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TESTO Commento su Luca 6,27-38

don Michele Cerutti

V domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (02/10/2016)

Vangelo: Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Anche in questa domenica ci lasciamo scuotere dalle testimonianze che arrivano da diverse parti del mondo per mostrare come il fregiarsi del nome cristiano non è semplice e molte volte può essere scomodo.
In questo tempo dell'anno la liturgia ambrosiana conteggia le domeniche successive al Martirio del Battista. Questo ci richiama a rivivere la vocazione di tutti i battezzati quella del martirio, come testimonianza che può spingersi fino al donare la vita.
In Messico tre sacerdoti cattolici sono stati sequestrati e uccisi a Poza Rica, nello Stato orientale messicano di Veracruz. Un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella chiesa di Nuestra Señora de Fatima. Dolore e indignazione sono stati espressi dalla Chiesa messicana. Il corrispondente in Italia per l'agenzia messicana Notimex Andres Beltramo afferma che: Lo Stato di Veracruz è uno Stato che si affaccia sul Golfo del Messico. Nel passato è stato al centro di passaggio della droga, per cui si sono create diverse bande, diversi corridoi della criminalità. Se poi ci si somma anche il fatto che in questi mesi c'è una grave crisi politica con il governatore di Veracruz accusato di corruzione, questa situazione fa sì che molte volte ci sia spazio per queste bande che da tempo pullulano e controllano alcuni settori di Veracruz, e che ovviamente vedono nella Chiesa e nei preti magari personaggi scomodi. Ancora non conosciamo esattamente la dinamica né i moventi; quello che possiamo intuire da quello che è emerso all'inizio, è che non è stata una rapina o un fatto solamente di sicurezza, perché sono stati sequestrati, poi ricompaiono torturati, con le mani e i piedi legati e finiti con colpi di grosso calibro. Questi atti sono la conseguenza di ciò che fanno molti preti che cercano di stare vicino ai poveri e ciò è scomodo ai latifondisti.
In Laos verranno beatificati 17 martiri entro fine anno. I martiri laotiani, in tutto 17, sono stati riconosciuti da papa Francesco nel 2015, in due distinte cause: la prima è quella del missionario italiano padre Mario Borzaga OMI e del primo catechista locale, Paolo Thoj Xyooj, uccisi in odium fidei nel 1960. La seconda riguarda il primo sacerdote laotiano, Giuseppe ThaoTien e altri 14 compagni: dieci sono missionari appartenenti a alle Missioni Estere di Parigi (MEP) e agli Oblati di Maria Immacolata (OMI). Accanto a loro quattro laici catechisti indigeni. I quindici sono stati uccisi tra il 1954 e il 1970 dai guerriglieri comunisti Pathet Lao. Questi sono i testimoni coraggiosi e davanti a tutto ciò il nostro atteggiamento deve essere guidato dalla Parola di Dio che questa domenica è impegnativa.

Isaia in questo capitolo 56, che gli esegeti affermano aprire il terzo Isaia, è sicuramente di una certa attualità stringente. La salvezza è per tutti. Anche per l'eunuco e per lo straniero c'è salvezza e non debbono disperare. Un chiaro monito alle nostre comunità diffidenti nei confronti di coloro che magari hanno vissuto lontano dalla fede e che intendono aprirsi e ritornare a riviverla. Quanta diffidenza e quanta incapacità di aprirsi si ha nelle Comunità cristiane nei confronti dei neofiti? Diffidenza anche tra cristiani dove si ritiene che ciascuna confessione è depositaria della verità fino ad arrivare a scontri vergognosi tra ortodossi e cattolici nei luoghi della Terra Santa dove ci si picchia per sciocchezze nelle Basiliche oppure a sospetti tra cattolici e anglicani in Irlanda del Nord.
Mediante la creazione Dio ha messo la salvezza a disposizione di tutti. Dopo la caduta di Adamo questa non è stata abbandonata da Dio, il quale al contrario le è rimasto vicino nonostante il peccato, che rappresenta la parte oscura dell'umanità di tutti i tempi. Attenzione dobbiamo interpretare correttamente le categorie bibliche, la salvezza non è un bene che un giorno Dio darà a tutti i popoli, ma è una realtà che è già presente e disponibile per tutti. Il popolo di Israele, come d'altronde la chiesa, non può ritenersi l'unico depositario di una salvezza che attraverso di esso si riversa su tutti, ma deve considerarsi come un testimone che tiene vivo nel seno dell'umanità il pensiero di Dio e di una salvezza che tutti possono acquistare, non in un'altra vita ma in questo mondo.
La Parola di Dio ci invita quindi ad accogliere sul modello di Cristo. Accogliere è l'espressione chiave utilizzata da Paolo. Gesù ha fatto dell'accoglienza il programma di vita. Se guardiamo al Vangelo Gesù ha subito tante critiche. Ha mangiato con pubblicani e peccatori, ha mangiato con Zaccheo è andato a casa del centurione, ha dialogato con una donna e per lo più samaritana. Ha vinto tutte queste critiche vivendo nella sua libertà.
Accogliere è difficile perché non siamo liberi, ma sempre condizionati dal giudizio che ci fa vedere solo i difetti degli altri e mai i pregi. Il fariseo quando ospitò Gesù sospettava di quella donna che asciugava con i suoi stessi capelli le lacrime versati sui piedi di Gesù. Non aveva il cuore aperto all'ospite ma era indirizzato verso se stesso e il suo basso senso di giustizia. Non siamo molto distanti e non conoscendoci neanche tra noi uomini e donne della stessa comunità ci affrettiamo in giudizi senza appello. Diventa allora oggi più che mai difficile vivere il comandamento che Gesù ci viene consegnato nel brano del Vangelo che abbiamo proclamato: amare i propri nemici. Condizionata dal pregiudizio che ci porta al rancore viviamo riflessi su noi stessi e sul nostro mondo che ci circonda.
Quello che fa comprendere di più questo impegnativo comandamento dell'amore è che il Maestro che oggi ci offre questa lezione lo ha vissuto Lui stesso. Nel momento alto della Croce Egli perdona i suoi uccisori perché non sanno quello che hanno fatto.
Abbiamo iniziato l'omelia con testimonianze di martirio, ma tra questi vi sono coloro che ancor di più sono stati eroici coloro che hanno perdonato Sull'esempio di Gesù Santo Stefano farà lo stesso e Maria Goretti in punto di morte dirà al confessore che perdona chi tentava di violentarla e chiedeva di dirgli che l'attendeva in paradiso. Come vincere questa nostra difficoltà a perdonare? La risposta sta nella preghiera il perdono è frutto di un cammino occorre invocarla la capacità di perdono e nello stesso tempo pregare per chi ci fa del male. La nostra fede sarà più autentica, la nostra fede si farà più vera.

 

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