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TESTO Fa' che ascoltiamo, Signore, la tua voce (210)

don Remigio Menegatti  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (04/09/2005)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Ez 33,7-9) sottolinea il compito e la responsabilità del profeta: è come una sentinella. La sorte della popolazione dipende dalla sua attenta sorveglianza e dalla rapidità con cui avvisa del pericolo. La sua negligenza diventa rovina per tutti. Così è per quanti Dio ha scelto da per portare la sua Parola in mezzo al popolo, e prendersi cura soprattutto di chi si allontana dalla fedeltà all'Alleanza.

Il vangelo (Mt 18,15-20) presenta le chiare indicazioni che Gesù offre per superare le divisioni che avvengono nella comunità. Il primo passaggio è chiarirsi con chi ha commesso una colpa. Se il dialogo funziona si ottiene la salvezza del peccatore. La comunità può diventare aiuto per aiutare il colpevole a prendere coscienza della sua responsabilità, e non luogo dove sparlare di lui, aumentando così la distanza da tutti. Inoltre i fratelli manifestano un grande valore con la preghiera: uniti nel domandare per ottenere da Dio quanto chiedono.

Salmo 94
Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,

a lui acclamiamo con canti di gioia.

Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore, come a Meriba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova,

pur avendo visto le mie opere".

Il salmo è un solenne invito a rivolgersi a Dio per applaudire la sua bontà, ringraziarlo per i suoi doni, adorarlo e ascoltare la sua voce.

Dio è presentato come la salda roccia che dona sicurezza a chi costruisce su di lui. È il creatore da cui l'uomo e ogni creatura ha ricevuto e continuamente riceve vita. È il pastore che guida il gregge verso pascoli ricchi di erba fresca e sorgenti abbondanti d'acqua.

Dio stesso richiama il suo popolo alla fedeltà, e gli ricorda, come ammonimento, i momenti in cui è mancata la piena disponibilità e la fiducia nella sua guida. Massa e Meriba sono legate al cammino dell'esodo e rappresentano un momento di infedeltà, e la decisione di tornare indietro, allontanandosi dalla salvezza offerta da Dio, liberatore potente.

Un commento per ragazzi

Ci sono dei momenti in cui ascoltare la voce di una persona cara dona sollievo e serenità. Uno scampato pericolo, ad esempio, in cui sentiamo i nostri cari che ci rassicurano: "stiamo tutti bene, non preoccupatevi!". Altre volte la voce ci guida per superare situazioni complicate e di cui abbiamo scarsa conoscenza. Altre volte è la voce che ci sprona e sostiene, come in una gara, dove siamo incoraggiati per dare il meglio di noi e giungere primi al traguardo.

Altre volte ascoltare significa dare il tempo all'altro di spiegare le sue ragioni; accogliere con attenzione le sue motivazioni prima di prendere decisioni, soprattutto se sono negative per lui.

Nel discorso di Gesù forse si uniscono diversi tipi di ascolto: ascoltare chi ha sbagliato è dargli il modo di spiegare le sue ragioni, e ricordare che anche noi talvolta siamo chiamati a chiedere perdono. Si tratta allora di usare la misericordia che desideriamo trovare nei nostri confronti. Lasciar parlare l'altro è anche un modo per dargli sicurezza: non ce l'abbiamo con lui, non siamo decisi a fargliela pagare a tutti i costi. Lo sproniamo a fare meglio, perché abbiamo fiducia in lui e nella sua possibilità di cambiare, di migliorare.

Anche nella comunità degli amici di Gesù possono nascere dei contrasti, sorgere delle divisioni, maturare delle tensioni. Ci sono parole che distruggono la comunità, e altre che la ricostruiscono. Ci sono giudizi implacabili, frutto di risentimento e di voglia di vendetta. Ce ne sono altri, invece, impregnati di misericordia, da cui sboccia il perdono, giudizi che brillano per la serenità che comunicano. Ci sono parole che allargano il solco, e altre che costruiscono ponti.

Possiamo anche noi prendere il posto del profeta, incaricato da Dio a portare le sue parole a chi ha bisogno di essere spronato a fare il bene, superando il male che lo chiude in se stesso. Non si tratta di fare "le crociate", quasi che noi siamo i buoni (sempre belli e bravi), e gli altri i cattivi (brutti e rozzi). Si tratta piuttosto di sfruttare le occasioni, e non mancano, in cui possiamo perdonare invece di vendicarci, scusare al posto di accusare, guardare in avanti senza legarci al dito ogni torto che pensiamo di aver subìto. In questo caso ci saranno in giro così tanti profeti di Dio che l'arcobaleno splenderà ininterrottamente.

Una sentinella per accorgerci dei nemici. E nemici non sono gli altri, quelli antipatici, che mettiamo sempre dalla parte dei cattivi. Nemici sono la cattiveria, la falsità, la vendetta, l'ira, l'ingiustizia. Siamo chiamati ad avvistare e tener lontani altri avversari: l'odio, il pregiudizio, la critica facile e a buon mercato, il gusto di sparlare di tutto e di tutti, senza controllare il danno che recano le parole cattive buttate al vento.

Sentinelle perché ci mettiamo in gioco per primi, e aiutiamo altri a difendersi e superare questi nemici che rendono fragile la famiglia, il gruppo di amici, la classe.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, abbiamo bisogno di guardare gli altri con i tuoi occhi, pieni di bontà e misericordia, capaci di scorgere ogni gesto di bene e richiesta di perdono. Occhi che guardano avanti alle possibilità che nascono dal perdono, occhi che dimenticano il torto subìto, diventando così sempre più limpidi e capaci di propagare la luce che abbiamo in cuore. Luce che riflette il tuo amore per noi, e illumina la vita nostra e di chi ci sta accanto.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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