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TESTO L'uomo nella prosperità non comprende

don Roberto Rossi  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (26/09/2004)

Vangelo: Lc 16,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: 19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Il messaggio, che la liturgia di oggi ci vuole comunicare, si colloca come continuazione di domenica scorsa. È ancora il profeta Amos che con forza denuncia l'ingiustizia di coloro che abitano in case sontuose, mangiano, bevono in abbondanza senza curarsi dei poveri e della rovina del popolo di Dio. Per loro, il profeta riserva una sorte infelice: la deportazione in Mesopotamia per opera delle armate assire. Anche Luca continua la sua denuncia della ricchezza di poche persone a discapito dei poveri costretti a rimanere fuori della porta, nella speranza di avere qualche briciola. È un messaggio forte anche per noi, uomini e donne del terzo millennio, che ogni giorno incontriamo situazioni di povertà, di emarginazione e di miseria. Anzi possiamo dire che se questa parola di Dio è valida sempre, essa fotografa molto bene la situazione del mondo di oggi, dove una piccola parte dell'umanità vive nel consumismo e nello spreco e la maggior parte dell'umanità vive nella miseria. Scrive il S. Padre nella "Novo Millennio Ineunte": "Il nostro mondo comincia il nuovo millennio carico delle contraddizioni di una crescita economica, culturale, tecnologica, che offre a pochi fortunati grandi possibilità, lasciando milioni e milioni di persone non solo ai margini del progresso, ma alle prese con condizioni di vita ben al di sotto del minimo dovuto alla dignità umana. E' possibile che, nel nostro tempo, ci sia ancora chi muore di fame? Chi resta condannato all'analfabetismo, chi manca delle cure mediche più elementari? Chi non ha una casa in cui ripararsi?"

La dottrina sociale della Chiesa da molto tempo ormai ci invita a prendere coscienza dei veri problemi del mondo e ad attuare un impegno cristiano, che non si limita a qualche elemosina, ma cerca di andare alle cause delle diseguaglianze, delle ingiustizie, dello sfruttamento, con opere di condivisione e di solidarietà. In una situazione già tanto grave si inseriscono ora i preoccupanti problemi di questi giorni.

La Parola di Dio ci traccia una via per la nostra conversione. Paolo ci esorta a divenire veri uomini e donne di Dio che, proprio perché credenti, seguono la via della giustizia e tendono, con il desiderio e con scelte concrete, verso la pietà, la fede, la carità, la pazienza, la mitezza. Atteggiamenti che contrastano certamente con la posizione di coloro che, forti della propria ricchezza, si ritengono "a posto" ed irreprensibili.

La Parola del Signore, con il salmo 119, viene in nostro aiuto e pone nel nostro cuore e sulle nostre labbra, questa preghiera: "Indicami, Signore, la tua via, perché in essa è la mia gioia. Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso la sete del guadagno. Distogli i miei occhi dalle cose vane". Bisogna fare attenzione a quello che ci dice la Bibbia: "L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono", "Alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore".

L'ammonimento che il Signore Gesù ci rivolge, attraverso la parabola del ricco e di Lazzaro, non è soltanto un fatto di giustizia sociale, puramente umana. È realtà che tocca la profondità della nostra fede e la nostra sorte nell'eternità. "Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato", ci ricorda san Paolo nella lettera ai Galati. Meriteremo il paradiso nella misura in cui avremo condiviso le nostre cose e la nostra vita con i fratelli bisognosi: "Avevo fame, avevo sete? venite benedetti dal Padre mio?" (Mt. 25). Invece la sorte dei malvagi, dice la Bibbia, sarà terribile.

Per noi è invito a impegnarci per la giustizia, come uomini e come credenti, sapendo che il bene comune, la solidarietà e la pace sono il sogno di Dio Padre sull'umanità. È invito a divenire uomini e donne di speranza che credono veramente nella potenza della Parola del Signore, l'unica parola che deciderà le sorti del mondo .

Alcune domande: Quante cose superflue ho? Quanta parte della mia vita la passo nello spreco? Quali sono i momenti in cui sperpero energie e soldi in cose inutili, nel consumismo, nello sfarzo, nella moda?? Ho voglia di cominciare a vivere nella sobrietà per aver la possibilità di condividere le cose che ho, col prossimo bisognoso? Che cosa succederebbe nella mia vita se dessi ai poveri tutto ciò che invece sperpero nelle cose inutili, nel superfluo?

 

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