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TESTO Commento su Fil 2,5

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2005)

Brano biblico: Fil 2,5 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Dalla Parola del giorno

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù.

Come vivere questa Parola?

La liturgia odierna richiama la nostra attenzione sulla "giustizia" che ci rende graditi agli occhi di Dio. Ed ecco sfi-larci dinanzi "pubblicani" e "prostitute". Ci verrebbe da gridare allo scandalo, se non fosse Gesù stesso ad indicar-celi come coloro che "ci passeranno avanti nel Regno di Dio", perché "hanno creduto". Ma Signore, anche noi cre-diamo: siamo battezzati, preghiamo, facciamo tanti buoni propositi!. Eppure non basta.! La differenza è sostanziale: i primi, consci della propria indegnità, accolgono la giustizia che viene da Dio, noi, invece, abbiamo spesso la pre-sunzione di presentarci a Lui con la "nostra" giustizia. Andiamo a Messa, facciamo opere buone, ci imponiamo qualche mortificazione... per accumulare "meriti" e così conquistare il paradiso. Crediamo non nella misericordia di Dio che giustifica, ma nell'impegno umano che ci qualifica come "giusti". Dobbiamo allora tralasciare di fare il bene? Certamente no! Paolo ci invita a un impegno serio, teso a configurarci a Cristo stesso: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù". Sentimenti di un'umiltà spinta fino all'estremo: "spogliò se stesso", "assunse la condizione di servo", "divenne simile agli uomini", "si fece obbediente fino alla morte" e "alla morte di croce". Sono come gradini di una scala che si inabissa sempre più, fino all'inconcepibile abiezione del condannato da Dio e dagli uomini. Sì, anche da Dio, perché, dice la Bibbia, "maledetto colui che pende dal legno" (Gal 3,13). Ma è proprio in questo estremo annientamento che Dio lo raggiunge "dandogli un nome che è al di sopra di ogni altro nome". Allora, l'unica via per cui passa la giustizia di Dio è quella dell'umiltà che apre alla conversione e quindi all'accoglienza del dono.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò di seguire Gesù, scendendo ad uno ad uno i gradini del suo progres-sivo inabissarsi. Sosterò su ciascuno, riflettendo sul suo significato. Lui mi ha salvato senza avanzare diritti, senza presentare titoli di credito, ma tutto accogliendo come dono. Ed io?

Padre, ti rendo lode perché ti compiaci di rivelare il tuo volto di misericordia alla nostra piccolezza. Rimuovi dal mio cuore ogni forma di presunzione, concedimi il dono inestimabile dell'umiltà che tanto mi assimila al Figlio tuo.

La voce della fondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice

Il mio cuore intercede benedizioni per voi, affinché possiate vestirvi veramente dello Spirito del nostro buon Gesù. Sì, ma come era lo Spirito del Signore? Quello Spirito umile, paziente, pieno di carità [...]. Imitiamolo in tutto, ma specie nell'umiltà e nella carità.
Santa Maria Domenica Mazzarello

 

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