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TESTO Vende tutti i suoi averi e compra quel campo

dom Luigi Gioia  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/07/2014)

Vangelo: Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Il vangelo di oggi ci propone le parabole del regno dei cieli e ci invita ad interrogarci prima di tutto su questa stessa espressione: il regno dei cieli. Cosa intente l'evangelista Mattero utilizzando questa espressione?

Nel vangelo di Matteo resta qualcosa della tendenza propria alla pietà ebraica di non nominare il nome di Dio invano. Dice dunque ‘regno dei cieli' per dire ‘regno di Dio'. Quindi l'espressione ‘regno dei cieli' deve essere sempre capita come ‘regno di Dio' nel senso di "atto attraverso il quale Dio regna". Quindi il regno dei cieli vuol dire l'azione di Dio, l'intervento del Signore nella storia e nella vita di ognuno di noi. E' come se all'inizio di ognuna di queste parabole Matteo dicesse: "Ecco come il Signore interviene nella storia. Ecco come il Signore agisce in ognuna delle nostre vite".

Questo è ciò per cui preghiamo ogni giorno, quando, ripetendo il Padre Nostro, diciamo: Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà. Ogni volta che ripetiamo questa preghiera in realtà chiediamo: "Agisci Signore nella storia. Agisci Signore nelle nostre vite. Che la tua volontà, che il tuo disegno di amore, di felicità, di salvezza per il mondo e per ognuna delle nostre vite si realizzi". Quello che chiediamo attraverso questa preghiera è che attraverso le nostre azioni, il nostro lavoro, i mille piccoli atti quotidiani, apparentemente insignificanti della nostra vita, piano piano la storia senza senso e senza direzione che regge il mondo diventi storia di salvezza, diventi storia con un senso, con una direzione.

Cosa ci dice il Vangelo del modo nel quale il Signore agisce nella storia e nelle nostre vite?

Come è che Dio trasforma la storia? Come è che Dio trasforma la nostra vita?

Scegliamo l'ultima di queste piccole parabole, di queste immagini, di queste similitudini. Matteo dice: Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Questa immagine un po' curiosa, ispirata al lavoro degli apostoli, affronta uno degli aspetti più difficili da capire riguardo all'azione del Signore: se Dio effettivamente è presente e attivo nella storia, perché c'è così tanto male? Perché facciamo così tanto e così spesso l'esperienza della sofferenza? Perché ci succedono cose che sembrano senza senso? Perché l'assurdità del trionfo di coloro che fanno il male? Perché la malattia? Perché la morte?

La risposta di questa parabola è che il Signore non interviene nella storia forzandola, ma abbracciandola. Come questa rete gettata nel mare, il Signore avvolge tutto, assume tutto, buoni e cattivi, il bene e il male. Il Signore avvolge ciascuno di noi non solo con il bene che facciamo, ma anche con il male che ognuno di noi causa, perché il bene e il male sono nel cuore di ciascuno di noi.

Il Signore non prende il nostro posto. Restiamo responsabili delle nostre scelte, delle nostre decisioni. Quando facciamo il male non possiamo dire che è il Signore che lo fa o che lo permette: siamo noi che lo facciamo. E quando subiamo il male, non possiamo dire che è Dio che ce lo manda o che è Dio che lo permette: sono gli uomini che fanno il male.

Il modo di agire del Signore nella storia, in ognuna delle nostre vite, non è quello di eliminare il male, ma di assumerlo, di abbracciarlo e di trasformarlo.

Questa rete di cui parla la parabola del regno dei cieli oggi, è stata lanciata quando Gesù ha steso le sue braccia sul legno della croce. Noi pensavamo di starlo inchiodando, di starlo immobilizzando, di starlo eliminando, invece lui trasformava queste braccia tese e inchiodate in un abbraccio che avvolgeva, abbracciava tutti gli uomini, a cominciare da quelli che lo stavano uccidendo. Questo senso è espresso in modo figurativo e molto eloquente nei crocifissi del duecento e in modo particolare in quelli giotteschi o in quelli che si trovano ad esempio ad Assisi, dove si vede un Gesù crocifisso molto sereno, con le braccia stese, non tanto perché inchiodate sulla croce, ma perché attraverso di esse egli vuole abbracciare tutti gli uomini. L'abbraccio con il quale il Signore avvolge tutto il mondo e ciascuno di noi, la rete con la quale cattura tutta la storia, tutte le nostre vite, naturalmente è il suo amore, è la sua misericordia, è la sua pazienza, è la sua mitezza, è il suo perdono.

Questa stessa verità Paolo la afferma nella seconda lettura, tratta dalla lettera ai Romani, quando dice: Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene di quelli che amano Dio, - tutto concorre, sia il bene che il male, tutto concorre al bene di quelli che amano Dio - di coloro che sono stati chiamati secondo un suo disegno. Un tale atto di fede Paolo lo può fare, perché sa che la rete del regno dei cieli, cioè l'abbraccio di Gesù sulla croce, avvolge tutto, cattura tutto, tutta la storia, tutti gli eventi grandi e piccoli, tutte le nostre vite, tutte ed ognuna delle nostre vicende quotidiane. Tutti i capelli del nostro capo sono contati - dice Gesù. Tutte le nostre lacrime il Signore le vede, e come dice il libro dell'Apocalisse, tutte queste lacrime lui stesso, il Signore, le asciugherà nel giorno nel quale ci accoglierà nel regno dei cieli.

Il modo nel quale il Signore abbraccia la nostra storia, le nostre vite, comprende sia il bene che il male, sia il bene che facciamo e che altri fanno a noi, sia il male che gli altri fanno a noi ed il male che noi facciamo agli altri. Tutto finisce nel rogo dell'amore del Signore. Tutto in questo modo, e solo in questo modo, tutto - non solo il bene ma anche il male - tutto concorre al bene di coloro che Dio ama e che amano Dio.

Il modo nel quale il Signore trasforma la storia è questo. Se subito, già ora, il Signore eliminasse il male, se prendesse solo i pesci buoni nella sua rete, nessuno di noi si salverebbe. Se l'abbraccio del crocifisso avvolgesse solo i buoni, saremmo tutti fuori, perché il male è nel cuore di ciascuno di noi.

Per questo il Signore subisce il male e si lascia crocefiggere. Per questo non elimina il male, la sofferenza che ciascuno di noi quotidianamente subisce e quotidianamente - a volte anche involontariamente - infligge: perché il suo modo di vincere il male è di trasformarlo con la potenza del suo amore, con la potenza della sua mitezza, della sua pazienza, con la potenza del suo perdono.

Questo è il modo che ha il Signore di regnare sulla storia, di agire nella storia. E' questo il modo nel quale anche il male può essere trasformato in bene. Questo è il modo nel quale anche noi, nelle nostre vite, possiamo trasformare il male, sia quello che subiamo che quello che facciamo, in bene.

Il Vangelo, lo sappiamo, vuol dire "buona novella", "buona notizia". C'è una buona notizia per ciascuno di noi: sia il male che subiamo che quello che facciamo può, grazie all'amore del Signore, essere riparato, essere trasformato, essere convertito, contribuire al bene. Come ce lo dice Paolo in questa frase che non dovremmo mai stancarci di ripetere: Nella fede e nella speranza tutto concorre al bene di coloro che Dio ama, di coloro che amano Dio.

 

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