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TESTO Commento su Siracide 7, 27-30. 32-36; Colossesi 3,12-21; Luca 2, 22-33

don Raffaello Ciccone  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (26/01/2014)

Vangelo: Sir 7, 27-30. 32-36; Col 3 12-21; Lc 2,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,22-33

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Siracide 7, 27-30. 32-36.
Dopo aver richiamato al giovane figlio, a cui è rivolto l'insegnamento, l'impegno di ricerca della istruzione: " Figlio, fin da giovane ricerca l'istruzione e fino a vecchio troverai sapienza" (6,18), i brani che leggiamo oggi, nel cap.7, fanno arte di raccomandazioni di diverso argomento di natura morale, sociale e religiosa. Per lo più sono precetti in forma negativa in tutto il capitolo, ma qui vengono ripensate anche

proposte aperte alla maturazione ed al progresso della sapienza.
Il libro del Siracide, detto anche "Sapienza di Sirach", detto anche Ecclesiastico, fu inizialmente scritto in ebraico da Ben Sira, (il nome greco è Siracide) verso il 180 a. C. e fu tradotto dal nipote in greco attorno al 130 a.C., lasciandone testimonianza nel prologo nel libro stesso. Composto da 51 capitoli con vari detti di genere sapienziale, sintesi della religione ebraica tradizionale e della sapienza comune, vuole contrastare la penetrazione culturale greca nella cultura ebraica, ponendo una diga morale per i suoi, e incoraggiando a riprendere la Sapienza delle proprie tradizioni. Coraggioso e infervorato dalla Sapienza e del culto ebraico, insiste che non ci si debba vergognare della propria ricchezza morale e della legge. Il mondo ebraico, quando stabilì il Canone (elenco ufficiale dei libri della Scrittura attorno il 90 d.C,) non considerò ispirato questo testo, probabilmente perché la sua diffusione era avvenuta, prevalentemente, con il testo greco. E' rimasto invece come testo sacro ispirato nei testi ufficiali del Canone cattolico. Perciò non è elencato nella Bibbia ebraica (22 libri), né nel Canone del mondo protestante ( che segue, per l'A.T., il criterio ebraico). Nelle bibbie è ricordato come Deuterocanonico. Sono nominate le realtà più sacre della vita quotidiana ebraica: i familiari, compresi i genitori (vv18-28), il rispetto del Signore e dei suoi sacerdoti (29-31), i poveri (v 32), le offerte per i morti secondo criteri propri degli ebrei che pure non avevano ancora con chiarezza il richiamo della vita oltre la morte e la risurrezione dei morti, come la consapevolezza sviluppò più tardi (v 33). Si richiamano, con accenti di tenerezza, l'attenzione alla misericordia verso chi piange e verso i malati (vv 34-35). Il v 33 ricorda che le opere di misericordia non debbono escludere nessuno: "La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto". E' commovente questa attenzione alla vita e persino al ricordo della vita.
Si può sentire l'eco del comando di Dio nel racconto della creazione: "Coltivare e custodire la creazione" (Gen2,15) è il compito di chi ha ricevuto in dono il mondo e lo mantiene bello e grande. Si suppone il lavoro ma non è il lavoro dello schiavo che opera in conto terzi e a cui non interessa per nulla il risultato. Sono le raccomandazioni a persone libere che mantengono bene la casa, ricevuta in dono da Dio, e la abbelliscono e la arricchiscono per ogni essere vivente. L'ultima raccomandazione ha il significato globale della sapienza di vita: "In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato" (v 36 ) .
Col 3,12-21
Il testo che leggiamo è particolarmente ricco per una scelta cristiana di valori e di sentimenti che debbono maturare in una famiglia cristiana (vv12-13).
C'è una prima immagine: il vestito, il vestito nuovo, bianco, ricevuto e indossato il giorno del battesimo, il segno di quel "rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri". Spogliato dell'uomo vecchio e risorto a vita nuova, la dignità espressa nel vestito è quella di essere cristiani, con una legge nuova costituita, meno di precetti e più di sentimenti degni di Gesù: l'elenco è di 7 e costituisce la pienezza dello stile credente. Nella famiglia deve essere fondamentale il perdono, a somiglianza del perdono che riceviamo dal Signore. Infatti il perdono ricostruisce il tessuto della speranza e della fiducia, rammenda gli strappi, ristruttura i rapporti, rinsalda i cammini comuni. Nella riflessione delle relazione ritorna la dignità dell'accogliersi ("rivestitevi di carità") e costituisce la pienezza dell'armonia ("la pace portata da Cristo"). Vengono quindi indicati i mezzi per vivere e sorreggere l'armonia familiare: prima di tutto la Parola di Dio che alimenta la sapienza della vita e aiuta nel dialogo reciproco per capire e per correggere; poi la preghiera che crea affiatamento e fa intravedere prospettive e valori. E se nella famiglia ci si preoccupa a produrre segni di affetto e di attenzione (si fanno feste, ci si offre regali, si organizzano le vacanze, si richiamano ricorrenze), ancor più si cresce in maturità e letizia con il canto e la lode a Dio: "Cantate a Dio e ringraziatelo mediante Gesù" (v 16).
Infine, nella vita familiare risuonano parole che, alla nostra sensibilità, urtano poiché sono segnate da sospetto come: " Voi mogli siate soggette ai mariti". Questo è nella cultura del tempo, sia ebraico che pagano. Paolo però aggiunge: "come conviene nel Signore", ricostituisce un diverso modo di relazione ed esprime l'atteggiamento di servizio e di accoglienza di Gesù. "Chi vuole diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e chi vuole essere primo tra voi sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo che non è venuto per farsi servire, ma per servire" (Mt 20,27-28). " Voi mariti amate le vostre mogli". E in altri testi si approfondisce l'incoraggiamento. I mariti sono chiamati ad amare le mogli come Dio ama l'umanità e come Gesù ama la Chiesa, sua sposa, per cui ha offerto la propria vita (Ef. 5,25). Nel rapporto familiare c'è sempre il riferimento al Signore. Infine il rapporto con i figli è di autorevolezza e di testimonianza, ma anche di accoglienza. I genitori debbono essere capaci di non esasperarli ma i figli crescano, consapevoli di vita e di fiducia nelle proprie risorse, mentre questi debbono sforzarsi di ubbidire; dalla sapienza dei genitori sorge la capacità di comprendere il valore della vita.
Luca 2, 22-33
Nel Vangelo di Luca il racconto della presentazione di Gesù al tempio ha un particolare significato poiché è l'incontro di Gesù bambino e il mondo del tempio, il luogo della presenza del Signore in Israele. Già una profezia del profeta Malachia aveva preannunciato questa visita: "Ecco, io manderò il mio messaggero... e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate... egli è come il fuoco del fonditore e la lisciva dei lavandai... egli siederà per fondere e purificare" (3,1-4). L'ingresso di Dio che giudica è modulato sulle parole del linguaggio profetico. Angosciati della ingiustizia e della infedeltà del popolo, sconcertati della lontananza dei sacerdoti dalla fedeltà al valore religioso del tempio, il messaggio, sospeso nel tempo, sarà ripreso da Gesù nella sua ultima settimana di vita a Gerusalemme, quando entrerà nel tempio di Gerusalemme e scaccerà i mercanti, ricordando le parole di Isaia: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli"(56,7) e Gesù rimprovererà che "essa è diventata un covo di ladri" (Lc 19,46). E' di questo impatto il messaggio di Malachia e invece, quando Gesù viene portato da Giuseppe e Maria al tempio, è solo un bambino debole, come ogni bambino, incapace di parlare e di capire. Egli si è fatto povero tra i poveri e nessuno lo può riconoscere, tranne un uomo saggio e pio, sensibile alla presenza dello Spirito. Solo per questo può accogliere Gesù che adempie la promessa. Ma è Gesù, in verità, Dio lui stesso, che gli viene incontro. Tutto si realizza secondo la legge (ricordata tre volte): sia la purificazione per la madre (Lv. 12,1-8) sia la presentazione dei figli maschi primogeniti (Es. 13,2.12). Ma Luca, con una sottolineatura appena sfumata, ricorda che il cammino al tempio non è solo quello che la legge chiede per la donna che ha partorito (come è d'obbligo), ma parla di una purificazione per tutta la famiglia di Gesù (v 22 "quando venne il tempo della loro purificazione"). In tal modo viene anticipata quella solidarietà con l'umanità peccatrice che porterà Gesù a farsi battezzare da Giovanni Battista, mettendosi in fila tra i peccatori che volevano manifestare il loro desiderio di conversione. Gesù continuerà a cercare questa umanità peccatrice e ad accoglierla fino alla morte, provocando scandalo, ma garantendo, in tal modo, la misericordia agli impuri e ai peccatori del mondo. Simeone è diretto e guidato dallo Spirito e, per questo, può "accogliere" Gesù che adempie la promessa di venire nel mondo. "Ora lascia che il tuo servo vada in pace": è un canto di lode perché Dio esaudisce la speranza di Israele e la ricerca di tutti i popoli. Anche Giacobbe, nell'incontro con Giuseppe in Egitto, divenuto vice Faraone, dice: "Posso anche morire questa volta...." (Gn, 46,30).
"I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (vv 30-32 ) Il testo che abbiamo letto finisce qui, con lo stupore e la meraviglia dei genitori di Gesù che sentono, inattesa, una rivelazione splendida sul loro bambino su cui, ovviamente, continuano a correre pensieri interrogativi, vista la normalità della crescita. Ma l'episodio nel Vangelo di Luca continua con la predizione: "Sarà un segno di contraddizione" dice Simeone al bambino ed a Maria " e anche a te una spada trafiggerà l'anima"(v v 34-35 ). Questo bambino, diventato adulto, impegnerà a fare delle scelte di luce, ma non tutti lo accoglieranno. Il tempo della Chiesa è il tempo della maturazione e della consapevolezza di Gesù, tempo di fatica e di sofferenza, ma insieme, tempo di speranza e di salvezza. Maria è l'inizio di questa comunità orante e fedele. L'episodio si conclude con l'incontro della profetessa che Anna ha atteso e ora finalmente "parla del Bambino a quanti aspettano la redenzione di Gerusalemme". Essa rappresenta Il popolo fedele di Israele.

 

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