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TESTO Un premio alla fede di una straniera

mons. Roberto Brunelli

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/08/2017)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Domenica scorsa il vangelo parlava tra l'altro della (scarsa) fede di Pietro, e. della fede parla anche il vangelo di oggi (Matteo 15,21-28), con l'episodio della donna cananea.


Pensando all'ambito della vita terrena di Gesù, egli è legato al mondo ebraico, e non solo sotto il profilo religioso-culturale. Anche sotto quello territoriale, egli si è mosso sempre tra la Galilea, la Samaria e la Giudea, in quella cioè che era stata la terra promessa in cui si erano stanziati gli ebrei liberati dalla schiavitù dell'Egitto. Tuttavia, a parte il caso speciale della Samaria, che le vicende storiche avevano ormai popolato di non-ebrei pur se professanti la fede di Mosè, al permanere di Gesù tra gli ebrei i vangeli registrano due eccezioni, che lo vedono "all'estero": la prima, involontaria, risale a quando era in fasce, e i suoi genitori erano sfuggiti alla persecuzione di Erode riparando in Egitto; la seconda è quella narrata nella pagina odierna.

Nel corso della sua vita pubblica in Galilea, un giorno, "partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone", cioè nella confinante Fenicia, l'attuale Libano: all'estero dunque, dove peraltro la fama di taumaturgo evidentemente l'aveva preceduto, se una cananea, cioè non ebrea, gli andò incontro a supplicarlo di guarire sua figlia.


Alle insistenti implorazioni di quella povera madre, con nostra sorpresa Gesù mostra dapprima indifferenza, e ai discepoli che l'accompagnano ne dà la giustificazione: io sono stato inviato a beneficio della "casa d'Israele", cioè del popolo ebraico. In effetti proprio al popolo eletto era rivolto in via primaria il compimento delle attenzioni divine; ripetutamente però, lungo i secoli, i profeti avevano cercato di fargli capire che, se Dio lo aveva scelto, non era per un privilegio esclusivo ma in vista di una missione da compiere a beneficio di tutti i popoli della terra; come afferma anche Isaia (56,1-7) nella prima lettura di oggi, chiunque aderisse a Lui gli era bene accetto.

Tuttavia la mentalità corrente al tempo di Gesù continuava a ritenere il Dio di Abramo come proprio esclusivamente degli ebrei, e gli altri... peggio per loro. La straniera cananea dimostra di conoscere questo quadro e vi si inserisce: non chiede di essere trattata alla pari degli ebrei, sa di non poter vantare alcun diritto, si accontenterebbe di qualche briciola del "pane" con cui il Dio d'Israele nutre i suoi figli.


 Con il suo atteggiamento, che sembra uniformarsi all'opinione comune, Gesù vuole soltanto far emergere in pienezza la fede della donna. Quando ella riconosce che l'eventuale esaudimento della sua richiesta è un puro dono divino, Gesù la esaudisce; non solo, la loda senza riserve: "Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri".

L'episodio diventa così uno di quelli da cui si evince che Gesù sfugge alle chiusure dei suoi connazionali; egli è venuto a redimere tutti gli uomini, senza barriere di razza o confini politici. Del resto l'ha espresso con assoluta chiarezza, quando prima di tornare al Padre suo ha comandato ai suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo" (Marco 16,15-16).


In tutto il mondo: di qui la qualifica della Chiesa, che diciamo cattolica cioè universale, non in quanto presente in tutto il mondo, ma perché per sua natura, per volontà del suo Fondatore, è rivolta ad accogliere tutti gli uomini. Dal mandato di Gesù deriva anche il suo compito primario, cui la Chiesa si è applicata e si applica con inesausto impegno (malgrado i costi altissimi, di migliaia e migliaia di martiri) per portare a tutti il vangelo.

La donna cananea era consapevole di non averne diritto; c'è da chiedersi quanti cristiani hanno la stessa consapevolezza, quanti si rendono conto di essere dei privilegiati, destinatari di un amore di predilezione cui corrispondere con riconoscente coerenza.

 

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