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TESTO Commento su Giovanni 1,6-8.15-18

don Michele Cerutti

V domenica T. Avvento (Anno A) (11/12/2016)

Vangelo: Gv 1,6-8.15-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

L'Avvento, tempo di preparazione al Natale, è caratterizzato dalla presenza di due compagni di viaggio che rendono questo cammino più piacevole. Questi due compagni sono Maria e Giovanni Battista.
Di Maria si parlerà abbondantemente in occasione della solennità dell'Immacolata, il prossimo 8 dicembre; e avremo occasione di parlarne domenica prossima che, nella tradizione ambrosiana, è la domenica della Divina Maternità.
Oggi, tuttavia, ci soffermiamo sulla figura del Battista. Giovanni, il precursore, è il personaggio che incontriamo sempre in questo inizio di Avvento. Egli ci offre spunti importanti per camminare verso il Natale del Signore. Il Battista ci insegna l'umiltà, l'essenzialità e la testimonianza coraggiosa.
L'umiltà si concretizza nel riconoscere il primato di Dio nella propria vita. Già nel grembo di Elisabetta, Giovanni esulta quando sua Madre incontra, nell'icona della Visitazione, Maria in attesa del Salvatore. Sul fiume Giordano il precursore indica ai suoi discepoli l'Agnello di Dio. Ai suoi afferma inoltre che è venuto il momento di diminuire e di far crescere Gesù. Dovremmo riscoprire l'umiltà nella nostra vita, questo atteggiamento che sa mettere in ogni scelta la volontà di Gesù perché tutta la nostra vita di credenti sia orientata a Lui in ogni ambito.
L'essenzialità del precursore sta nel vestirsi, nel cibarsi e quindi in uno stile di vita sobrio. Ci richiama alla necessità di cambiare stili di vita perché dieci anni di crisi non ci hanno insegnato a mettere ordine nelle priorità. C'è una continua ricerca di possesso che sfocia in una rincorsa anche a guadagni facili quali il gioco: la ludopatia è un fenomeno in crescita. Il Battista ci esorta a riscoprire la priorità.
Ma l'insegnamento maggiore di Giovanni è la testimonianza coraggiosa, quella che arriverà fino al martirio; Erodiade, infastidita, chiederà la testa del Battista che ha denunciato il rapporto che aveva Erodiade con il fratello del marito Erode. Questo coraggio che avranno, nel corso del Cinquecento, uomini come Tommaso Moro e Giovanni Fisher che hanno denunciato il rapporto tra Enrico VIII e le sue amanti e che hanno spinto il re al divorzio.
Siamo invitati al coraggio. Nella Chiesa non mancano testimoni coraggiosi: penso a Ernest Simoni il neocardinale albanese, penso a Van Thuan il cardinale vietnamita. Queste figure sono uno stimolo per noi a vincere il nostro cristianesimo che Papa Francesco definisce di pasticceria e fatto di tante timidezze.
Nel nostro piccolo è chiesto di vivere anche noi la nostra testimonianza con quel coraggio e quella determinazione che ci rende veri discepoli di Gesù. Coraggio e determinazione che sono dono del Signore ma, come tutti i doni, vanno invocati, in particolare a Maria che in questa novena invochiamo come Immacolata.

 

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