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TESTO Tu ci disseti, Signore, al calice della gioia (252)

don Remigio Menegatti  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B) (18/06/2006)

Vangelo: Mc 14,12-16.22-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 14,12-16.22-26

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Es 24,3-8) racconta la celebrazione dell'Alleanza rinnovata al Sinai dal popolo che ha sperimentato la potenza del Dio liberatore. Si unisce l'ascolto delle parole lette dal libro dell'alleanza e l'offerta del sacrificio: olocausti e sacrificio di comunione, dove il sangue indica il legame tra Dio e il suo popolo, uniti da un "legame di sangue" e quindi stabile e definitivo. Il sangue è il simbolo della vita, l'altare è segno della presenza di Dio, il popolo è riunito attorno per indicare la sua stretta partecipazione.

Il vangelo (Mc 14,12-16.22-26) presenta la preparazione e poi la celebrazione della cena pasquale di Gesù con i suoi apostoli nell'ultima sera della sua vita. Una cena che ha un momento particolare, quando Gesù cambia le parole con cui spezza il pane e presenta il calice con il vino perché sia diviso. Da quel momento per i discepoli di Gesù quel rito non richiama più l'alleanza del Sinai, ma la nuova e definitiva alleanza nel Corpo e Sangue di Gesù.

Salmo 115
Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
Alzerò il calice della salvezza

e invocherò il nome del Signore.

Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.
Io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.

A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore

e davanti a tutto il suo popolo.

Il salmo presenta la risposta dell'uomo che riconferma la sua adesione all'Alleanza che il Signore offre a chi ama.

È un uomo che si riconosce strettamente legato a Dio, a causa dell'intervento liberatore di colui che spezza le catene e rende l'uomo libero. Non si tratta solo di schiavitù a causa di un altro popolo, come è avvenuto per i padri liberati dall'Egitto. È una liberazione dal peccato e dalla paura della morte; riguarda ogni uomo che si riconosce "figlio della tua ancella", e quindi vede una storia di continuità. Dio appare come un Padre buono che si prende cura dei figli che via via nascono e unisce nella sua grande famiglia, provvedendo a tutti.

Il sacrificio gradito a Dio è la fedeltà alle sue parole, attuando gli impegni assunti con lui nel momento in cui si era invocato il suo aiuto.

Un commento per ragazzi

"Il giorno più bello della mia vita" Una frase del genere, in bocca a un ragazzo di 9 – 10 anni può far pensare a un giorno speciale: quello della prima comunione. Giorno bello perché ci incontra con Gesù anche nel Pane eucaristico, potendo sedere alla mensa come il resto della comunità, insieme con i "grandi" adesso che non si è più bambini.

Una frase vera e bella, se non nasconde il rischio che si scambi questo grande incontro con "il primo" della propria vita di fede.

Infatti è dal battesimo che noi facciamo parte dell'Alleanza di Dio, ed è ascoltando la Parola che noi lo incontriamo, come pure nel perdono sacramentale.

Un altro rischio che può nascondersi dietro una frase del genere è pensare che esista il sacramento della "prima comunione". Esiste quello dell'Eucaristia, e non si limita ad un gesto, ma coinvolge tutta la messa. Legata a quest'ultimo rischio, quello del "sacramento della prima" vi è la situazione di chi fa dell'a prima anche l'ultima comunione, almeno fino al prossimo Natale.

La festa odierna ci ricorda che questo dono di Dio non si limita a un solo incontro, ma da quel primo continua poi in tutti gli altri. È avvenuto così per il rito del rinnovo della prima alleanza che il popolo ebreo, i nostri padri, ha celebrato di anno in anno nella festa della pasqua. È avvenuto anche per i discepoli di Gesù che lui ha incontrato nel primo giorno della settimana e poi ogni otto giorni per donare lo stesso Corpo e Sangue e rinnovare con questo la nuova e definitiva Alleanza. Non sono stati gli apostoli a ritrovarsi, quasi presi dalla nostalgia di quel primo giorno; è Gesù che li ha coinvolti, invitandoli all'incontro che si ripete ogni domenica.

Se anche oggi ci viene richiamato questo dono è proprio per ricordarci che insieme con il Signore, ogni domenica è "il giorno più bello", il giorno della festa, "una pasqua" perché rispondiamo anche noi al suo invito, spezziamo il Pane e lo condividiamo tra noi. Comunione allora non solo con Gesù, ma anche con i fratelli. E non solo alla domenica, bensì ogni giorno. La forza che ci dona il cibo dell'Eucaristia ci aiuta a vivere nell'amore ogni giorno. Un amore che riceviamo da Dio, per condividerlo con i fratelli. Amore che nasce da lui per giungere a tutti, anche grazie a noi. Non si tratta allora di un incontro intimo, nel senso di chiuso nel nostro cuore, ma di una missione che nasce dalla pasqua, la missione di condividere la gioia della vittoria di Dio sul male e la morte.

Per fortuna i gesti della messa sono più semplici rispetto a quelli del sacrificio offerto da Mosè sul monte Sinai. Ci farebbe fastidio ricevere addosso il sangue di un animale ucciso. Gesù ha scelto un gesto più semplice e normale: il pane. Un pezzo di pane che mangiamo, come facciamo tutti i giorni, e varie volte al giorno. Un pane però che ha un significato del tutto diverso; anche se l'aspetto, il gusto, la forma rimane quella di prima, lo Spirito trasforma il pane che noi portiamo all'altare nel Corpo di Cristo. In latino si dice "Corpus Domini", ovvero Corpo del Signore. Una festa grande oggi, per ricordarci un dono grande ogni domenica...sì come la festa del papà e della mamma che ci amano non solo 1 giorno all'anno, ma sempre. Ringraziamo Gesù che è buono con noi; buono come il pane. Un pane indispensabile sempre, e non solo una volta in vita.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, eccoci: siamo anche noi il "popolo radunato intorno a questo altare"; siamo venuti "per offrirti il sacrificio della nuova alleanza". Siamo consapevoli delle nostre fatiche e mancanze e ti chiediamo: "purifica i nostri cuori perché alla cena dell'Agnello possiamo pregustare la Pasqua eterna della Gerusalemme del cielo."

Lo chiediamo anche noi per Cristo, con Cristo e inseriti come membra vive in Cristo.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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