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TESTO I discepoli di Emmaus

padre Antonio Rungi

III Domenica di Pasqua (Anno A) (10/04/2005)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,13-35

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

La terza domenica di Pasqua è detta dei discepoli di Emmaus, in quanto l'intero brano evangelico è incentrato sul racconto di questo avvenimento, nel quale sono coinvolti due discepoli che si dirigevano alla volta di Emmaus ed ebbero la gioia di incontrare il Risorto. Gioia che assaporarono solo nel momento in cui il Viandante e Sconosciuto uomo che li accompagna lungo il viaggio, invitato a rimanere con loro, accetta l'invito e poi si fa riconoscere nello spezzare il pane.

E' una domenica particolare quella che celebriamo, in quanto solo da poche ore abbiamo partecipato ai solenni funerali del Santo Padre Giovanni Paolo II, svolti a San Pietro in Vaticano, davanti a migliaia di fedeli ed autorità di ogni parte del mondo. Ed è stato proprio il Papa a scegliere, per quest'anno eucaristico in pieno svolgimento, l'icona dei discepoli di Emmaus per guidarci spiritualmente e pastoralmente a celebrare questo singolare anno in nome di Gesù Sacramentato. La stessa sua lettera pastorale "Mane Nobiscum Domine" attinge l'espressione proprio dal testo del Vangelo di Luca che racconta l'incontro dei discepoli con il Maestro risorto. Rileggerlo attentamente è utile in quanto ci offre l'opportunità di una riflessione più approfondita ed una meditazione più personalizzata.

"In quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Ed egli disse loro: "Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone".Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane".

Qui è espresso l'itinerario della fede pasquale. Un itinerario che passa attraverso vari e significativi momenti: catechesi, celebrazione eucaristica, testimonianza ed annuncio del dono ricevuto.

I discepoli hanno bisogno di qualcuno che li guidi verso la luce e la verità e questo Qualcuno è lo stesso Gesù che si fa compagno di viaggio nella loro esistenza segnata, in quel momento, dallo scoraggiamento e dalla delusione più nera.

I discepoli hanno bisogno di ritrovarsi insieme ed è Gesù stesso a dargli l'occasione per farlo con un altro spirito ed in un altro contesto, quello appunto della celebrazione dell'eucaristia. Infatti è Gesù che spezza il pane e i due discepoli riconoscono il Signore e rileggono la loro esperienza di gioia vissuta poche ore prima, insieme a quello Sconosciuto, che gli fa ardere il cuore mentre li catechizza ed insegna loro a guardare la vita nel segno della speranza e della gioia senza fine.

I discepoli hanno bisogno di annunciare agli altri ciò che hanno visto non solo con gli occhi della fede, ma realmente, ed è Gesù stesso, una volta scomparso dai loro occhi, ad essere oggetto del loro annuncio e della loro missione tra gli uomini. Essi infatti partirono senza indugio per riferire ciò che avevano vissuto, l'esperienza di gioia e fede che avevano fatto nell'incontrare il Risorto.

Solo da pochi giorni abbiamo celebrato l'annuale Pasqua di Cristo ed i frutti di questo appuntamento con la fede potrebbero perdersi nel tempo. Invece dobbiamo avere massima cura nel conservarli quanto più a lungo. Ciò richiede che la Parola di Dio ci sostenga nel cammino della fede, così pure l'Eucaristia che è il nostro continuo viatico nel cammino della storia personale in attesa del definitivo incontro con Cristo nei cieli. Nel frattempo noi siamo chiamati ad essere i testimoni della risurrezione. L'annuncio fondamentale che dobbiamo, soprattutto oggi, portare a coloro che non credono o sono dubbiosi, è che Cristo è risorto dalla morte. Si tratta di attualizzare lo stesso messaggio che proclamarono gli Apostoli subito dopo la risurrezione, pieni di gioia come erano i loro cuori ristorati dalla certezza che Cristo era davvero risorto.

"Nel giorno di Pentecoste, Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: "Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete - dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: ''Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua; ed anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai l'anima mia negli inferi, né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza''. Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi. Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: ''questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne vide corruzione''. Questo Gesù, Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire".

E come impegno immediato del nostro itinerario pasquale, iniziato dal momento del nostro Battesimo e proseguito nel corso della nostra vita, ci servono le parole che scrive San Pietro nel testo della sua lettera, che oggi leggiamo.

"Carissimi, se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. E voi per opera sua credete in Dio, che l'ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio".

Mi sovvengono i richiami continui che il Santo Padre Giovanni Paolo II nei suoi molteplici documenti magisteriali fa di questo argomento. Noi dobbiamo fissare tutto il nostro sguardo, tutta la nostra vita in Dio, nel suo Figlio, Gesù Cristo, morto e risorto. Quel volto sofferente, ma anche quel volto glorioso che il mistero della risurrezione di Gesù ci fa contemplare in questi giorni di Pasqua. Anche noi, come i discepoli di Emmaus, abbiamo bisogno di una serie di insegnamenti per capire fino in fondo il dono della fede che abbiamo ricevuto e che dobbiamo avere massima cura nel conservarla mediante la formazione cristiana permanente, mediante la partecipazione costante ai divini misteri, mediante il coraggioso annuncio di essa in un mondo che ha tanto necessità di ricredere in Gesù Cristo, unico salvatore del mondo. Il coraggio della testimonianza nasce dalla certezza della fede nella risurrezione, perché se non crediamo che Gesù è risorto dai morti è vana la nostra fede e qualsiasi tentativo che facciamo per mediare i contenuti di tale fede è destinato al fallimento. Invece noi sappiamo che Cristo è davvero risorto ed ogni nostro impegno missionario, apostolico e pastorale si giustifica in considerazione di questo evento salvifico, celebrato nella Pasqua cristiana di circa 2000 anni fa.

 

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