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TESTO I primi e gli ultimi secondo il pensiero di Cristo

padre Antonio Rungi

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/09/2008)

Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Celebriamo oggi la XXV Domenica del T.O. e la parola di Dio ci offre l’opportunità di meditare sulla chiamata di ciascuno di noi al servizio del Regno di Dio. Una chiamata che può arrivare in qualsiasi momento della nostra vita: all’inizio della nostra giornata terrena (infanzia) alla conclusione della nostra giornata (l’età matura). Dio chiama sempre e comunque a servirlo nel vasto campo della sua vigna, ove ognuno ha un suo ruolo, un suo carisma e una sua funzione. Nessuno è escluso da questo lavoro per guadagnarsi l’accesso alla gioia dell’incontro con il Signore e al premio che meritiamo e che Dio stesso ci ha assegnato nel momento in cui accetta per buona la nostra personale adesione a Lui. Ogni tempo è buono e per il Signore il tempo, poco o molto che sia, è secondario ai fini della valutazione e del giudizio che Lui solo può esprimere sul nostro conto, in modo completo ed oggettivo, senza far torto a nessuno.

Il testo del vangelo di oggi è un grande esempio di vita e di insegnamento dal quale bisogna ricavare tutte le necessarie considerazioni circa i nostri presunti diritti e pretese nei confronti di Dio. Noi dobbiamo essere attenti al giudizio di Dio, non metterlo in discussione, non valutare il suo modo di valutare con i nostri metri umani e individuali. Dio segue altre vie, per cui i suoi sentieri non sono i nostri e i suoi pensieri sono diversi dai nostri. Il testo del Vangelo di Matteo ci aiuta a entrare nel mistero dell’amore, della misericordia, della generosità e della sensibilità di Dio, nostro Padre.

Siamo facili a giudicare anche l’agire di Dio e non di rado lo contestiamo, lo mettiamo in dubbio circa la giustizia e l’equilibrio. Noi ragioniamo da un punto di vista umano, Dio ama e basta e nell’amore dona a tutti e in qualsiasi momento. L’amore non calcola il tempo, le prestazioni di servizio a favore di questo o quello, l’amore si dona e dona abbondantemente senza nulla pretendere in cambio. Ecco perché nella logica di Dio i primi posso diventare gli ultimi e gli ultimi i primi. Si ribaltano i criteri di valutazione.

Lo richiama questo aspetto importante dell’agire del Signore uno dei profeti maggiori dell’Antico Testamento, che è Isaia. Il testo di oggi è una grande lezione di vita e di come vivere anche nel mondo in cui oggi siamo, lontano mille anni luce dalla fonte stessa dalla Luce, che è quel Figlio di Dio incarnatosi nel grembo verginale di Maria per salvarci mediante la via dell’amore e della croce.

Quanto sia vero tutto questo di fronte alla nostra pochezza morale e comportamentale. Magari avessimo lo stesso pensiero di Dio, non potremmo che fare il bene sempre e verso tutti. Abbandoneremmo quegli stili di vita immorali, empi e dal comportamento discutibile. Dio aspetta la conversione del nostro cuore e della nostra vita, perché la sua misericordia è grande ed infinita.

San Paolo Apostolo nel brano della lettera ai Filippési di oggi, ci dice esattamente come vanno considerate le cose alla luce del mistero di Cristo.

L’Apostolo è dibattuto tra il desiderio di incontrare Cristo nella gloria del cielo e quello di continuare a lavorare con tutte le sue forze a servizio del Vangelo. La sua non è solo evangelizzazione, annuncio, ma è soprattutto testimonianza di vita, fedeltà al vangelo che ha preso totalmente la sua vita e lo motiva nelle scelte quotidiane e nella sua missione tra le genti.

Non possiamo chiudere questa riflessione sulla parola di Dio senza citare la preghiera iniziale della messa di oggi. Una preghiera intensa e onnicomprensiva dei contenuti espressi nei testi sacri e di grande aiuto interiore e spirituale per tradurre la giornata di oggi, Pasqua settimanale, il "Dies Domini", il Giorno del Signore in un inno di lode e ringraziamento, ma anche di speranza e fiducia in colui che può tutto e fa tutto in modo perfetto: “O Padre, giusto e grande nel dare all’ultimo operaio come al primo, le tue vie distano dalle nostre vie quanto il cielo dalla terra; apri il nostro cuore all’intelligenza delle parole del tuo Figlio, perché comprendiamo l’impagabile onore di lavorare nella tua vigna fin dal mattino”.

Siamo grati al Signore se ancora oggi, a vario titolo e con vari uffici e ministeri o semplicemente possiamo servire la causa del vangelo nella fedeltà, nella gioia, nel coraggio, nell’impegno costante per la gloria di Dio e non per la nostra vanagloria.

 

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