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TESTO Commento su Matteo 3,1-12

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II Domenica di Avvento (Anno A) (05/12/2010)

Vangelo: Mt 3,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,1-12

1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Padre Alvise Bellinato

LE DIFFICOLTA' NATURALI DI RELAZIONE

In questi giorni i giornali e le tv di tutto il mondo stanno rivelando la grande fuga di notizie, pubblicata da Wikileaks: rapporti di ambasciate varie e di funzionari dei servizi segreti descrivono i "nemici" nelle loro abitudini, dossier riservati espongono i pericoli nei rapporti tra stati e disegnano scenari di conflitti, in cui è molto importante cercare di conoscere in anticipo l'altro per neutralizzarlo, per difendersi da lui, per impedirgli di nuocere.

Così funziona la diplomazia: dietro i sorrisi ufficiali esiste tutto un mondo di sospetti e di tecniche che hanno come scopo la prevenzione, la difesa dall'altro.

Le letture di questa seconda Domenica di Avvento sembrano disegnare, invece, in contrasto con ciò che sta accadendo oggi attorno a noi, uno scenario opposto: il rapporto con l'altro viene descritto come liberato dal sospetto e purificato alla radice, grazie all'intervento di Dio.

Quelle che potremmo definire "difficoltà naturali di relazione" vengono presentate nella liturgia odierna come superabili, con la grazia di Dio.

È interessante osservare come le categorie in "difficoltà naturale di relazione" sono tratteggiate, nelle tre letture odierne, su tre livelli differenti e ascendenti.

La prima categoria è quella del rapporto conflittuale tra animali.

La seconda categoria è quella del rapporto conflittuale tra gli uomini.

La terza categoria è quella del rapporto conflittuale tra gli uomini e Dio.

La riconciliazione tra "nemici naturali"

Nel mondo animale esiste la lotta per la sopravvivenza: la catena alimentare fa sì che il lupo sia nemico dell'agnello, che il leopardo sbrani il capretto, che il leone uccida il vitello, l'orsa insidi la mucca.

Eppure il profeta Isaia, in una delle sue pagine più belle, ci presenta un messaggio di pace e riconciliazione quasi surreale: la venuta di Dio fa cessare questi conflitti naturali e realizza ciò che è impossibile sul piano della sola natura.

La riconciliazione presentata dal profeta è chiaramente simbolica: non dobbiamo fermarci sul dettaglio singolo, ma cercare di cogliere la prospettiva d'insieme: è una visione di fede, che ci parla di una novità straordinaria.

La venuta del germoglio, che spunta dal tronco di Iesse, figura del Messia che discende dalla dinastia di Davide, inaugura un nuovo rapporto nella natura: la Grazia entra nel mondo e lo raggiunge in tutte le sue dimensioni, compresa la materia e il mondo animale.

La violenza, il "saccheggio", la legge del più forte, l'aggressività, cominciano a perdere la loro forza naturale e lasciano spazio al rispetto per la natura, alla convivenza pacifica, alla mitezza.

Il Papa, nella Spe salvi ci ha ricordato con forza che credere nell'utopia della pace, come frutto dell'intervento di Dio nella storia, non è un atto di ingenuità.

Certo, in questo mondo non sarà possibile vedere realizzata subito e in pienezza la profezia di Isaia, ma il germoglio sul tronco di Iesse ha inaugurato un tempo nuovo, che troverà la sua pienezza nella riconciliazione universale, alla venuta di Cristo.

In questo tempo di Avvento sforziamoci di guardare Gesù come Colui che possiede in pienezza lo Spirito, con i suoi sette doni: è il Cristo della fede!

La sua venuta nella nostra natura porta con sé i doni della sua divinità e inaugura gli ultimi tempi.

La riconciliazione tra gli uomini

La lettera ai Romani ci descrive una capacità di accoglienza soprannaturale tra nemici "culturali", che si oppongono a causa della appartenenza a diverse tradizioni religiose.

"La riconciliazione, avvenuta nelle comunità cristiane, tra credenti che provenivano dall'ebraismo e dal paganesimo, è sempre soggetta alla provvisorietà, all'equilibrio instabile: esiste nel presente, ma si affida per il domani alla speranza. Essa è tuttavia il segno di un mondo riconciliato in Cristo, dove non contano i privilegi di razza («siamo figli di Abramo»: Vangelo) e tutto ciò che separa, ma conta invece l'unica cosa che unisce: la fede nel Cristo Salvatore" (cf. sito maranatha.it).

Quando noi cristiani preghiamo perché l'umanità possa essere riconciliata, in tutto il mondo, non stiamo seguendo solo un progetto impossibile. È vero, esistono guerre e divisioni, squilibri e discriminazioni, ma noi crediamo che la salvezza definitiva è opera di Dio che viene e che verrà.

La parte nostra consiste nell'offrirci come collaboratori in questo progetto di pace, che ha Dio come artefice e ispiratore.

Torma anche qui il motivo della speranza: "in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza".

Il tempo di Avvento è tempo di attesa e speranza, ma anche tempo in cui incrementare la fiducia in Dio: "È Dio che governa il mondo, non noi. Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza. Fare, però, quanto ci è possibile con la forza di cui disponiamo, questo è il compito che mantiene il buon servo di Gesù Cristo sempre in movimento" (Deus Caritas est, 35).

La riconciliazione con Dio

Il Vangelo della seconda Domenica di Avvento ci presenta la figura di S. Giovanni Battista, il quale invita alla riconciliazione con Dio, tramite la conversione personale e comunitaria.

Anche qui ritorna la prospettiva della attesa e della speranza: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!".

"Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano" che si recano processionalmente da lui, confessando i propri peccati e ricevendo un battesimo di penitenza, sono immagine della Chiesa che, nel tempo di Avvento, si avvia a ricostruire un rapporto nuovo con Dio, attraverso "un frutto degno della conversione" e un "impegno nel mondo" (orazione Colletta).

Anche Giovanni apre la porta alla speranza, annunciando la venuta di Colui che "vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco": il Cristo, su cui riposa lo Spirito con i suoi sette doni.

Il tempo di Avvento è un momento forte per noi, per crescere nel rapporto personale con Dio, attraverso la preghiera e la penitenza, nel rapporto con gli altri, attraverso la riconciliazione e il perdono, e nel rapporto con la creazione, attraverso il rispetto e la pace.

 

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