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TESTO Il disgelo

don Carlo Occelli  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (15/01/2012)

Vangelo: Gv 1,35-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Giovanni Battista sta fermo come una statua in mezzo ad una piazza, se fosse il dito della mano sarebbe l'indice. Non si muove, come cartello stradale incementato in strada.

Immobile, indica. Perciò esiste. La sua esistenza sta tutta nella testimonianza, nell'essere principio di un vortice che ha condotto fino a noi.

Non ci sono per lui verbi di movimento, "stava". Era lì il giorno prima come in questo momento. Non è lui che va in cerca di Gesù, né si mette a seguirlo in prima persona.

Come se il mondo fosse fermo, immobile, eccetto un unico movimento. Quello del maestro.

Cerco di immaginarmi questa scena di fermezza universale, vedo un mondo paralizzato dall'era glaciale, eccetto un minuscolo punticino dell'universo. Una crepa che squarcia, un moto di calore che scioglie, una fiamma che avvia il disgelo. Inizia il movimento nel mondo fisso.

Ecco come m'immagino il passaggio di Gesù davanti al mondo di GiBi: "fissando lo sguardo di Gesù che passava" racconta il vangelo.

Stava là, con due dei suoi discepoli, quasi fosse lì da sempre. C'era un mondo, fermo, che attendeva da sempre l'origine del movimento. C'è un mondo fermo, il mio, che attende un movimento, il passaggio di qualcuno che osi rubarmi a questa fissità per ridarmi alla vita.

Stava... e un attimo dopo il vangelo usa però il verbo all'indicativo, che non concorda mica! Stava e dice: "Ecco l'agnello di Dio".

Stava, eppure dice a me, ora: Guarda che Cristo ti passa sui piedi. E' ancora questo il compito di GiBi: indicare Gesù. Ora, per me.

Per la mia vita che se ne sta impantanata da chissà quanto tempo in una situazione di stallo. Mi sento sotto scacco, ma non so contro chi combatto. Una ragazza a scuola tempo fa diceva: "Ho tutto, ma mi manca qualcosa, e non so bene cosa".

Siamo in crisi, ce lo diciamo in lungo ed in largo, e tuttavia non sappiamo bene come uscirne. Basta ritornare a crescere? Basta ritornare a consumare di più e produrre di più? La mancanza di ricette non è forse il segnale che ci siamo stancati di un mondo costruito sul vuoto consumo? Non sentiamo la nostalgia di qualcosa di nuovo, veramente nuovo?

Ossì, basta con l'aggiungere ghiaccio ad altro ghiaccio! Vogliamo qualcosa di nuovo.
Passa Gesù.

Non si sa da dove egli arrivasse, dove stesse andando o cosa facesse in quel momento. Tuttavia passava. Sembrerebbe che il primo incontro dei discepoli con il Maestro sia una casualità. Ed è così che accade nella nostra vita: ogni settimana casualmente si aprono a noi delle possibilità per il disgelo. Qualcuno, in modi diversi, ci indica Gesù. Altri, come il nostro amico GiBi, hanno l'audacia di trasmetterci uno sguardo che fissa e penetra nella vita del Maestro.

Allora, "sentendolo parlare così, lo seguirono". Ecco, il movimento s'è creato. Dalla staticità iniziale siamo passati a dei piedi che camminano e seguono, stimolati da un uomo che è passato. Bellissimo. Riscopriamo continuamente che la nostra fede è in movimento, che c'è una religiosità del corpo, simbolica del cuore e della vita. Tramite l'ascolto della Parola, proprio come quei due discepoli di GiBi, siamo chiamati oggi alla sequela, a rimetterci dietro colui che ci precede.

Primo passo della fede, muoversi. Da fermi non si va da nessuna parte.

C'è qualcosa che ti blocca? Cosa ti tiene sotto scacco da non farti alzare lo sguardo e muovere i piedi?

Coraggio, casualmente passa Gesù. E' il disgelo.

Continua il movimento di questa scena stupenda. Movimenti di piedi e di parole, di sguardi e di cuori. Ora è Gesù, inaspettatamente, a girarsi e guardare i due: Che cercate?

In quelle due parole vi è inscritta una domanda per ogni lettore ed uditore del vangelo. Che cercate?

Rimango incantato dalla bellezza di questo semplice interrogativo. Le prima parole che Gesù pronuncia nel vangelo di Giovanni sono proprio queste: che cercate? Qual è il tuo desiderio primario, dove sorge la tua passione, il tuo slancio? Da dove inizia ogni tuo nuovo giorno? Perché mi cammini dietro? Ossia, ma cosa cercate in me? Rassicurazione, consolazione, forza, pace, guerra?...
O qualcosa di nuovo?

Ci attendiamo ancora qualcosa da Gesù di Nazareth, amici cristiani del terzo millennio? Si attendono qualcosa da questo rabbino ebreo i giovani di oggi? E i sacerdoti e le gerarchie? Le famiglie e le comunità parrocchiali? Che cercate voi che andate a leggere il vangelo su internet? Che cercate voi frequentatori di Messe nel 2012?

Quell'interrogativo di Gesù sottintende che possono anche esserci dei desideri sbagliati nel seguirlo. Eccome, si può seguire Gesù Cristo per mille motivi, anche ignobili.

Che cercate?

Rispondono con un'altra domanda i due.

"Maestro dove abiti?". Bingo. Obiettivo centrato. Quei due sono mossi dal desiderio più autentico.

In fondo noi non sappiamo bene cosa cerchiamo, però vogliamo venire con te Gesù. Dicci dove abiti, che vogliamo metter su casa insieme a te, Maestro.

Raccontaci dove sono le tue radici, in quali sorgenti attingono vita. Dicci della terra nella quale si sono radicate così bene! Dove sta la tua stabilità, su che si poggia la tua vita?

Maestro dove abiti è tutto questo. Noi ancora non sappiamo cosa cercare, ma intuiamo che seguendo te troveremo ciò che risponderà ai nostri cuori inquieti. Ci accorgiamo che, solamente abitando dove tu stai, allora riusciremo anche noi a toglierci dallo scacco, al liberarci dal pantano, a superare la crisi.

Maestro dove abiti che mi trasferisco pure io! Ed è il disgelo nei cuori.

Venite e vedrete.

Non ci può essere anticipazione, non c'è un trailer che ci racconti in anticipo dove dimori il Signore.
E' l'ora della fiducia, della partenza. Di un nuovo cammino.

Solo il venire (indicativo) dischiude la possibilità di vedere (futuro) dove abita il Maestro, dove stanno le sue radici.
Per abitare con lui.
Il nuovo ci attende, amici.
E' l'ora di andare.
L'ora del disgelo.

 

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