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TESTO Commento su 1 Cor 15,1-11

Monastero Domenicano Matris Domini  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/02/2016)

Brano biblico: 1Cor 15,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,1-11

In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Collocazione del brano
La liturgia salta il capitolo 14 di 1Corinti nel quale si ribadisce l'importanza dei carismi in base all'utilità che essi hanno per la comunità. Leggiamo invece il capitolo 15 che parla della resurrezione di Cristo e di tutti i morti. Purtroppo quest'anno il Tempo Ordinario prima di Quaresima è molto breve e del capitolo 15 potremo leggere solo questa introduzione in cui Paolo dà i fondamenti di tutta la sua trattazione.
Poiché vi erano pareri contrastanti riguardo la sorte di coloro che erano già morti e la loro partecipazione alla salvezza di Cristo, Paolo parte da un dato comune tra lui e i credenti di Corinto: il Vangelo di Cristo, il fondamento della fede.

Lectio
1Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi
Paolo inizia il confronto con i Corinti ponendo subito tra sé e loro la realtà del Vangelo. E' ciò che unisce in una comune adesione l'apostolo e la sua comunità. Ma, ancor più profondamente è ciò che caratterizza la fede di entrambe, il fondamento di qualsiasi discorso sulla risurrezione dei morti. Questo è il Vangelo che Paolo ha annunciato ai Corinti. Costoro lo hanno accolto e in esso si sono rafforzati nella fede.

2e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l'ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
Questo Vangelo porta alla salvezza, purché non venga manipolato, piegato a interpretazioni di parte. Per preservarlo nella sua genuinità è stato formulato in modo rigoroso e immutabile. Non si tratta certo di imbalsamare la Parola di Dio, anzi è in gioco la viva realtà del Vangelo accolta con fede, espressa con parole, oggetto di confessione e di predicazione.

3A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
Paolo ci tiene a sottolineare di non aver inventato lui questo Vangelo, ma di averlo ricevuto dalla tradizione apostolica e di averlo custodito con fedeltà. In questo versetto comincia una professione di fede molto arcaica che condensa in poche righe il messaggio di salvezza. Con tutta probabilità tale professione di fede è stata formulata dalla comunità di Antiochia e risale agli anni quaranta.
Si articola in quattro brevi frasi, di cui due sono più importanti e vengono specificate da quelle secondarie. La prima, importante la troviamo in questo versetto 3: Cristo morì per i nostri peccati secondo la Scritture. La morte e la risurrezione di Cristo hanno un profondo significato nella storia della salvezza intessuta da Dio con l'umanità. Infatti è morto per i nostri peccati, questo sottolinea il valore salvifico della morte di Gesù. In forza della morte di Cristo i credenti ottengono il perdono e la riconciliazione. Secondo le Scritture: gli eventi della morte e risurrezione non sono casuali, ma rientrano nel progetto divino salvifico preannunziato dai profeti.

4e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
La specificazione e che fu sepolto intende sottolineare la realtà della morte. La sepoltura costituisce il sigillo posto sulla fine irrimediabile del crocifisso. La seconda affermazione importante è quella della resurrezione, con il dato tradizionale del terzo giorno. Segue il richiamo alle apparizioni a Cefa, cioè a Pietro e ai Dodici, che introduce nell'avvenimento che è più importante nella testimonianza apostolica. La risurrezione di Gesù diventa realtà storica soltanto nelle esperienze dei testimoni. Il risorto si è fatto presente con la sua gloria nella vita di questi uomini. Come tale diviene oggetto di predicazione e di adesione di fede.

6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Alle apparizioni a Pietro e ai Dodici, testimoniate anche altrove nel NT, egli fa seguire un elenco di altri beneficiari: cinquecento fratelli, e a Giacomo. Giacomo, detto anche fratello del Signore, era uno dei capi della comunità cristiana di Gerusalemme. Di lui si parla in Gal 1,19. Delle apparizioni a questi personaggi non sappiamo niente. Poi è apparso agli apostoli e infine anche a Paolo stesso. Non abbiamo racconti di apparizioni di Gesù a Paolo, se non di quella sulla strada di Damasco. Egli classifica la sua esperienza come l'ultima e parla di sé come di un feto abortito. Era un'espressione alquanto ingiuriosa e può darsi sia stata usata nei suoi riguardi dai suoi avversari.

9Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. 10Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Paolo continua a parlare di se stesso, ritenendosi degno di quella espressione ingiuriosa, in quanto ex persecutore della Chiesa di Dio. Il fatto di essere ora apostolo è pura grazia. Nessun merito da parte sua. Per questo si pone all'ultimo posto nella graduatoria degli apostoli. Però il suo lavoro di missionario impegnato nella predicazione lo pone al di sopra di tutti gli altri apostoli. La grazia di Dio non è stata inefficace in lui. Quindi Paolo gioca sull'antitesi tra ciò che egli è per natura e ciò che è diventato per grazia. Egli al tempo stesso si umilia e si innalza.

11Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Con la presentazione di se stesso e del suo posto all'interno del gruppo degli apostoli termina dunque questa introduzione al discorso sulla resurrezione. Egli ha posto in chiaro l'autorità della sua parola, pur essendo l'ultimo fa comunque parte degli apostoli. Ha ricordato anche le linee essenziali del vangelo da lui annunciato e che i Corinti hanno accolto. Un vangelo che non si è inventato da solo, ma che a sua volta ha ricevuto e trasmesso in modo fedele. In quest'ultima frase si nota il plurale: sia io che loro predichiamo. Quindi non c'è modo di mettere in dubbio la veridicità delle sue parole.

Meditiamo
- Chi mi ha annunciato il Vangelo? Vi ho aderito fermamente o sono ancora vacillante nella fede?
- Quali sono gli elementi fondamentali del Vangelo? Ci penso mai?
- Mi è mai capitato di annunciare il Vangelo, con le parole o con i fatti? In quale modo?

 

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