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TESTO Con fiducia e fedeltà

don Alberto Brignoli  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno B) (28/12/2014)

Vangelo: Lc 2,22-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,22-40

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

La Liturgia ci fa incontrare oggi con un tema sempre molto attuale, quello della famiglia. La piccola Famiglia di Nazareth (molto simile, nelle dimensioni, a tante nostre famiglie) diventa non solo motivo di devozione e di preghiera, ma anche di riflessione; una riflessione che può portare anche a non pochi motivi di preoccupazione. Quella che comunemente viene considerata la cellula della società, non è più universalmente intesa e condivisa secondo il classico stereotipo riguardante un uomo e una donna, dal cui patto coniugale nascono dei figli, e all'interno del quale si creano relazioni: già da tempo, questo modello non è più condiviso e accettato da tutti nella stessa forma.

Ci sono, infatti, vari fattori che portano ad una situazione di non comune condivisione intorno al concetto di famiglia: l'innalzamento dell'età media, del grado di scolarizzazione e di conseguenza dell'autonomia lavorativa ed economica dei soggetti ritardano sempre più il momento dell'unione uomo - donna in un patto sociale (quello che comunemente chiamavamo matrimonio), con conseguente impossibilità a generare un numero consistente di figli; uno stile di vita sempre più efficientista porta a vedere l'anziano in casa più come elemento di preoccupazione che di aiuto e di consiglio; la crescente fragilità nei confronti di relazioni stabili ha come conseguenza l'aumento delle separazioni coniugali; si avverte una perdita del senso del patto coniugale formalizzato (civile o religioso che sia), rispetto ad unioni più spontanee; diversi sono i generi sessuali oggi presenti nella società (se ne contano più di una ventina), e di conseguenza aumentano i modelli affettivi alternativi al concetto classico di famiglia; la precarietà lavorativa spinge a una sempre maggiore mobilità, portando all'impossibilità di stabilire su radici solide e in luoghi fissi la propria esistenza... I fattori sono molti, e l'esperienza che emerge da ognuno di essi fa sì che l'idea di famiglia non sia più la stessa per tutti, ormai.

È ovvio, alla luce della mia fede cristiana, che io debba avere un pensiero chiaro riguardo a queste nuove manifestazioni della vita familiare; ma questo non mi autorizza ad esprimere un giudizio morale sulle persone, e ancor meno ad assumere atteggiamenti di condanna. Su tutte queste tematiche occorre, come ha ricordato Papa Francesco nell'omelia della Messa di apertura dell'ultimo Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, "un confronto sincero, aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento di epoca porta con sé", senza alcuna preclusione sui temi etici e sulle situazioni problematiche: "Lasciamo che gli interrogativi si riversino nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre ad unità".

Ciò che invece ci deve preoccupare, come uomini e donne di fede, è di lasciarci illuminare dalla Parola di Dio per potervi trovare alcuni elementi che ci permettano di vivere la dimensione familiare all'interno del mondo contemporaneo come testimonianza dei valori in cui crediamo, al di là dei condizionamenti che i nuovi modelli sociali e affettivi possano creare sul nostro modo di intendere la famiglia, e al di là dalle scelte politiche che i governanti possano fare riguardo ai nuovi modelli familiari. Nelle letture di questa domenica, mi sembra di poter individuare fondamentalmente due termini che riassumono il senso dell'essere famiglia: la fiducia e la fedeltà.

Ci troviamo di fronte ad alcune figure di anziani che hanno dimostrato la loro profonda fiducia in Dio riguardo al compimento delle sue promesse di salvezza anche nel momento in cui si trovavano a sperimentare dei fallimenti nei tentativi di costruire una vita di famiglia. E questa fiducia - fedeltà viene da Dio premiata, in modo ormai inatteso perché tardivo ma senz'altro più efficace di quanto si potesse umanamente sperare.

Abramo e Sara, per fede e sperando contro ogni speranza, accettano di iniziare il loro cammino di coppia "senza sapere dove andavano". Capiterà loro pure di vivere in un paese ostile. Ma la peggior ostilità viene dalla loro vecchiaia e dalla loro sterilità, dall'impossibilità a generare figli, che porterà Abramo a cercare soluzioni facili e immediate, prima iscrivendo nell'eredità il suo servo, e poi cercando un figlio dalla sua schiava. Ma Dio è ben più forte di ogni soluzione umana, e quindi riesce a convincere Abramo ad avere, nonostante tutto, fiducia in lui, anche nel momento in cui lo metterà alla prova chiedendogli il sacrificio del suo unico vero figlio della promessa, Isacco.

Anna e Simeone avevano ritenuto la loro attesa orante del Messia più importante anche della vita di famiglia, che non aveva dato loro grandi soddisfazioni, data la repentina vedovanza di Anna e l'assoluta centralità di Dio nella vita di Simeone rispetto ai suoi affetti. Eppure, la fiducia in un Dio fedele alle promesse premia, ormai al termine della loro esistenza terrena, due cuori abbandonati a Dio più che alle cose di questo mondo.

C'è pure una giovane coppia, quel giorno, al tempio di Gerusalemme, che compiendo tutto ciò che "prescrive la legge del Signore e di Mosè" (per sottolinearlo quattro volte Luca, vuole dire che ci tenevano proprio!), presenta a Dio il Dono più bello della sua fedeltà alla Parola. La loro diversità dalle altre coppie, la loro storia di iniziale "irregolarità coniugale" avrebbe potuto spingerli a sentirsi "fuori" dalla società del tempo, slegati da ogni riferimento valoriale e religioso. Invece, non è così. La loro reciproca fiducia (e non deve'essere stata facile, soprattutto per Giuseppe), e la loro fedeltà alla tradizione e ai valori ricevuti dai loro padri sono molto più forti che qualsiasi arbitraria interpretazione delle cose. E anche se al posto loro qualcuno avrebbe benissimo scelto di fare a meno di compiere "ciò che era prescritto dalla Legge", loro scelgono invece di rimanervi fedeli, fino in fondo.

È la fiducia reciproca tra i membri che rende indistruttibile la famiglia, anche di fronte ad una società che a volte sembra andare e portarci da tutt'altra parte, in nome del "sono libero di fare ciò che voglio, perché sono padrone della mia vita".

È la fedeltà ai valori che io ho ricevuto da chi mi ha educato, è il legame con la fede che mi è stata trasmessa, che fanno della famiglia in cui sono inserito, o che un giorno costruirò, un elemento di coesione e di sicurezza anche in mezzo a modelli affettivi alternativi al mio.

In definitiva, se la Parola di Dio e la dottrina della Chiesa nella quale credo mi stimolano e mi convincono a vivere la vita di famiglia in modo coerente con il mio Credo, e ad insegnare altrettanto alle persone che condividono la vita con me, non mi lascerò affatto sconvolgere o peggio ancora scandalizzare da modelli affettivi alternativi che nessuno mi autorizza a condannare, pur dovendo io avere il mio criterio di giudizio. Devo lasciare che chi la pensa diversamente viva così, senza giudicarlo o avere la pretesa di obbligarlo a vivere come me; anche perché spesso c'è gente che noi riteniamo "affettivamente alternativa" che vive la fedeltà e la fiducia in maniera più leale della nostra. È anche sulla scorta di questo che le conclusioni del Sinodo sulla famiglia arrivano a dire (fatto veramente nuovo e rivoluzionario, per la Chiesa Cattolica), che le persone che vivono unioni affettive alternative "devono essere accolte con rispetto e delicatezza".

E se io credo in ciò che la fede fa nascere e vivere in me, sono certo che la fiducia in Dio e la fedeltà alla sua legge iscritta nel mio cuore saranno sempre molto più potenti di qualsiasi situazione umana, di qualsiasi legislazione, di qualsiasi moda, e di qualsiasi tendenza di pensiero e di comportamento.

Ci aiuti il Signore non a fare sterili ed inutili battaglie per difendere l'indifendibile o per convincere chi non è affatto da convincere; piuttosto, preoccupiamoci di vivere come Abramo, Sara, Anna e Simeone, continuamente "mossi dallo Spirito".

 

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