Vangelo per

25 novembre 2017
SABATO DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO I)

Vangelo: Lc 20,27-40

PASSA AL RITO AMBROSIANO

La Bibbia di Qumran2!

 

Letture per sabato 25 novembre 2017

Sabato della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I)
(passa al rito ambrosiano)

Letture festiveLetture feriali

Prima lettura (1Mac 6,1-13)

Dal primo libro dei Maccabei
In quei giorni, il re Antioco percorreva le regioni settentrionali e seppe che c'era in Persia la città di Elimaide, famosa per ricchezza e argento e oro; che c'era un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d'oro, corazze e armi, lasciate là da Alessandro figlio di Filippo, il re macedone che aveva regnato per primo sui Greci.
Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città e di depredarla, ma non ci riuscì, perché il suo piano fu risaputo dagli abitanti della città, che si opposero a lui con le armi; egli fu messo in fuga e dovette ritirarsi con grande tristezza e tornare in Babilonia.
Venne poi un messaggero in Persia ad annunziargli che erano state sconfitte le truppe inviate contro Giuda, che Lisia si era mosso con un esercito tra i più agguerriti ma era rimasto sconfitto davanti a loro e che si erano rinforzati con armi e truppe e ingente bottino, riportato dagli accampamenti che avevano distrutti; che inoltre avevano demolito idolo da lui innalzato sull'altare in Gerusalemme, che avevano circondato con mura alte come prima il santuario e anche Bet-Zur, una sua città.
Il re, sentendo queste notizie, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo i suoi desideri.
Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire.
Chiamò tutti i suoi amici e disse loro: “Se ne va il sonno dai miei occhi e ho l'animo oppresso dai dispiaceri; ho pensato: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto io che ero così fortunato e benvoluto sul mio trono! Ora mi ricordo del male che ho fatto in Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d'oro e d'argento che c'erano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione. Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali: ed ecco muoio nella più nera tristezza in paese straniero”.

Salmo responsoriale (Sal 9)

Il Signore ha manifestato la sua giustizia.

Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono.
Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.

Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

Vangelo (Lc 20,27-40)

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie”.
Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.
Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.
Dissero allora alcuni scribi: “Maestro, hai parlato bene”. E non osavano più fargli alcuna domanda.