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TESTO Commento su Secondo Cronache 36, 14-16.19-23; Salmo 136/137, 1-6; Efesini 2, 4-10; Giovanni 3, 14-21

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno B) (18/03/2012)

Vangelo: 2Cr 36, 14-16.19-23; Salmo 136/137, 1-6; Ef. 2, 4-10; Gv. 3, 14-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,14-21

14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

La quaresima è il secondo tempo forte per la nostra vita di cristiani.
Lo scopo primario della Quaresima è l'imitazione della quarantena trascorsa da Gesù nel deserto, oggi localizzato nel deserto di Giuda sul monteQarantàl, custodito dai monaci greci ortodossi, nei pressi di Gerico. Gesù digiunò «quaranta giorni e quaranta notti», rivivendo personalmente l'esperienza che il suo popolo fece dopo l'uscita dall'Egitto, peregrinando quaranta anni nel deserto del Sinai tentato dalla fame, dalla sete, dall'idolatria e dalla infedeltà. Imitare ciò che vissero Israele prima e il Signore dopo un momento privilegiato della fede.
In questa domenica due sono gli elementi determinanti: la luce che Dio offre al suo popolo ed il Cristo che innalzato sulla croce salva l'uomo che crede in lui.
Nella prima lettura tratta dal secondo libro delle Cronache ci viene raccontato che tutto il popolo di Israele si era dato ad ogni infedeltà e abominio, tanto che il Signore, nella sua immensa bontà, mandò i profeti per redimerlo, ma questi non sono serviti perché non ascoltati dal popolo.
I profeti non sono comodi perché portano alla luce del sole le cose malvagie chi fa il male non ama la luce ma le tenebre, scoprono anche le cose che vogliono essere messe sotto i tappeti delle apparenze, i profeti vengono per dare insicurezza ai sicuri e sostenere gli insicuri. I nemici distrussero le mura di Gerusalemme, distrussero il tempio e tutti i palazzi eleganti e quanto c'era. Quelli che non furono uccisi furono deportati in Babilonia e vi rimasero schiavi per 70 anni e solo quando, ispirato dallo Spirito del Signore venne Ciro re di Persia, poterono essere liberi e tornare alla propria terra.
Anche noi, ancora oggi, siamo proprio come il popolo di Israele, nelle nostre città abbiamo a portata di mano la Parola del Signore, conosciamo quello che dovremmo fare per essere in sintonia con il Cristo eppure siamo distratti dagli avvenimenti, dalle cose da fare, l'orologio governa le nostre giornate, devo fare questo, questo e questo... poi viene la sera e ci siamo dimenticati del nostro compagno di viaggio, che silenzioso attende sempre.
"Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia", è il ritornello del salmo responsoriale che declama la tristezza del popolo durante l'esilio che non dimentica Gerusalemme, lungo i fiumi di Babilonia appenderanno le cetre ai rami dei cedri ma preferiranno non poter più cantare piuttosto che dimenticare la loro terra.
Nella seconda lettura l'apostolo Paolo ci ricorda come la salvezza ci viene solo da Dio il quale ha fatto opere grandiose per noi e perché noi ce ne servissimo. Possiamo nascondere i nostri peccati, ma non possiamo dimenticare le opere buone, perché sono necessarie a noi e sono attese dagli altri, forse abbiamo persino timore di pronunciare questi termini che riteniamo sorpassati, ma quando le compiamo possiamo anche cancellare le nostre impronte purché venga messo in evidenza chi le ha ispirate.
La salvezza ci viene solo da Dio, noi siamo opera di Dio gli apparteniamo ed Egli ci ha salvato per mezzo del Cristo Gesù.
Nel vangelo l'apostolo Giovanni ci presenta il dialogo di Gesù con Nicodemo, che va da Gesù di notte, ma la luce del Cristo gli batte sulla testa e da vecchio che era diventa nascente, deve ancora capire che Gesù gli dà una seconda possibilità per ricominciare.
Nicodemo va di notte forse per non mettersi in evidenza, per rispetto umano diremo noi, pensa di essere alla fine della sua vita ma la luce lo rende capace di credere e di avere fede.
Credere in Dio significa credere nel Cristo crocifisso, credere nella croce sulla quale è morto il figlio di Dio, questo avvenimento può sembrare una sconfitta ma al contrario è una vittoria la vittoria più grande quella della salvezza dell'uomo.
Credere e avere fede significa credere nell'amore che Dio Padre ha per ognuno di noi.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Luce e tenebre ci avvolgono, siamo capaci di scegliere la luce anche se le tenebre sono più comode?

- La presenza di Cristo quale compagno delle nostre giornate è motivo di gioia per noi, forse non ce ne ricordiamo neppure, anche se siamo "brave persone? "

- Non basta credere nelle scritture, siamo consapevoli che solo l'Amore può salvarci?

Commento a cura di Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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