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TESTO Lazzaro e il ricco epulone

mons. Antonio Riboldi

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/09/2001)

Vangelo: Lc 16,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: 19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Non passa giorno che veniamo aggiornati in tempo reale di come da una parte si muove la mostruosa macchina da guerra verso gli obiettivi da colpire e dall'altra come stia pericolosamente crescendo l'odio nei popoli che temono di essere vittime della "libertà duratura": che gli altri senza nessun velo chiamano con il termine pericolosissimo "crociata": ossia guerra di religione, la più devastante che ci possa essere. La chiamino pure "santa": un aggettivo che spetta solo a Dio: come se Dio-Amore, che veglia con paternità su ogni uomo, indifferentemente dalla razza o pelle o nazionalità, possa "ordinare" di uccidere. E' un assurdo. Una bestemmia. Bisogna essere ciechi o in malafede per non capire questo elementare concetto. Ma il delirio dell'uomo non conosce confini. Quando nel cuore degli uomini prende piede l'odio, e quindi il terrore, non c'è più spazio per la dignità, il bene, la felicità e la pace: questi grandi beni, che sono poi il senso della creazione di ciascuno di noi da parte di Dio, il Santo, il Misericordioso, l'Amore Infinito.

E fa impressione la moltitudine di uomini, donne e bambini che devono trovare un rifugio per avere salva la vita. Così sotto i nostri occhi scorrono le immagini dei troppi "Lazzari" che oggi cercano un riparo dalla guerra. Vogliono vivere. E non trovano né rifugio, né pane.

Eppure è giusto condannare chi, freddamente, per ragioni puramente politiche, nel nome del terrorismo, che non avremmo più voluto ricordare dopo la nostra esperienza degli anni 70, si è macchiato di un crimine non dobbiamo dimenticare l'orrore, delle vittime senza colpa dell'attentato alle torri di Manhattan.

L'uomo ha bisogno di tornare alla sua semplicità e bontà di figlio di Dio che imposta la sua vita nell'unico bene possibile: la felicità del Regno dei cieli. Il nostro tempo vuole distinguersi per un culto irrazionale della ricchezza, che quasi sempre è cieca di fronte all'amore, creando così tanti "lazzaretti" che sono la più terribile guerra che l'uomo fa all'uomo.

Dietro i moderni scenari di guerra - finiamola di dire che dietro a questo terribile termine "Dio stia con qualcuno" e con altri no - si intravede la voglia di dominio, ossia di "farsi strada a scapito dei poveri", anziché seguire la regola veramente di Dio, "fare strada ai poveri". Dio, lo leggiamo nel Vangelo, si fa povero con i poveri, ama mettersi nei panni dei milioni di Lazzaro che ora sulla terra si contendono con i cani le briciole che cadono dalla tavo1a bene imbandita del "ricco epulone che vestiva di porpora e di bisso e banchettava tutti i giorni lautamente". Era talmente chiuso nel suo benessere che non si accorgeva del mendicante Lazzaro, coperto di piaghe e bramoso almeno di un pezzo di pane. Ma da quella tavola cadevano solo briciole. Lazzaro era come se non esistesse nel cuore del ricco.

Un atteggiamento, questo di oggi. Un atteggiamento che così il profeta Amos condanna: "Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri! Essi su letti di avorio e sdraiati sui loro divani, mangiano gli agnelli del gregge...Canterellano al suono dell'arpa...bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano. Perciò andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l'orgia dei buontemponi" (Amos, 6,4-7).

Nella parabola di Lazzaro emerge il giudizio di Dio. La sorte del ricco epulone, quando calerà il sipario della morte, sarà la povertà più nera che è l'inferno; quella di Lazzaro sarà finire tra le braccia di Abramo, ossia il Paradiso. E sarà proprio Gesù, "Lazzaro di ogni tempo e di ogni luogo", a emettere la sentenza durissima il giorno del giudizio: "Andate via maledetti... perché avevo fame e non mi avete dato da mangiare, ero straniero e non mi avete ospitato". Inutile tirare fuori la scusa del "non Ti avevo visto" perché la risposta sarà: "Ero nello affamato, nel forestiero, ecc."

E' la ricchezza, fatta "dio" della vita cui si rivolge ogni attenzione e amore, che Dio condanna e la rende causa di tanti "lazzaretti. Mentre, per Dio, la povertà di spirito ossia, considerare vera e indistruttibile ricchezza l'amore a Dio ed ai fratelli è l'unica via di salvezza. Se abbiamo la fortuna di possedere beni, pochi o tanti, questi saranno agli occhi di Dio "beni" se, attraverso la solidarietà, diventeranno a loro volta beni per chi non ne ha.

Un mio amico un giorno inviandomi un'offerta di £365.000 mi scriveva: "Ogni giorno mi faccio un piccolo graffio per togliermi poco per volta l'orribile maschera di sentirmi ricco. Voglio che la mia ricchezza sia il sollievo di chi ricevendo un aiuto abbia un motivo di credere ancora a Dio Padre e agli uomini fratelli".

Ritornando alla riflessione su questo momento difficile, il vero e grande rischio è che il mondo si divida in due, sia pure sotto la maschera della religione; il mondo dei poveri contro il mondo dei ricchi. E sarà disfatta per tutti. Che fare allora almeno per chi ha buona volontà e che Dio ama? Convertirci al Vangelo e rivestirci di uno spirito di solidarietà; a cominciare verso chi è povero. E ce ne sono tanti anche tra di noi. Vedere in loro Dio, che ci tende la mano: e tante mani, che si stringono, impediranno che le stesse stringano armi da guerra. Che Dio disarmi il cuore di tutti dall'odio, che chiede guerra, e lo riempia di amore. Con la preghiera tutto è possibile. E la preghiera è accolta da Dio sempre quando è sulle labbra di chi ama.

 

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