Capolavori di canto gregoriano / Il salmo delle tentazioni

È il salmo 90 che ritorna in tutti i canti della prima domenica di Quaresima. Come nell'introito e nell'offertorio, qui in una nuovissima esecuzione offerta al nostro ascolto dai "Cantori Gregoriani" e dal loro Maestro

di Fulvio Rampi





TRADUZIONE


Mi invocherà e lo esaudirò;
lo libererò e lo glorificherò;
lo sazierò di lunghi giorni.

Chi dimora nell’aiuto dell’Altissimo,
vivrà sotto la protezione del Dio del cielo.

Mi invocherà...

*

Con le sue spalle ti farà ombra il Signore
e sotto le sue ali spererai;
la sua fedeltà ti circonderà come uno scudo.

(Salmo 90, 15-16.1.4-5)



ASCOLTO (preceduto da alcuni secondi di pubblicità)











GUIDA ALL'ASCOLTO


Le osservazioni sui canti gregoriani qui proposti necessitano di una fondamentale premessa: tutti i testi dei cinque brani propri della prima domenica di Quaresima – introito, graduale, tractus, offertorio, communio – sono ripresi dal salmo 90 e alcuni versetti di questo salmo compaiono più volte nella stessa messa.

È la domenica delle tentazioni di Cristo. Un’antifona dell’ufficio divino ce lo ricorda con limpida sintesi: “Ductus est Iesus in deserto ut tentaretur a diabolo", Gesù fu condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo.

Nel racconto evangelico c’è anche, in particolare, il momento in cui Satana dice a Cristo di gettarsi dal pinnacolo del Tempio, e convalida la sua proposta con la citazione delle Sacre Scritture: “Angelis suis mandavit de te…”, ha dato ordine ai suoi angeli ed essi con le loro mani ti sosterranno.

Questo è proprio un versetto del salmo 90, che la liturgia ha sapientemente adottato nel canto del graduale che segue la prima lettura.

Dunque ancor prima che, nella proclamazione del Vangelo, venga narrata l'esegesi del salmo fatta dal demonio, la Chiesa ha già fatto risuonare la propria esegesi nel canto della schola e del solista.

Non solo. Sempre prima del Vangelo, in sostituzione dell’alleluia che non risuonerà più fino alla veglia pasquale, viene eseguito il poderoso tractus “Qui habitat”, il cui testo è praticamente costituito da quasi tutto il salmo 90, compreso il versetto cantato poco prima nel graduale.

Va detto, per inciso, che questo tractus è uno dei più lunghi del repertorio gregoriano – dura circa un quarto d’ora – e occupa uno spazio che, nel bel mezzo della celebrazione, percepiamo quantomeno eccessivo per gli attuali ritmi della liturgia. La provocazione è ancor più netta perché non si tratta di un brano processionale, che deve cioè accompagnare un movimento. L’assemblea è ferma, seduta, deve solo ascoltare.

La scelta di un tractus così lungo evoca il problema della durata dei canti: questione che meriterebbe un’ampia riflessione e andrebbe affrontata a partire dalla convinzione che è la Chiesa stessa a insegnarci da sempre i criteri fondamentali di accostamento al testo, in vista di una sua espressione sonora chiamata a diventare culto divino.

In questa prima domenica di Quaresima, il canto gregoriano dice chiaramente quali siano questi criteri, mostrando in tutta evidenza che essi emergono da un percorso totalmente assimilabile alla “lectio divina”.

Le dimensioni smisurate del tractus, unite alla sua complessità compositiva, realizzano appunto una “lectio” del salmo 90, fatta soprattutto di insistenza, che si manifesta in ambito strettamente musicale con la reiterazione di moduli compositivi in stile fiorito. Insistenza ravvisabile anche nella frequenza con cui medesimi testi vengono più volte proposti nei differenti momenti liturgici.

È il caso dei versetti 4 e 5 del salmo (“Scapulis suis obumbrabit tibi…”), che dopo essere stati proclamati nel tractus sono ripresi, in modo assolutamente identico, sia per il testo dell’offertorio che per l'antifona alla comunione. Non si tratta di mancanza di fantasia, ma dell’impiego del principio fondante della "lectio divina", attraverso cui si vuole “ruminare” il testo, facendolo risuonare in modi diversi, per poi assegnargli una collocazione liturgica diversificata per stili e forme.

È l’espressione viva del desiderio della Chiesa di esaltare e far gustare i molti sapori di un medesimo testo, di “macerarlo”, di assimilarlo, di interiorizzarlo. È proprio questa insistenza, creatrice di familiarità e di adesione piena alla Parola di Dio, a esprimere l’atteggiamento spirituale della “ruminatio”, fondamento del percorso della "lectio". Un percorso che si sostanzia in un “climax” espressivo, in ordine al quale l’intensità crescente dei vari momenti – dalla “ruminatio” alla “contemplatio” – è associata alla progressiva complessità degli stili compositivi.

Questo è il presupposto che la Chiesa, attraverso la testimonianza del canto gregoriano, pone a fondamento della durata dei canti. Invece di optare per dubbie soluzioni estranee a un percorso di "lectio", brevi o lunghe che siano, sarebbe bene tornare a imparare la lezione severa della Chiesa, la quale ci insegna da sempre – e per sempre – da dove partire per accostare con serietà e rispetto il testo sacro destinato al canto liturgico. Non solo, dunque: “Chi canta bene prega due volte”. Ma piuttosto: chi prega bene canta più volte.

L’idea di "lectio divina", che accomuna i testi cantati di questa domenica, presuppone e dilata anche un altro principio costitutivo del repertorio gregoriano, quello di relazione.

L’itinerario per “forme” – che recepisce gli stili compositivi ordinandoli in momenti liturgico-musicali ben connotati – non esaurisce la natura espressiva ed estetica del gregoriano: la “forma” è completata dalla “formula”, termine col quale si intende ogni entità musicale, di dimensioni variabili, fondata sul principio dell’allusione.

È ciò che accade nell'introito “Invocabit me” sull’accento del verbo “glorificàbo”: lo glorificherò. Tale movenza melodico-ritmica, sebbene di poche note, segnala in realtà un esplicito richiamo ai cantici della Veglia di Pasqua, dove la stessa formula risuonerà più volte dando il segno definitivo dell'evento pasquale.

Dunque, l’introito che inaugura le domeniche di Quaresima si configura, in questo suo punto centrale, come momento allusivo di grande forza, nel quale è già contenuto l’annuncio di Pasqua.

È anche significativo il fatto che il testo adottato per questo introito sia preso dalla seconda parte del salmo 90, ovvero là dove – diversamente da quanto succede negli altri brani del proprio – è Dio stesso a parlare in prima persona: “Mi invocherà, lo esaudirò, lo libererò, lo glorificherò”.

Ed è precisamente su quest’ultimo verbo "glorificherò" – vero e proprio vertice espressivo dell’introito – che l’impiego della suddetta “formula" pasquale fa anche toccare alla melodia il suo punto culminante.

La promessa della Pasqua è già presente all’inizio del cammino quaresimale e non a caso risuona – come nel primo introito di Avvento “Ad te levavi” – in ottavo modo, l’ultimo dei modi gregoriani, segno anch’esso di una promessa di compimento finale.

__________


I brani di canto gregoriano qui presentati e offerti all'ascolto sono parte di un ciclo di esecuzioni registrate per www.chiesa dai "Cantori Gregoriani" diretti da Fulvio Rampi.

È un ciclo di sette puntate, una per settimana, con brani propri delle cinque domeniche di Quaresima, della domenica delle Palme e della domenica di Pasqua.

Un precedente ciclo di puntate ha coperto il periodo liturgico dalla prima domenica di Avvento all'Epifania.

Tutti i brani di canto gregoriano eseguiti per www.chiesa dal Maestro Fulvio Rampi e dal suo coro possono essere riascoltati in qualsiasi momento e sono reperibili in questa pagina web:

> Capolavori di canto gregoriano

__________



IL MAESTRO RAMPI E IL SUO CORO


Fulvio Rampi è gregorianista di fama internazionale. È nato e vive a Cremona. Insegna canto gregoriano al Conservatorio musicale "G. Verdi" di Torino. Ha fondato nel 1986 il coro “Cantori Gregoriani”, un ensemble professionistico a voci virili, del quale è direttore stabile. Con tale gruppo ha svolto attività concertistica in vari paesi del mondo, ha inciso per importanti case discografiche e ha effettuato numerose registrazioni radiofoniche e televisive. Nel 2010 ha costituito il Coro Sicardo, con un vasto repertorio di polifonia classica e contemporanea. Tra le sue pubblicazioni spicca "Del canto gregoriano", Rugginenti Editore, Milano, 2006.

Sulla discografia dei Cantori Gregoriani:

> Cantori Gregoriani

E per l'ascolto di alcuni loro brani:

> Cantori Gregoriani / Downloads

Una sintesi della visione dI Rampi su che cos'è il canto gregoriano e su che cosa può tornare ad essere nella vita della Chiesa è in queste sue due conferenze del 2012:

> I - Il canto gregoriano: un estraneo in casa sua

> II - Il canto dell’assemblea liturgica fra risorsa ed equivoco

__________


Lo spartito musicale sopra riprodotto è ripreso dal "Graduale Triplex seu Graduale Romanum Pauli PP. VI Cura Recognitum", Abbaye Saint-Pierre de Solesmes, 1979, pp. 71-72 e 76-77.



__________
7.3.2014 

rss.gif