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TESTO Commento su Luca 24,44-49a

don Michele Cerutti

I domenica dopo la Dedicazione (Anno A) (26/10/2014)

Vangelo: Lc 24,44-49a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Pietro è invitato dall'angelo ad andare da un centurione romano Cornelio, uomo pio che vuole convertirsi al cristianesimo. Pietro, tuttavia, ha qualche remora ad obbedire e la remora sta nel fatto che vede in Cornelio un pagano mentre Lui è inviato a convertire gli Ebrei.

Si sa, c'è sempre un po' il rischio di tutti coloro che sono inviati ad evangelizzare il cercare di misurare gli interlocutori pensando che non ci comprendano.

Successe questo al profeta Giona che disobbedì al comando Dio di andare a convertire Ninive e preferì dirigersi verso Tarsis, giustificando il fatto che i niniviti non l'avrebbero compreso.

Capita oggi a Pietro, l'apostolo che è a capo della Chiesa. Pietro non disobbedisce ma tiene in sè tutte le remore. Viene confortato da segni divini: lo conosciamo per la sua difficoltà di comprendere le novità. Mentre si dirige verso Cornelio appare per tre volte una tovaglia di cibi ritenuti immondi perché destinati alle divinità pagane. In un primo momento non vuole cibarsi, dopo di che una voce lo invita a considerare non immondo ciò che viene purificato da Dio stesso.

E' un invito a uscire da una religiosità fatta di schemi per abbracciare una religiosità fatta di aperture ai fratelli. L'incontro con Cornelio fa comprendere a Pietro che Dio non fa differenze.

In questa giornata, dedicata a livello Diocesano alle missioni, questa lettura spinge tutti noi cristiani ad aprirci a tutti, a non stancarci di aiutare il seminatore a gettare il seme un po' dovunque, anche se i terreni su cui gettiamo i semi ci sembrano difficoltosi a recepire e ci possono sembrare improduttivi. Il seme può cadere anche sull'asfalto, ma in quel pavimento vi può essere una fessura da cui può sorgere un filo d'erba. Non siamo noi che facciamo maturare il seme, ma il seminatore è colui che riesce a lavorare anche quel terreno.

Essere instancabili nell'annunciare al mondo la buona novella: questo è il compito di ogni battezzato.

Qualcuno potrebbe sentirsi impreparato e non avere capacità. Ci viene in aiuto Paolo, l'apostolo delle genti, con questa lettera ai Corinti. In una comunità caratterizzata dal sincretismo religioso, ovvero vi erano molti culti, Paolo avverte la necessità di parlare con il linguaggio del semplice del Vangelo che si attua con l'amore incondizionato per l'uomo da parte di Dio e che si esprime nella Croce, strumento di morte che è invece espressione di un amore grande perché Dio si è inchiodato.

Oggi davanti ai tanti personaggi che abitano le nostre piazze televisive e mediatiche e che si offrono come modelli Gesù, con la grandezza della Croce, si offre a noi dando un senso vero alla vita.

Chi ha fatto esperienza di Cristo non può trattenere la gioia di questo incontro che avviene in modo sorprendente nell'Eucaristia e nell'incontro con i fratelli.

Bando alle timidezze e paure: noi annunciamo un messaggio che non dobbiamo inventare, ma che ci è stato donato da chi questo messaggio lo ha vissuto.

Paolo VI sottolineava che «evangelizzare... è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 14).
Il Vangelo ci viene in aiuto.

I discepoli di Emmaus comprendono la grandezza del mandato e hanno la promessa del dono dello Spirito Santo.

Dallo Spirito Santo arriva il coraggio per annunziare con franchezza il Vangelo a voce alta in ogni tempo e in ogni luogo, come ha detto Papa Francesco.

Lo stesso Papa afferma: "Lo Spirito Santo, scendendo sugli Apostoli, li fa uscire dalla stanza in cui erano chiusi per timore, li fa uscire da se stessi, e li trasforma in annunciatori e testimoni delle «grandi opere di Dio». Evangelizzare è la missione della Chiesa, non solo di alcuni, ma la mia, la tua, la nostra missione...Ognuno deve essere evangelizzatore, soprattutto con la vita!"

"Rinnoviamo ogni giorno - ha esortato il Papa - la fiducia nell'azione dello Spirito Santo, la fiducia che Lui agisce in noi, Lui è dentro di noi, ci dà il fervore apostolico, ci dà la pace, ci dà la gioia. Lasciamoci guidare da Lui, siamo uomini e donne di preghiera, che testimoniano con coraggio il Vangelo, diventando nel nostro mondo strumenti dell'unità e della comunione con Dio".

 

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