.
Non mi va di avallare certe
interpretazioni che favoriscono una lettura puramente politica del Magnificat quasi fosse, nella lotta
continua tra oppressi e oppressori, una specie di marsigliese ante litterarn del fronte cristiano di
liberazione. Significherebbe ridurre di gran lunga gli orizzonti dei sentimenti
di Maria, che ha cantato liberazioni più profonde e durature di quelle
provocate dalle semplici rivolte sociali. I suoi accenti profetici, pur
includendole, vanno oltre le rivendicazioni di una giustizia terrena, e
scuotono l’assetto di ben più radicali iniquità.
Sta di fatto, però, che, sul
piano storico, Maria ha fatto una precisa scelta di campo. Si è messa dalla
parte dei vinti, Ha deciso di giocare con la squadra che perde. Ha scelto di
agitare come bandiera gli stracci dei miserabili e non di impugnare i lucidi
gagliardetti dei dominatori.
Si è arruolata, per così
dire, nell’esercito dei poveri. Ma senza roteare le armi contro i ricchi.
Bensì, invitandoli alla diserzione. E intonando, di fronte ai bivacchi notturni
del suo accampamento, perché le udissero dall’alto, canzoni cariche di nostalgia.
Ha esaltato, così, la misericordia di Dio. E ci ha rivelato che è partigiano
anche Lui, visto che prende le difese degli umili e disperde i superbi nei
pensieri del loro cuore; stende il suo braccio a favore dei deboli e fa
rotolare i violenti dai loro piedistalli con le ossa in frantumi; ricolma di
beni gli affamati e si diverte a rimandare i possidenti con un pugno di mosche
in mano e con un palmo di naso in fronte.
Qualcuno forse troverà
discriminatorio questo discorso, e si chiederà come possa conciliarsi la
collocazione di Maria dalla parte dei poveri con l’universalità del suo amore e
con la sua riconosciuta tenerezza per i peccatori, di cui i superbi, i
prepotenti e i senza cuore sono la razza più inquietante.
La risposta non è semplice.
Ma diventa chiara se si riflette che Maria non è come certe madri che, per amor
di quieto vivere, danno ragione a tutti e, pur di non creare problemi,
finiscono con l’assecondare i soprusi dei figli più discoli. No. Lei prende
posizione. Senza ambiguità e senza mezze misure. La parte, però, su cui sceglie
di attestarsi non è il fortilizio delle rivendicazioni di classe, e neppure la
trincea degli interessi di un gruppo. Ma è il terreno, l’unico, dove lei spera
che un giorno, ricomposti i conflitti, tutti i suoi figli, ex oppressi ed ex
oppressori, ridiventati fratelli, possano trovare finalmente la loro
liberazione.
Breve pausa di
silenzio.
RIFLESSIONE
Breve pausa di
silenzio.
PREGHIRERA
P – Santa Maria, donna di
parte, come siamo distanti dalla tua logica! Tu ti sei fidata di Dio e, come
Lui, hai scommesso tutto sui poveri, affiancandoti a loro e facendo della
povertà l’indicatore più chiaro del tuo abbandono totale in Lui, il quale «ha scelto ciò che nel mondo è stolto per
confondere i sapienti; ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i
forti; ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla
per ridurre a nulla le cose che sono». Noi, invece, andiamo più sul sicuro.
Non ce la sentiamo di rischiare. Ci vogliamo garantire dagli imprevisti. Sarà
pure giusto lo stile aleatorio del Signore, ma intanto preferiamo la praticità
terra terra dei nostri programmi. Sicché, pur declamando con la bocca i
paradossi di Dio, continuiamo a fare assegnamento sulla forza e sul prestigio,
sul denaro e sull’astuzia, sul successo e sul potere.
Quando ci decideremo, sul tuo
esempio, a fare scelte umanamente perdenti, nella convinzione che solo passando
dalla tua sponda potremo redimerci e redimere?
Santa Maria, donna di parte,
tienici lontani dalla tentazione di servire a due padroni. Obbligaci a uscire
allo scoperto. Non farci essere così incauti da voler sperimentare impossibili
conciliazioni degli opposti. Preservaci dal sacrilegio di legittimare, per un
malinteso senso dell’universalità cristiana, le violenze consumate a danno
degli oppressi. Quando, per non dispiacere ai potenti o per paura di alienarcene
i favori, pratichiamo sconti sul prezzo della verità, coprici il volto di
rossore.
Liberaci dall’indifferenza di
fronte alle ingiustizie e a chi le compie. Ma donaci la tolleranza. Che è
un’attitudine sperimentabile solo se si sta dalla parte dove ti sei messa tu.
Perché, in fondo, anche noi siamo di parte. Ma i recinti che ci racchiudono
trasudano scomuniche, sanno di setta, sono privi di attese, e non hanno profumi
di liberazioni imminenti.
Santa Maria, donna di parte,
noi ti preghiamo per la Chiesa di Dio, che, a differenza di te, fa ancora tanta
fatica ad allinearsi coraggiosamente con i poveri. In teoria essa dichiara l’opzione preferenziale in loro favore. Ma
in pratica rimane spesso sedotta dalle manovre accaparratrici dei potenti.
Nelle formulazioni dei suoi progetti pastorali decide di “partire dagli
ultimi”. Ma nei percorsi concreti dei suoi itinerari si mantiene
prudenzialmente al coperto, andando a braccetto coi primi.
Aiutala a uscire dalla sua
pavida neutralità. Dalle la fierezza di riscoprirsi coscienza critica delle
strutture di peccato che schiacciano gli indifesi e respingono a quote subumane
i due terzi del mondo. Ispirale accenti di fiducia. E mettile sulle labbra le
cadenze eversive del Magnificat, di cui, talvolta, sembra che abbia smarrito
gli accordi.
Solo così potrà dare
testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace. E gli uomini
si apriranno ancora una volta alla speranza di un mondo nuovo. Come avvenne
quel giorno di duemila anni fa. Sui monti di Giuda.
T - Amen.
Breve pausa di
silenzio.
VESPRI
(del
giorno corrente)
4° giorno: 2
Dicembre
MARIA, DONNA DELL’ATTESA
SALUTO
P –
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T –
Amen.
P – Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, il quale si è degnato di nascere dalla Vergine Maria.
T – Benedetto
nei secoli il Signore.
T – Ave, Maria…
INNO
Rit. Per sempre si canti la
lode di te,
o Vergine santa, o Madre
d’amor.
Nel
giorno funesto che l’uomo peccò
soltanto
una stella accesa restò.
Sei
tu quella stella d’intatto candor,
che
dona speranza e guida Gesù.
Lo
Spirito Santo te sola colmò
di
grazia divina e d’ogni virtù.
Tu
sei benedetta tra tutte quaggiù:
il
casto tuo seno si scelse il Signor.
E tu
benedici, così ti preghiam,
chiunque
t’invoca con fervido cuor.
PREGHIERA INIZIALE
P –
Preghiamo.
Dio fedele, che nella beata Vergine Maria hai dato
compimento alle promesse fatti ai padri, donaci di seguire l'esempio della
Figlia di Sion che a te piacque per l'umiltà e con l'obbedienza cooperò alla
redenzione del mondo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli.
T – Amen.
LETTURA BIBLICA (Mt 1,18-25)
L – Ascoltate
la Parola del Signore dal Vangelo secondo Matteo.
Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua
madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere
insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva
ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che
gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è
generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo
chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era
stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e
partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva
ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che
egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.
Breve pausa di
silenzio.
MEDITAZIONE
L – Dagli
scritti di don Tonino Bello vescovo.
Maria, donna
dell’attesa.
La vera tristezza non è
quando, la sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro in casa, ma quando tu
non attendi più nulla dalla vita.
E la solitudine più nera la
soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere
più: neppure per un eventuale ospite di passaggio.
Quando pensi, insomma, che
per te la musica è finita. E ormai i giochi siano fatti. E nessun’anima viva
verrà a bussare alla tua porta. E non ci saranno più né soprassalti di gioia
per una buona notizia, nè trasalimenti di stupore per una improvvisata. E
neppure fremiti di dolore per una tragedia umana: tanto non ti resta più
nessuno per il quale tu debba temere.
La vita allora scorre piatta
verso un epilogo che non arriva mai, come un nastro magnetico che ha finito
troppo presto una canzone, e si srotola interminabile, senza dire più nulla,
verso il suo ultimo stacco.
Attendere: ovvero
sperimentare il gusto di vivere.
Hanno detto addirittura che
la santità di una persona si commisura dallo spessore delle sue attese. Forse è
vero.
Se è così, bisogna concludere
che Maria è la più santa delle creature proprio perché tutta la sua vita appare
cadenzata dai ritmi gaudiosi di chi aspetta qualcuno.
Già il contrassegno iniziale
con cui il pennello di Luca la identifica è carico di attese: «Promessa sposa
di un uomo della casa di Davide».
Fidanzata, cioè.
A nessuno sfugge a quale
messe di speranze e di batticuori faccia allusione quella parola che ogni donna
sperimenta come preludio di misteriose tenerezze. Prima ancora che nel Vangelo
venga pronunciato il suo nome, di Maria si dice che era fidanzata. Vergine in
attesa. In attesa di Giuseppe. In ascolto del frusciare dei suoi sandali, sul
far della sera, quando, profumato di legni e di vernici, egli sarebbe venuto a parlarle
dei suoi sogni.
Ma anche nell’ultimo
fotogramma con cui Maria si congeda dalle Scritture essa viene colta
dall’obiettivo nell’atteggiamento dell’attesa.
Lì, nel cenacolo, al piano
superiore, in compagnia dei discepoli, in attesa dello Spirito. In ascolto del
frusciare della sua ala, sul fare del giorno, quando, profumato di unzioni e di
santità, egli sarebbe disceso sulla Chiesa per additarle la sua missione di
salvezza.
Vergine in attesa,
all’inizio.
Madre in attesa, alla fine.
E nell’arcata sorretta da
queste due trepidazioni, una così umana e l’altra così divina, cento altre
attese struggenti.
L’attesa di lui, per nove
lunghissimi mesi. L’attesa di adempimenti legali festeggiati con frustoli di
povertà e gaudi di parentele. L’attesa del giorno, l’unico che lei avrebbe
voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa
senza farvi ritorno mai più. L’attesa dell’ora: l’unica per la quale non
avrebbe saputo frenare l’impazienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto
traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L’attesa dell’ultimo
rantolo dell’unigenito inchiodato sul legno. L’attesa del terzo giorno, vissuta
in veglia solitaria, davanti alla roccia.
Attendere: infinito del verbo
amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare
all’infinito.
Breve pausa di
silenzio.
RIFLESSIONE
Breve pausa di
silenzio.
PREGHIRERA
P – Santa Maria, Vergine
dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le
riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori, Riaccendi nelle
nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro, quando bastava un
nonnulla per farci trasalire di gioia: l’arrivo di un amico lontano, il rosso
di sera dopo un temporale, il crepitare del ceppo che d’inverno sorvegliava i
rientri in casa, le campane a stormo nei giorni di festa, il sopraggiungere
delle rondini in primavera, l’acre odore che si sprigionava dalla stretta dei
frantoi, le cantilene autunnali che giungevano dai palmenti, l’incurvarsi
tenero e misterioso del grembo materno, il profumo di spigo che irrompeva
quando si preparava una culla.
Se oggi non sappiamo
attendere più, è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le
sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio. E, ormai paghi dei mille
surrogati che ci assediano, rischiamo di non aspettarci più nulla neppure da
quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio
dell’alleanza.
Santa Maria, donna
dell’attesa, conforta il dolore delle madri per i loro figli che, usciti un
giorno di casa, non ci son tornati mai più, perché uccisi da un incidente
stradale o perché sedotti dai richiami della giungla. Perché dispersi dalla
furia della guerra o perché risucchiati dal turbine delle passioni. Perché
travolti dalla tempesta del mare o perché travolti dalle tempeste della vita.
Colma di pace il vuoto
interiore di chi nella vita le ha sbagliate tutte, e l’unica attesa che ora lo
lusinga è quella della morte. Asciuga le lacrime di chi ha coltivato tanti
sogni a occhi aperti, e per la cattiveria della gente se li è visti così
svanire a uno a uno, che ormai teme anche di sognare a occhi chiusi.
Santa Maria, Vergine
dell’attesa, donaci un’anima vigiliare: ci sentiamo purtroppo più figli del
crepuscolo che profeti dell’avvento. Sentinella del mattino, ridestaci nel
cuore la passione di giovani annunci da portare al mondo, che si sente già
vecchio. Portaci, finalmente, arpa e cetra, perché con te mattiniera possiamo
svegliare l’aurora.
Di fronte ai cambi che
scuotono la storia, donaci di sentire sulla pelle i brividi dei cominciamenti.
Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è
segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò,
ministri dell’attesa. E il Signore che viene, Vergine dell’Avvento, ci
sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano.
T - Amen.
Breve pausa di
silenzio.
VESPRI
(del
giorno corrente)
5° giorno: 3
Dicembre
MARIA, DONNA
DEL PRIMO SGUARDO
SALUTO
P –
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T –
Amen.
P – Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, il quale si è degnato di nascere dalla Vergine Maria.
T – Benedetto
nei secoli il Signore.
T – Ave, Maria…
INNO
Rit. Per sempre si canti la
lode di te,
o Vergine santa, o Madre
d’amor.
Nel
giorno funesto che l’uomo peccò
soltanto
una stella accesa restò.
Sei
tu quella stella d’intatto candor,
che
dona speranza e guida Gesù.
Lo
Spirito Santo te sola colmò
di
grazia divina e d’ogni virtù.
Tu
sei benedetta tra tutte quaggiù:
il
casto tuo seno si scelse il Signor.
E tu
benedici, così ti preghiam,
chiunque
t’invoca con fervido cuor.
PREGHIERA INIZIALE
P –
Preghiamo.
O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai
donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa' che sperimentiamo la sua
intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l'autore della vita,
Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli.
T – Amen.
LETTURA BIBLICA (Lc 2,1-14)
L – Ascoltate
la Parola del Signore dal Vangelo secondo Luca.
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò
che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu
fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi
registrare, ciascuno nella sua città.
Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia
di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di
Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa,
che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i
giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in
fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro
nell'albergo.
C'erano in quella regione alcuni pastori che
vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si
presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono
presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: « Non temete, ecco vi
annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella
città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia ». E subito
apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e
diceva: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che
egli ama ».
Breve pausa di
silenzio.
MEDITAZIONE
L – Dagli
scritti di don Tonino Bello vescovo.
Maria, donna
del primo sguardo.
Sì, è stata lei la prima a
posare gli occhi sul corpo nudo di Dio.
E l’ha avvolto immediatamente
con lo sguardo. Prima ancora di avvolgerlo in fasce, Anzi, l’ha coperto subito
nei panni, quasi per comprimere la luce di quel corpo e non rimanerne accecata.
Eccolo lì, l’atteso delle
genti lambito dagli occhi di Maria, come agnello tremante sfiorato dalla lingua
materna.
I patriarchi ne avevano spiato
l’arrivo fin dai secoli remoti. Ma, pur marcando i sopraccigli canuti, non
ebbero la gioia di vederlo
I profeti, con vaticini
carichi di mistero, ne avevano disegnato il volto. Ma i loro occhi si erano
chiusi senza poterlo fissare da vicino.
I poveri avevano provato mille
soprassalti a ogni stormire di notizie. Ma si dovettero accontentare ogni volta
di inseguirlo nei sogni.
Nelle notti d’inverno i
pastori, al crepitare del bivacco, parlavano di colui che sarebbe venuto. E i
loro occhi, mentre si allenavano a sostenere la fiamma dei sarmenti, luccicavano
di febbre.
Nelle sere di primavera,
dense di presagi, i padri additavano ai figli le stelle del firmamento e li
cullavano con le cadenze di antiche poesie: «Oh, se tu squarciassi i cieli e
scendessi...». Poi chiudevano le palpebre anche loro, stanchi di scrutare. Le
fanciulle ebree, profumate di gerani e di desideri, si confidavano l’un l’altra
ingenui presentimenti di arcane maternità. Ma nel lampeggiare delle pupille
balenava subito la malinconia dolcissima di chi non verrà mai esaudito.
Occhi di vegliardi e di
bambini. Occhi di esuli e di oppressi. Occhi di sofferenti e di sognatori.
Quanti occhi protesi verso di
lui! Anelanti la vista del suo volto. Delusi per ritardi imprevisti. Stanchi
per lunghe vigilie. Fiammeggianti per subitanee speranze. Chiusi sottoterra per
sempre, dopo l’ultima struggente invocazione: «Ostende faciem tuam!».
Ed eccolo finalmente lì,
l’Emmanuele, bagnato dalle lacrime della puerpera, che scintillano come gemme
al guizzare della lanterna.
Gli occhi di Maria tremano
d’amore sul corpo di Gesù. Nella loro profondità si riaccende una lunga catena
di sguardi inesauditi del passato. Nelle sue pupille si concentra la
trepidazione di attese secolari. E nell’iride le si destano all’improvviso
fuochi sopiti sotto le ceneri del tempo.
Maria diventa così la donna
del primo sguardo.
Solo una creatura come lei,
d’altra parte, poteva dare degnamente il benvenuto sulla terra al Figlio di
Dio, accarezzandolo con occhi trasparenti di santità.
Dopo di lei, avranno il
privilegio di vederlo tanti altri. Lo vedrà Giuseppe. Lo vedranno i pastori.
Più tardi, lo vedrà Simeone, che se ne morirà in pace perché i suoi occhi hanno
potuto contemplare la salvezza di Dio…
Ma la prima a fasciarlo con
la tiepida trama del suo sguardo, nella notte profumata di muschio e di stalla,
perché il fieno non lo pungesse e il freddo non lo raggelasse, fu lei.
Donna del primo sguardo:
prescelta, cioè, dai secoli eterni per essere, dopo una foresta di attese,
riviera limpidissima bagnata dal fiume della grazia.
Breve pausa di
silenzio.
PREGHIRERA
P – Santa Maria, donna del
primo sguardo, donaci la grazia dello stupore. Il mondo ci ha rubato la
capacità di trasalire. Non c’è rapimento negli occhi. Siamo stanchi di aguzzare
la vista, perché non ci sono più arrivi in programma. L’anima è riarsa come il
greto di un torrente senz’acqua. Le falde profonde della meraviglia si sono
prosciugate. Vittime della noia, conduciamo una vita arida di estasi. Ci
sfilano sotto gli occhi solo cose già viste, come sequenze di un film ripetute
più volte.
Ci sfugge l’ora in cui il
primo acino d’uva rosseggia tra i pampini. Viviamo stagioni senza primizie di
vendemmie. Anzi, sappiamo già quale sapore ogni frutto racchiude sotto la
corteccia.
Tu che hai provato le
sorprese di Dio, restituiscici, ti preghiamo, il gusto delle esperienze che
salvano, e non risparmiarci la gioia degli incontri decisivi che abbiano il
sapore della “prima volta”
Santa Maria, donna del primo
sguardo, donaci la grazia della tenerezza.
Le tue palpebre, quella
notte, sfiorarono l’Agnello deposto ai tuoi piedi con un tiepido brivido d’ala.
Le nostre, invece, si poggiano sulle cose, pesanti come pietre. Passano sulla
pelle, ruvide come stracci di bottega. Feriscono i volti, come lame di rasoio.
I tuoi occhi vestirono di
carità il Figlio di Dio. I nostri, invece, spogliano con cupidigia i figli
dell’uomo.
Al primo contatto delle tue
pupille con la sorgente della luce si illuminarono gli sguardi delle
generazioni passate. Quando, invece, spalanchiamo noi le nostre orbite,
contaminiamo anche le cose più sante e spegniamo gli sguardi delle generazioni
future.
Tu che hai portato sempre
negli occhi incontaminati i riverberi della trasparenza di Dio, aiutaci perché
possiamo sperimentare tutta la verità delle parole di Gesù: «La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque
il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce».
Santa Maria, donna del primo
sguardo, grazie perché, curva su quel bambino, ci rappresenti tutti.
Tu sei la prima creatura ad
aver contemplato la carne di Dio fatto uomo: e noi vogliamo affacciarci alla
finestra degli occhi tuoi per fruire con te di questa primizia.
Ma sei anche la prima
creatura della terra che Dio ha visto con i suoi occhi di carne: e noi vogliamo
aggrapparci alle tue vesti per spartire con te questo privilegio.
Grazie, impareggiabile amica
dei nostri Natali. Speranza delle nostre solitudini. Conforto dei nostri gelidi
presepi senza cori di angeli e senza schiere di pastori.
Perdonaci se i nostri sguardi
sono protesi altrove. Se inseguiamo altri volti. Se corriamo dietro ad altre
sembianze. Ma tu sai che nel fondo dell’anima ci è rimasta la nostalgia di
quello sguardo. Anzi, di quegli sguardi: del tuo e del suo.
E allora, un’occhiata,
daccela pure a noi, madre di misericordia. Soprattutto quando sperimentiamo
che, a volerci bene, non ci sei rimasta che tu. T -
Amen.
Breve pausa di
silenzio.
VESPRI
(del
giorno corrente)
6° giorno: 4
Dicembre
MARIA, DONNA DI
FRONTIERA
SALUTO
P –
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T –
Amen.
P – Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, il quale si è degnato di nascere dalla Vergine Maria.
T – Benedetto
nei secoli il Signore.
T – Ave, Maria…
INNO
Rit. Per sempre si canti la
lode di te,
o Vergine santa, o Madre
d’amor.
Nel
giorno funesto che l’uomo peccò
soltanto
una stella accesa restò.
Sei
tu quella stella d’intatto candor,
che
dona speranza e guida Gesù.
Lo
Spirito Santo te sola colmò
di
grazia divina e d’ogni virtù.
Tu
sei benedetta tra tutte quaggiù:
il
casto tuo seno si scelse il Signor.
E tu
benedici, così ti preghiam,
chiunque
t’invoca con fervido cuor.
PREGHIERA INIZIALE
P –
Preghiamo.
Dio fedele, che nella beata Vergine Maria hai dato
compimento alle promesse fatte ai padri, donaci di seguire l'esempio della Figlia
di Sion che a te piacque per l'umiltà e con l'obbedienza cooperò alla
redenzione del mondo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli.
T – Amen.
LETTURA BIBLICA (Mt 2,13-15.19-23)
L – Ascoltate
la Parola del Signore dal Vangelo secondo Matteo.
I Magi erano
appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli
disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggì in Egitto, e resta
là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per
ucciderlo».
Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua
madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode,
perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
“Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio”.
Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a
Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e
va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del
bambino».
Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre,
ed entrò nel paese d'Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea
Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in
sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare
in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai
profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Breve pausa di
silenzio.
MEDITAZIONE
L – Dagli
scritti di don Tonino Bello vescovo.
Maria, donna di
frontiera.
Scompare appena sullo
scenario della salvezza, e già la vediamo intenta a varcare confini.
Se non proprio con i visti
rilasciati dal ministero degli Esteri, deve subito vedersela con le
tribolazioni che si accompagnano a ogni espatrio forzato. Come una emigrante
qualsiasi del Meridione. Anzi, peggio. Perché non deve passare la frontiera per
motivi di lavoro. Ma in cerca di asilo politico. Molto chiaro l’ordine
trasmesso dall’angelo a Giuseppe: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre
e fuggi in Egitto, e resta là finché ti avvertirò, perché Erode sta cercando il
bambino per ucciderlo».
Ed eccola lì, sul confine. Da
una parte, l’ultima terra rossa di Canaan. Dall’altra, la prima sabbia dei
Faraoni.
Eccola lì, tremante come una
cerva inseguita. vero che gode del diritto di extraterritorialità, dal momento
che stringe tra le braccia colui il cui dominio va «da mare a mare e dal fiume
fino agli estremi confini della terra». Ma sa pure che, come salvacondotto, è
troppo rischioso esibire quel bambino alla polizia di frontiera.
Il Vangelo non ci lascia
neppure una riga di quel drammatico momento. Ma non è difficile figurarsi
Maria, trepida e coraggiosa, lì, sullo spartiacque di due culture così diverse.
Quella foto di gruppo. che Matteo non ha scattato sulla striscia doganale, ma
che si conserva ugualmente nell’album del nostro immaginario più vero, rimane
una icona di incomparabile suggestione per tutti noi, che oggi siamo chiamati a
confrontarci con nuovi costumi e nuovi linguaggi.
Perfino nel suo congedo dalla
scena biblica Maria si caratterizza come donna di frontiera. E presente,
difatti, nel Cenacolo, quando lo Spirito Santo, scendendo sui membri della
Chiesa nascente, li costituisce «testimoni fino agli estremi confini della
terra».
Noi non sappiamo se, seguendo
Giovanni, ha dovuto varcare ancora una volta le frontiere. Secondo alcuni,
avrebbe chiuso i suoi giorni nella città di Efeso: all’estero, cioè. Una cosa è
certa: che, dal giorno di Pentecoste, Maria è divenuta madre di «una
moltitudine immensa di ogni nazione, razza, popolo e lingua», e ha acquistato
una cittadinanza planetaria che le permette di collocarsi su tutte le frontiere
del mondo, per dire ai suoi figli che queste, prima o poi, son destinate a
cadere.
Ma c’è un momento ancora più
forte in cui Maria si staglia, con tutta la sua grandezza simbolica, come donna
di frontiera. E’ il momento della Croce.
Quel legno non solo ha
abbattuto il muro di separazione che divideva gli Ebrei dai pagani, facendo dei
due un popolo solo, ma ha anche riconciliato l’uomo con Dio nell’unica carne di
Cristo. La Croce rappresenta, perciò, l’ultima linea dì demarcazione tra cielo
e terra. Il confine, ormai valicabile, tra tempo ed eternità. La frontiera
suprema, attraverso la quale la storia umana entra in quella divina e diventa
l’unica storia di salvezza,
Ebbene, Maria sta presso
quella frontiera E la bagna di lacrime.
Breve pausa di
silenzio.
RIFLESSIONE
Breve pausa di
silenzio.
PREGHIRERA
P – Santa Maria, donna di
frontiera, noi siamo affascinati da questa tua collocazione che ti vede, nella
storia della salvezza, perennemente attestata sulle linee di confine, tutta
tesa non a separare, ma a congiungere mondi diversi che si confrontano.
Tu stai sui crinali che
passano tra Antico e Nuovo Testamento. Tu sei l’orizzonte che congiunge le
ultime propaggini della notte e i primi chiarori del giorno. Tu sei l’aurora
che precede il Sole di giustizia. Tu sei la stella del mattino. In te, come
dice la lettera ai Galati, giunge «la pienezza dei tempi» in cui Dio decide di
nascere «da donna»: con la tua persona, cioè, si conclude un processo
cronologico centrato sulla giustizia, e ne matura un altro centrato sulla
misericordia.
Santa Maria, donna di
frontiera, grazie per la tua collocazione accanto alla Croce di Gesù. Issata
fuori dell’abitato, quella Croce sintetizza le periferie della storia ed è il
simbolo di tutte le marginalità della terra: ma è anche luogo di frontiera,
dove il futuro si introduce nel presente allagandolo di speranza.
E’ di questa speranza che
abbiamo bisogno. Mettiti, perciò, al nostro fianco. Noi oggi stiamo vivendo
l’epoca della transizione. Scorgiamo le pietre terminali delle nostre secolari
civiltà. Addensàti sugli incroci, ci sentiamo protagonisti di un drammatico
trapasso epocale, quasi da un’èra geologica all’altra. Ammassàti sul discrimine
da cui si divaricano le culture, siamo incerti se scavalcare i paletti
catastali che hanno protetto finora le nostre identità. Le “cose nuove” con cui
ci obbligano a fare i conti le turbe dei poveri, gli oppressi, i rifugiati, gli
uomini di colore, e tutti coloro che mettono a soqquadro le nostre antiche
regole del gioco, ci fanno paura. Per difenderci da marocchini e albanesi
ingrossiamo i cordoni di sicurezza. Le frontiere, insomma, nonostante il gran
parlare sulle nostre panoramiche multirazziali, siamo più tentati a chiuderle
che ad aprirle. Perciò abbiamo bisogno di te: perché la speranza abbia il
sopravvento e non abbia a collassarci un tragico shock da futuro.
Santa Maria, donna di
frontiera, c’è un appellativo dolcissimo con cui l’antica tradizione cristiana,
esprimendo questo tuo stare sugli estremi confini della terra, ti invoca come
«porta del Cielo».
Ebbene, «nell’ora della
morte», come hai fatto con Gesù, fermati accanto alla nostra solitudine.
Sorveglia le nostre agonie. Non muoverti dal nostro fianco. Sull’ultima linea
che separa l’esilio dalla patria, tendici la mano. Perché, se sul limitare
decisivo della nostra salvezza ci sarai tu, passeremo la frontiera. Anche senza
passaporto.
T - Amen.
Breve pausa di
silenzio.
VESPRI
(del
giorno corrente)
7° giorno: 5
Dicembre
MARIA, DONNA
MISSIONARIA
SALUTO
P –
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T –
Amen.
P – Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, il quale si è degnato di nascere dalla Vergine Maria.
T – Benedetto
nei secoli il Signore.
T – Ave, Maria…
INNO
Rit. Per sempre si canti la
lode di te,
o Vergine santa, o Madre
d’amor.
Nel
giorno funesto che l’uomo peccò
soltanto
una stella accesa restò.
Sei
tu quella stella d’intatto candor,
che
dona speranza e guida Gesù.
Lo
Spirito Santo te sola colmò
di
grazia divina e d’ogni virtù.
Tu
sei benedetta tra tutte quaggiù:
il
casto tuo seno si scelse il Signor.
E tu
benedici, così ti preghiam,
chiunque
t’invoca con fervido cuor.
PREGHIERA INIZIALE
P –
Preghiamo.
O Dio, che nella Vergine Maria, capolavoro del tuo
Spirito, ci hai donato le primizie della creazione nuova, fa' che liberati dalla
schiavitù del peccato abbracciamo con tutto il cuore la novità del Vangelo,
testimoniando in parole e opere il comandamento dell'amore. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità
dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. T – Amen.
LETTURA BIBLICA (Gal 4,4-7)
L – Ascoltate
la Parola di Dio dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati.
Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio
mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro
che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi
siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito
del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e
se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.
Breve pausa di
silenzio.
MEDITAZIONE
L – Dagli
scritti di don Tonino Bello vescovo.
Maria, donna
missionaria.
Gli esperti assicurano che si
tratta del testo mariano più antico del Nuovo Testamento. Si trova nel capitolo
quarto della Lettera ai Galati: «Quando
venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna...».
È un passo che esprime, pur
nella sua sobrietà, una suggestione incomparabile, non solo perché ci parla di
stagioni ormai mature per la redenzione, ma anche perché, con quel «nato da
donna», ci fa capire due cose molto importanti: il radicamento dell’Eterno sul
ceppo dell’umanità, e il radicamento di Maria nel progetto salvifico di Dio.
Ciò che, però, personalmente
mi colpisce di più in questa frase non è tanto l’esplicita affermazione della
maternità divina di Maria, quanto il fatto che ella, fin dal suo timido
ingresso iniziale sul vasto proscenio biblico, compare accanto a un
missionario. Sì, perché Gesù Cristo è presentato in questo testo come il grande
inviato da Dio. Il verbo “mandò”, infatti, è il termine tipico per indicare la
missione, qualifica il Figlio, in modo chiarissimo, come l’apostolo del Padre.
E allora, non vi sembra
splendido che Maria, per affacciarsi sulla veranda della storia della salvezza,
abbia scelto di esibirsi in pubblico per la prima volta strettamente associata
al grande missionario, quasi per significare che il tratto fondamentale della
sua figura materna è quello della missionarietà?
Certo nel Vangelo si trovano
tanti passi che manifestano più concretamente la finzione missionaria di Maria.
Basterebbe pensare alla visita presso la cugina Elisabetta. Sembra quasi che la
Vergine si muova sotto la spinta dello stesso verbo che ha sollecitato l’angelo
Gabriele a portare a Nazaret il lieto annunzio: «fu mandato».
«Missus est Angelus Gabriel a
Deo...». Fu
mandato!
Troppo forte l’urto di quel
verbo: non essendosi esaurito con la discesa dell’angelo sulla terra, ha
scaricato il rimanente dinamismo su Maria, che si è messa in viaggio verso le
alture di Giudea.
Fu mandata anche lei,
insomma. All’origine della sua trasferta, c’è ancora una volta il tipico verbo
missionario. Lei ha obbedito a quell’impulso. E, portando Cristo nel grembo, è
divenuta il primo ostensorio di lui, ha inaugurato le processioni del Corpus
Domini, ed è andata a portare annunci di liberazione ai parenti lontani.
A questo e ad altri passi si
potrebbe pensare ogni volta che si parla di Maria come messaggera della buona
novella. A me sembra, però, che, volendo scorgere la dimensione missionaria di
lei, non ci sia episodio biblico che possa pareggiare la pregnante forza
teologica di quel suo esordio accanto a Cristo, così come viene delineato nella
Lettera ai Galati.
Breve pausa di
silenzio.
RIFLESSIONE
Breve pausa di
silenzio.
PREGHIRERA
P – Santa Maria, donna
missionaria, concedi alla tua Chiesa il gaudio di riscoprire, nascoste tra le
zolle del verbo mandare, le radici
della sua primordiale vocazione. Aiutala a misurarsi con Cristo, e con nessun
altro: come te, che, apparendo agli albori della rivelazione neotestamentaria
accanto a lui, il grande missionario di Dio, lo scegliesti come unico metro
della tua vita.
Quando essa si attarda
all’interno delle sue tende dove non giunge il grido dei poveri, dàlle il
coraggio di uscire dagli accampamenti. Quando viene tentata di pietrificare la
mobilità del suo domicilio, rimuovila dalle sue apparenti sicurezze. Quando si
adagia sulle posizioni raggiunte, scuotila dalla sua vita sedentaria. Mandata da
Dio per la salvezza del mondo, la Chiesa è fatta per camminare, non per
sistemarsi.
Nomade come te, mettile nel
cuore una grande passione per l’uomo. Vergine gestante come te, additale la
geografia della sofferenza. Madre itinerante come te, riempila di tenerezza
verso tutti i bisognosi. E fa’ che di nient’altro sia preoccupata che di
presentare Gesù Cristo, come facesti tu con i pastori, con Simeone, con i magi
d’Oriente, e con mille altri anonimi personaggi che attendevano la redenzione.
Santa Maria, donna
missionaria, noi ti imploriamo per tutti coloro che avendo avvertito, più degli
altri, il fascino struggente di quella icona che ti raffigura accanto a Cristo,
l’inviato speciale del Padre, hanno lasciato gli affetti più cari per
annunciare il Vangelo in terre lontane.
Sostienili nella fatica.
Ristora la loro stanchezza. Proteggili da ogni pericolo. Dona ai gesti con cui
si curvano sulle piaghe dei poveri i tratti della tua verginale tenerezza.
Metti sulle loro labbra parole di pace. Fa’ che la speranza con cui promuovono
la giustizia terrena non prevarichi sulle attese sovrumane di cieli nuovi e
terre nuove. Riempi la loro solitudine. Attenua nella loro anima i morsi della
nostalgia. Quando hanno voglia di piangere, offri al loro capo la tua spalla di
madre.
Rendili testimoni della
gioia. Ogni volta che ritornano tra noi, profumati di trincea, fa’ che possiamo
attingere tutti al loro entusiasmo. Confrontandoci con loro, ci appaia sempre
più lenta la nostra azione pastorale, più povera la nostra generosità, più
assurda la nostra opulenza. E, recuperando su tanti colpevoli ritardi, sappiamo
finalmente correre ai ripari.
Santa Maria, donna
missionaria, tonifica la nostra vita cristiana con quell’ardore che spinse te,
portatrice di luce, sulle strade della Palestina. Anfora dello Spirito, riversa
il suo crisma su di noi, perché ci metta nel cuore la nostalgia degli «estremi
confini della terra». E anche se la vita ci lega ai meridiani e ai paralleli
dove siamo nati, fa’ che ci sentiamo egualmente sul collo il fiato delle
moltitudini che ancora non conoscono Gesù. Spalancaci gli occhi perché sappiamo
scorgere le afflizioni del mondo. Non impedire che il clamore dei poveri ci
tolga la quiete. Tu che nella casa di Elisabetta pronunciasti il più bel canto
della teologia della liberazione, ispiraci l’audacia dei profeti. Fa’ che sulle
nostre labbra le parole di speranza non suonino menzognere. Aiutaci a pagare
con letizia il prezzo della nostra fedeltà al Signore. E liberaci dalla
rassegnazione.
T - Amen.
Breve pausa di
silenzio.
VESPRI
(del
giorno corrente)
8° giorno: 6
Dicembre
MARIA, DONNA
DEL VINO NUOVO
SALUTO
P –
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T –
Amen.
P – Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, il quale si è degnato di nascere dalla Vergine Maria.
T – Benedetto
nei secoli il Signore.
T – Ave, Maria…
INNO
Rit. Per sempre si canti la
lode di te,
o Vergine santa, o Madre
d’amor.
Nel
giorno funesto che l’uomo peccò
soltanto
una stella accesa restò.
Sei
tu quella stella d’intatto candor,
che
dona speranza e guida Gesù.
Lo
Spirito Santo te sola colmò
di
grazia divina e d’ogni virtù.
Tu
sei benedetta tra tutte quaggiù:
il
casto tuo seno si scelse il Signor.
E tu
benedici, così ti preghiam,
chiunque
t’invoca con fervido cuor.
PREGHIERA INIZIALE
P –
Preghiamo.
O Padre, che nella tua provvidenza mirabile hai
voluto associare la Vergine Maria al mistero della nostra salvezza, fa' che,
accogliendo l'invito della Madre, mettiamo in pratica ciò che il Cristo ci ha
insegnato nel Vangelo. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. T – Amen.
LETTURA BIBLICA (Gv 2,1-11)
L – Ascoltate
la Parola del Signore dal Vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea
e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi
discepoli.
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di
Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o
donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello
che vi dirà ».
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione
dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite
d'acqua le giare» ; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora
attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono.
E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il
maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che
avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da
principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu
invece hai conservato fino ad ora il vino buono».
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea,
manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Breve pausa di
silenzio.
MEDITAZIONE
L – Dagli
scritti di don Tonino Bello vescovo.
Maria, donna
del vino nuovo.
Nel Vangelo c’è un episodio,
quello delle nozze di Cana, che gli ultimi approfondimenti biblici ci obbligano
decisamente a rivedere, soprattutto per ciò che riguarda il ruolo di Maria.
Chi sa quante volte ci siamo
commossi pure noi dinanzi alla sensibilità della madre di Gesù che, con finezza
tutta femminile, ha intuito il disappunto degli sposi, a corto di vino, e ha
forzato la mano del figlio, troncando sul nascere l’evidente imbarazzo che
ormai serpeggiava dietro le quinte.
Pare certo, però, che
l’intenzione dell’evangelista non fosse tanto quella di mettere in evidenza la
sollecitudine di Maria a favore degli uomini, o la potenza della sua
intercessione presso il figlio. Quanto quella di presentarla come colei che
percepisce a volo il dissolversi del piccolo mondo antico e, anticipando l’ora di Gesù, introduce sul banchetto
della storia non solo i boccali della festa, ma anche i primi fermenti della
novità.
Festa e novità, quindi,
irrompono nella sala su espresso richiamo di lei.
A darcene conferma, c’è nella
pagina di Giovanni un particolare tutt’altro che accidentale, che anzi, a ben
considerarlo, esplode con la prepotenza di un invadente protagonismo. E’
costituito dalle sei giare di pietra, per la purificazione dei Giudei.
Oscene nella loro immobilità.
Ingombranti nella loro ampiezza prevaricatrice. Gelide come cadaveri, perché di
pietra. Inutili, perché vuote, agli effetti di una purificazione che sono ormai
incapaci di dare.
Sei, e non sette che è il
numero perfetto. Simbolo malinconico, quindi, di ciò che non giungerà mai a
completezza, che non toccherà più i confini della maturazione, che resterà
sempre al di sotto di ogni legittima attesa e di ogni bisogno del cuore.
Ebbene, di fronte a questo
scenario di paresi irreversibile rappresentato dalle giare (di pietra, come le
tavole di Mosè), Maria non solo avverte che la vecchia alleanza è ormai logora
e che l’antica economia di salvezza fondata sulle prescrizioni della legge ha
chiuso da tempo la sua contabilità, ma sollecita coraggiosamente la
transizione.
Vede raggiunti i livelli di
guardia da un mondo che boccheggia nella tristezza, e invoca da suo figlio non
tanto uno strappo alla legge della natura, quanto uno strappo alla natura della
legge. Questa non contiene ormai nulla, non è in grado di purificare nessuno e
non rallegra più il cuore del l’uomo.
Interviene, perciò,
d’anticipo, e chiede a Gesù un acconto sul vino della nuova alleanza che, lei
presente, sgorgherà inesauribile nell’ora
della Croce.
«Non hanno più vino». Non è
il tratto di una provvidenziale gentilezza che sopraggiunge a evitare la
mortificazione di due sposi. E’ un grido d’allarme che sopraggiunge per evitare
la morte del mondo.
Breve pausa di
silenzio.
RIFLESSIONE
Breve pausa di
silenzio.
PREGHIRERA
P – Santa Maria, donna del
vino nuovo, quante volte sperimentiamo pure noi che il banchetto della vita
languisce e la felicità si spegne sul volto dei commensali!
È il vino della festa che
vien meno.
Sulla tavola non ci manca
nulla: ma, senza il succo della vite, abbiamo perso il gusto del pane che sa di
grano. Mastichiamo annoiati i prodotti dell’opulenza: ma con l’ingordigia degli
epuloni e con la rabbia di chi non ha fame. Le pietanze della cucina nostrana
hanno smarrito gli antichi sapori: ma anche i frutti esotici hanno ormai poco
da dirci.
Tu lo sai bene da che cosa
deriva questa inflazione di tedio. Le scorte di senso si sono esaurite.
Non abbiamo più vino. Gli
odori asprigni del mosto non ci deliziano l’anima da tempo. Le vecchie cantine
non fermentano più. E le botti vuote danno solo spurghi d’aceto.
Muoviti, allora, a
compassione di noi, e ridonaci il gusto delle cose. Solo così le giare della
nostra esistenza si riempiranno fino all’orlo di significati ultimi. E
l’ebbrezza di vivere e di far vivere ci farà finalmente provare le vertigini.
Santa Maria, donna del vino
nuovo, fautrice così impaziente del cambio, che a Cana di Galilea provocasti
anzitempo il più grandioso esodo della storia, obbligando Gesù alle prove
generali della Pasqua definitiva, tu resti per noi il simbolo imperituro della
giovinezza.
Perché è proprio dei giovani
percepire l’usura dei moduli che non reggono più, e invocare rinascite che si
ottengono solo con radicali rovesciamenti di fronte, e non con impercettibili
restauri di laboratorio.
Liberaci, ti preghiamo, dagli
appagamenti facili. Dalle piccole conversioni sotto costo. Dai rattoppi di
comodo.
Preservaci dalle false
sicurezze del recinto, dalla noia della ripetitività rituale, dalla fiducia
incondizionata negli schemi, dall’uso idolatrico della tradizione.
Quando ci coglie il sospetto
che il vino nuovo rompa gli otri vecchi, donaci l’avvedutezza di sostituire i
contenitori. Quando prevale in noi il fascino dello status quo, rendici tanto risoluti da abbandonare gli accampamenti.
Se accusiamo cadute di tensione, accendi nel nostro cuore il coraggio dei
passi. E facci comprendere che la chiusura alla novità dello Spirito e
l’adattamento agli orizzonti dai bassi profili ci offrono solo la malinconia
della senescenza precoce. Santa Maria, donna del vino nuovo, noi ti ringraziamo
infine, perché con le parole «fate tutto
quello che egli vi dirà», tu ci sveli il misterioso segreto della
giovinezza.
E ci affidi il potere di
svegliare l’aurora anche nel cuore della notte.
T - Amen.
Breve pausa di
silenzio.
VESPRI
(del
giorno corrente)
9° giorno: 7
Dicembre
MARIA, DONNA
DEL POPOLO
SALUTO
P –
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T –
Amen.
P – Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, il quale si è degnato di nascere dalla Vergine Maria.
T – Benedetto
nei secoli il Signore.
T – Ave, Maria…
INNO
Rit. Per sempre si canti la
lode di te,
o Vergine santa, o Madre
d’amor.
Nel
giorno funesto che l’uomo peccò
soltanto
una stella accesa restò.
Sei
tu quella stella d’intatto candor,
che
dona speranza e guida Gesù.
Lo
Spirito Santo te sola colmò
di
grazia divina e d’ogni virtù.
Tu
sei benedetta tra tutte quaggiù:
il
casto tuo seno si scelse il Signor.
E tu
benedici, così ti preghiam,
chiunque
t’invoca con fervido cuor.
PREGHIERA INIZIALE
P –
Preghiamo.
Dio d'eterna sapienza e d'infinito amore, che dal
talamo purissimo di Maria hai fatto uscire lo Sposo della Chiesa, Gesù Cristo
tuo Figlio, il più bello tra i figli degli uomini, per intercessione della sua
gloriosa Madre, dona letizia e pace a tutti i popoli e fa' splendere la tua
santità nei nostri cuori. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è
Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli
dei secoli. T – Amen.
LETTURA BIBLICA (Mc 3,31-35)
L – Ascoltate
la Parola del Signore dal Vangelo secondo Marco.
In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi
fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.
Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero:
«Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i
miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno,
disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui
è mio fratello, sorella e madre».
Breve pausa di
silenzio.
MEDITAZIONE
L – Dagli
scritti di don Tonino Bello vescovo.
Maria, donna
del popolo.
Sì, il Signore se l’è scelta
proprio di là.
Oggi diremmo: dai rioni
popolari, grevi di sudori e impregnati di stabbio. Dai quartieri bassi, dove i
tuguri dei poveri, se rimangono ancora in piedi, è perché si appoggiano a
vicenda.
Penso a certe periferie, dove
le zanzare brulicano sulle pozzanghere della strada, e le mosche volteggiano
sugli escrementi. O a certe zone del centro storico, imbandierate con i panni
del bucato, dove vige il condominio degli stessi rumori e degli stessi silenzi.
Il Signore, Maria, l’ha
scoperta lì. Nell’intreccio dei vicoli, profumati di minestre meridiane e
allietati dal grido dei fruttivendoli. Tra le fanciulle che, dai pianerottoli
colmi di gerani, parlavano d’amore. Nel cortile dove i vicini prolungavano
nell’ultimo sbadiglio i racconti della sera, prima che si consumasse l’olio
della lampada e risonasse il tintinnare dei chiavistelli e si sprangassero gli
usci.
L’ha scoperta lì. Non lungo i
corsi della capitale, ma in un villaggio di pecorai, sconosciuto nell’Antico
Testamento, anzi, additato al pubblico sarcasmo dagli abitanti delle borgate
vicine: «Da Nazaret può mai venire
qualcosa di buono?».
L’ha scoperta lì, in mezzo
alla gente comune, e se l’è fatta sua.
Maria non aveva particolari
ascendenze dinastiche. L’araldica della sua famiglia non vantava stemmi
nobiliari come Giuseppe. Lui, sì: benché si fosse ridotto a fare il
carpentiere, era del casato illustre di Davide. Lei, invece, era una donna del
popolo. Ne aveva assorbito la cultura e il linguaggio, i ritornelli delle
canzoni e la segretezza del pianto, il costume del silenzio e le stigmate della
povertà. Prima di diventare madre, Maria era, dunque, figlia del popolo. Apparteneva,
anzi, all’anima più intima del popolo: agli anawim,
alla schiera dei poveri. Al resto d’Israele, sopravvissuto allo sgretolamento
delle tragedie nazionali. A quel nucleo residuale, cioè, che teneva vive le
speranze dei profeti, nel quale si concentravano le promesse dei patriarchi, e
da cui passava il filo rosso della fedeltà: «Farò
restare in mezzo a te un popolo umile e povero; confiderà nel nome del Signore
il resto d’Israele». Così aveva profetato Sofonia.
Donna del popolo, Maria si
mescola con i pellegrini che salgono al tempio e si accompagna alle loro
salmodìe. E se in uno di questi viaggi perde Gesù dodicenne, è perché,
«credendolo nella carovana», non sa immaginarsi suo figlio estraneo
all’ansimare della gente comune.
C’è nel Vangelo di Marco una
icona di incomparabile bellezza che delinea la natura, la vocazione e il
destino popolare di Maria. Un giorno, mentre Gesù sta parlando alla folla che
lo ascolta seduta in cerchio, arriva lei con alcuni parenti. A chi lo avverte
della sua presenza, Gesù, girando tutto intorno lo sguardo e additando la
folla, esclama: «Ecco mia madre...».
A prima vista, potrebbe
sembrare una scortesia. Invece, la risposta di Gesù, che identifica sua madre
con la folla, è il monumento più splendido eretto a Maria, donna fatta popolo.
Breve pausa di
silenzio.
RIFLESSIONE
Breve pausa di
silenzio.
PREGHIRERA
P – Santa Maria, donna del
popolo, grazie, perché hai convissuto con la gente, prima e dopo l’annuncio
dell’angelo, e non hai preteso da Gabriele una scorta permanente di cherubini,
che facesse la guardia d’onore sull’uscio di casa tua. Grazie, perché, pur
consapevole di essere la madre di Dio, non ti sei ritirata negli appartamenti
della tua aristocrazia spirituale, ma hai voluto assaporare fino in fondo le esperienze,
povere e struggenti, di tutte le donne di Nazaret.
Grazie, perché d’estate ti
univi al coro delle spigolatrici, nelle campagne bruciate dal sole. E nei
meriggi d’inverno, quando il tuono brontolava sui monti di Galilea e tu avevi
paura, ti rifugiavi nella casa delle vicine. E il sabato, per lodare Jahwé,
partecipavi con le tue amiche alle funzioni comunitarie della sinagoga. E
quando la morte visitava il villaggio, accompagnandoti ai parenti, intridevi
tossendo il fazzoletto di lacrime. E nei giorni di festa, quando passava il
corteo nuziale, attendevi anche tu sulla strada, e ti sollevavi sulla punta dei
piedi per veder meglio la sposa.
Santa Maria, donna del
popolo, oggi più che mai abbiamo bisogno di te. Viviamo tempi difficili, in cui
allo spirito comunitario si sovrappone la sindrome della setta. Agli ideali di
più vaste solidarietà si sostituisce l’istinto della fazione. Alle spinte
universalizzanti della storia fanno malinconico riscontro i sottomultipli del
ghetto e della razza. Il partito prevarica sul bene pubblico; la lega sulla
nazione; la chiesuola sulla chiesa.
Dacci, ti preghiamo, una mano
d’aiuto perché possiamo rafforzare la nostra declinante coscienza di popolo.
Noi credenti, che per definizione ci chiamiamo popolo di Dio, sentiamo di dover
offrire una forte testimonianza di comunione, sulla quale il mondo possa
cadenzare i suoi passi. Tu, «honorificentia
populi nostri», rimanici accanto in questa difficile impresa. Non per nulla
ti ripetiamo nel canto: «Mira il tuo popolo, o bella Signora».
Santa Maria, donna del
popolo, insegnaci a condividere con la gente le gioie e le speranze, le
tristezze e le angosce che contrassegnano il cammino della nostra civiltà.
Donaci il gusto di stare in mezzo, come te nel cenacolo. Liberaci dall’autosufficienza.
E snidaci dalle tane dell’isolamento.
Rendi giustizia ai popoli
distrutti dalla miseria, e dona la pace interiore ai popoli annoiati dal
l’opulenza. Ispira fierezza nei primi e tenerezza nei secondi. Restituiscili
alla gioia di vivere. E intoneranno gli uni e gli altri, finalmente insieme,
salmi di libertà.
T - Amen.
Breve pausa di
silenzio.
VESPRI
(del
giorno corrente)
INDICE
Presentazione pag. 2
1° giorno: 29 Novembre - Maria, donna accogliente pag. 3
2° giorno: 30 Novembre - Maria, donna in cammino pag. 5
3° giorno: 1° Dicembre - Maria, donna di parte pag. 7
4° giorno: 2 Dicembre - Maria, donna dell’attesa pag. 9
5° giorno: 3 Dicembre - Maria, donna del primo sguardo pag. 11
6° giorno: 4 Dicembre - Maria, donna di frontiera pag. 13
7° giorno: 5 Dicembre - Maria, donna missionaria pag. 15
8° giorno: 6 Dicembre - Maria, donna del vino nuovo pag. 17
9° giorno: 7 Dicembre - Maria, donna del popolo pag. 19
Indice pag. 21