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TESTO La Chiesa, trasparenza del Risorto

Paolo Curtaz  

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (20/05/2001)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Oggi vi voglio parlare della chiesa. Intendiamoci: non di quello sgorbio che alle volte abbiamo in testa, quella specie di multinazionale del sacro fatta da individui un po' arcigni e comandata da una serie di vecchissimi personaggi che vestono alla settecentesca. No. E neppure di quella che ci viene in mente quando uno degli editorialisti si scaglia qua e là su presunte chiusure e lentezza della chiesa che non sa stare al passo con i tempi. No, macché. E neanche quella di "quelli che vanno tanto a Messa e poi si comportano peggio di quelli che non ci vanno quindi meglio chi non va a Messa e si comporta bene" (vero. Alché aggiungo: il meglio del meglio è chi ci va e si comporta bene!) No, no, parlo del sogno di Dio, dei cristiani, quei tali che si amano rendendo presente il maestro, quei tali che hanno incontrato il Risorto e che non giocano a fare i puri, quei tali – peccatori perdonati – che si sciolgono il cuore al pensiero di Cristo e che non finiscono di lodarlo. Ecco, quella Chiesa lì, quella vera, intendo, fatta da discepoli di Cristo radunati intorno al Vangelo letto nella ricchezza dei ruoli (si dice "ministeri" nella Bibbia: doni al servizio della comunità) e in comunione tra le chiese locali. Bene: quella Chiesa lì, anche lei, è l'ultimo segno con cui Gesù Risorto si rende presente. Il problema è che – al solito – Gesù non ha lasciato istruzioni. (Ah! Qualcuno d'ogni tanto dice di essere lui "la" chiesa, ma bisogna lasciar dire...) Se ne accorgono i primi apostoli che devono capire se la fede in Gesù necessita o meno dell'appartenenza al popolo ebraico. La situazione è tipo quella elettorale: da una parte Giacomo parente di Gesù che spinge per la conservazione: solo gli ebrei possono essere cristiani, dall'altra il focoso Paolo che vuole che anche i pagani si avvicinino alla buona notizia. In mezzo (toh!) Pietro che media una soluzione per cui noi oggi siamo un popolo in cammino e non un'oscura e languente scuola di pensiero giudaico. Insomma: per far andare avanti la Chiesa, assistita dallo Spirito, ci vuole il coraggio della ricerca. Gesù ha detto e dato tutto. A noi di capirlo qui e oggi, a renderlo possibile. Le comunità sono chiamate a conservare il contenuto della fede (Gesù è lo stesso ieri oggi e sempre!) e nel contempo a renderlo presente per l'uomo d'oggi.

Come? La Scrittura di oggi ci suggerisce una strada: la centralità della Parola e la testimonianza della pace. Amiamo la Parola di Dio? Oppure (sai che novità) ci lamentiamo del silenzio di Dio senza neppure aprire la sua Parola? Conosciamo la Parola? La custodiamo nel cuore come pozzo a cui dissetare la nostra aridità? Me lo auguro! Gesù risorto, inoltre, porta la pace. Di quanta pace ha bisogno il nostro mondo! Dai macroconflitti ai piccoli screzi (test: come reagite al volante? Nervosetti?), dall'intolleranza a quella sottile violenza che è l'accentuazione della diversità, dal disinteresse alle coltellate in ufficio per fare carriera. Siamo onesti: abbiamo un sacco di lavoro da fare in questo ambito. Scegliere la pace significa davvero cambiare prospettiva, mentalità. E´accaduto in altri tempi che fossero proprio i discepoli di Cristo a combattere presunte guerre "giuste". Ora no: questo è il tempo del martirio, tempo del silenzio, tempo della sequela di un vecchio papa ferito a morte e scampato, che si trascina senza pudore della sua malattia per portare un parola (inascoltata) di pace. Come fate a non vedere la grandezza di cio' che dico? Non vedete la testimonianza che – oggi – Cristo ci/mi chiede?

Alziamo lo sguardo, alla fine di questo tempo pasquale. Guardiamo oltre, alla pienezza dei tempi, al sogno realizzato, alla Gerusalemme che splende come una gemma. La città santa che non ha più bisogno di luce perché Dio la illumina. Ecco: questa è la Chiesa: uomini e donne che costruiscono il sogno di Dio, che lo vivono, che lo annunciano. Nella piccolezza e nella fragilità delle nostre comunità, nella povertà delle nostre parrocchie, Dio ci abita, ci chiama, ci sostiene.

Noi, io, siamo testimonianza di Gesù risorto in mezzo agli uomini di oggi.

Io, sono sorriso di Dio per le persone che incontreró oggi...

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